Relazione introduttiva di Roberto Quirino
APPENDICE
La Madonna della Piaggia e la Madonna di Loreto
Riteniamo opportuno riservare una trattazione particolare alle venerate immagini della Piaggia e di Loreto, significative del fenomeno della traslazione delle immagini sacre e strettamente connesse con la storia di Spoleto letta da quel punto di vista folklorico e della storia della mentalità, ancora in attesa di una più adeguata conoscenza e divulgazione.
La Madonna della Piaggia
Con la cinquecentesca Madonna di Loreto, questa della Piaggia è la più illustre immagine sacra spoletina. Fu protagonista di fatti e di miracoli che portarono all'instaurarsi del suo culto particolare, al riconoscimento dei prodigi da lei operati, alla erezione del santuario destinato ad accoglierla, e all'estensione di relazioni e panegirici relativi alle sue vicende. L'affresco mariano che si ammira nel tabernacolo barocco sull'altare maggiore della chiesa della Concezione, offerto nel 1625 da Bernardino de Filippis, è una Madonna
lactans tipica del tardogotico spoletino, realizzata nel primo decennio del XV secolo da un pittore della stessa generazione del Maestro dei Calvari, il frescante della cappella della Maddalena in S. Domenico, e del Maestro della Dormitio. L'immagine ha conosciuto una versione "purgata" in una incisione ottocentesca, riprodotta in santini di pubblicazione anche recente.
Le sue vicende, narrate nella
Breve Relazione alla prodigiosa immagine di Maria SS. detta della Piaggia, del 1833, ma verosimilmente condotta su testi precedenti, sono comuni a molte altre immagini mariane, racchiuse nel corso del Cinque-Seicento in un santuario loro dedicato, ufficialmente a riconoscimento del culto spontaneo loro tributato, ma anche per provvedere a misure di ordine pubblico. Infatti, la cappella che la custodiva originariamente sorgeva nei pressi degli orti di S. Nicolò, nella zona detta la Piaggia, corrispondente all'attuale imbocco di via della Posterna e della scalinata che conduce in via Cecili. Il luogo era frequentato da "
donne di mala vita, la malvagità delle quali formava un deplorabile contrapposto all'immacolato candore di quella Vergine, che ivi appresso si venerava".
I suoi primi miracoli furono la restituzione della vista ad una cieca e la resurrezione di un bambino morto, posto sull'altare della cappella, avvenuta alla presenza della giovane Eutilia, “
pia zitella” che dedicherà l'intera esistenza alla devozione per la Madonna della Piaggia, la quale per sua bocca pronuncerà rivelazioni ed insegnamenti. Eutilia assistette nel 1540, insieme con Margherita, altra "
donna piissima", al pianto della Madonna:
"
Voleva forse la Madre SSma significare con quel pianto il deplorabile stato, in che la S. Chiesa allor si trovava per l'eresia di Lutero, e per le dissensioni, che ardevano fra i Principi cristiani, ond'era assai travagliata".
Le lacrime vennero raccolte in un panno, che "
servì dapoi d'instrumento di guarigioni istantanee ottenute da quegl'infermi, ai quali veniva applicato".
In seguito la sacra immagine venne insultata e percossa da un giocatore, poco dopo giustiziato con l'impiccagione per aver commesso un omicidio. Di segno contrario il miracolo operato su Muzio Cometa, condannato anch'egli all'impiccagione. Al momento dell'esecuzione Muzio si raccomandò alla Madonna della Piaggia, e
il carnefice di repente sorpreso da straordinario terrore, scese precipitosamente giù dalla scala, e fuggendo si nascose in modo, che non fu possibile per allora ritrovarlo.
Ottenuta pertanto la grazia, Muzio Cometa appese nella cappelletta il Crocefisso "
che i confortatori aveangli dato in mano nello accompagnar che faceanlo al supplizio", e offrì, finché visse, l'olio per la lampada che ardeva davanti all'immagine; prima di morire "
fece una donazione, onde dì e notte perpetuamente si mantenesse la detta lampada".
Furono poscia sì frequenti le grazie di questa Immagine portentosa in liberare coloro che la invocavano, da febbri, da storpiamenti, da sommersioni, dalla furia di bestie inferocite, da precipizj, da colpi de' nemici, e da molti altri evidenti pericoli di morte, che si proseguì per molti anni a celebrare la Festa dei miracoli di questa Madonna ai 26 di aprile, con Indulgenza plenaria conceduta sino da Paolo V.
