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(Fagus sylvatica L.),  della famiglia delle Fagacee

 

È un albero molto grande che può raggiungere i 30-40 metri d'altezza. Ha tronco liscio di colore grigio, quasi metallico, foglie lucide e frutti, le faggiole, a sezione triangolare. Queste sono ricoperte da aculei sottili; a maturità si aprono in quattro sezioni e cadono, per germinare nella primavera successiva.

 

Le faggiole, secondo alcuni autori (ad es. Polunin O. "Guida agli alberi ed arbusti d'Europa", Zanichelli Editore, 1977), sono commestibili e per esperienza diretta possiamo dire che una - due faggiole (una tantum) certamente non ci hanno causato problemi. La presenza, tra gli altri componenti, di saponine e tiaminasi, tuttavia, ci fa consigliare grande prudenza nell'assunzione di questo frutto. Un'ingestione importante, soprattutto da parte dei bambini che hanno un organismo sicuramente più delicato, può, infatti, causare danni anche seri. Accenniamo che in letteratura (vedasi ad es. Luzzi P. "Piante selvatiche velenose", Edagricole, 1995) sono segnalati casi di avvelenamento di suini a cui è stata somministrata una dieta particolarmente ricca in faggiole, cosa che poteva avvenire periodicamente nelle più povere regioni montane. Il faggio, infatti, a cicli di 5-10 anni, ha una produzione di noci particolarmente abbondante.

 

La plantula ha un aspetto inconfondibile per la caratteristica coppia di foglioline rotondeggianti presenti alla base, da cui si erge il giovane germoglio. Il faggio quando veste i colori autunnali raggiunge tonalità bronzee. In primavera, spicca sulle coste montane per il verde pallido del suo fogliame che, a maturità, assume toni intensi.