Nel 1591 la cappelletta venne ampliata dalla Congregazione dei Giovani Nobili di Spoleto, diretta dal cappuccino Pacifico Lattanzi, congregazione che originariamente era stata ospitata nella chiesa di S. Gerolamo e si era poi trasferita a S. Lucia di Monterone "
avendo eletta per loro avvocata la Beatissima Vergine sotto il titolo della Concezione sua immacolata", conformemente ad uno dei tratti più caratteristici della chiesa riformata, la dedicazione di congregazioni e confraternite a concetti teologici. Pochi anni dopo, nel 1594, ebbe luogo la posa della prima pietra del santuario destinato ad accogliere l'immagine traslata, portato a termine undici anni dopo, con il sostanzioso contributo offerto dal nobile Bernardino de Filippis, particolarmente legato all'ambiente gesuitico romano:
…
venne la detta Chiesa intitolata la Concezione della Vergine, non già perché sia tale mistero della Immagine rappresentata, ma perché la Confraternita addetta al culto dell'immacolato Concepimento di Maria ebbe grandissima parte in questa fabbrica, e seguitò ad uffiziarvi per molti anni.
La Congregazione dei Giovani si adoperò inoltre ad accogliere i pellegrini in occasione del Giubileo del 1600, prendendo in affitto "
alcune case vicino alla Cappella della Piaggia".
Contrassegnata da eventi miracolosi fu anche la traslazione dell'immagine, avvenuta nel 1605: al primo colpo dato dagli operai per staccarla dal muro della cappelletta, essa si sporse tutta in fuori. Le maestranze in verità avevano espresso l'opinione che sarebbe stato difficile distaccarla senza danneggiarla, ma furono incoraggiate a portare avanti la
impresa dalla stessa Divina Madre, la quale per mezzo della piissima Eutilia mandò loro a dire che non dubitassero della felice riuscita; mettessero pur francamente le mani all'opera, attesoché Ella da se medesima si sarebbe mossa.
L'immagine imbracata e incassata fu quindi posta su un ponte di legno che non ne resse il peso; nel crollo rimase coinvolto il capo mastro Nicolò, che però non riportò alcuna conseguenza, avendo invocato nella caduta l'aiuto della Madonna della Concezione:
Lieto per la ricevuta grazia tosto ne vide un'altra. Scorse la Sacra Immagine, che supponeva già caduta, e ridotta in mille pezzi, dondolare per l'aria maravigliosamente sostenuta da una debolissima fune.
Il 5 agosto finalmente l'immagine venne collocata sull'altare maggiore della chiesa e venti giorni dopo
fu scoperta al pubblico coll'intervento di Mons. Vicario, del Magistrato, e della maggior parte degli Ecclesiastici; per tacere del popolo innumerabile, che vi accorse. Fu fatta una salva di mortaj, suonaronsi tutte le campane della Città, e nell'atto dello scoprimento, una fanciulletta di nove anni cominciò impaurita a dire che vedeva il Demonio fremere in un angolo della Chiesa, essendo costretto il perfido spirito ad arrabbiare in udire i trionfi della Madre della Purità in quella contrada, in cui fin'allora con assoluto dominio fomentate avea le più sconce scelleratezze.
Il 1620 è l'anno della morte della novantaduenne Eutilia, colei che aveva dedicato tutta la sua esistenza alla Madonna della Concezione, alla sua "
Mamma". La "
piissima" Eutilia, cui la sacra effigie aveva mosso il capo per confermarle la conclusione di una pace politicamente vantaggiosa per Spoleto, nel 1618 aveva avuto la rivelazione che il santuario sarebbe stato dato in cura ai Gesuiti, cosa che avvenne nell'agosto 1621. Ad onor del vero, bisogna dire che la venuta dei Gesuiti a Spoleto ha una sua storia, in cui buona parte hanno aneddoti di carattere tutt'altro che devoto, gustosamente riferiti da Achille Sansi, collegata da una parte alla storia delle scuole cittadine, dall'altra alle vicende di cui la Compagnia di Gesù fu protagonista ed oggetto nei secoli XVIII e XIX.
Grazie ai finanziamenti assicurati da Bernardino de Filippis, i lavori per il completamento della decorazione proseguirono nel 1622, con il contratto per la realizzazione dell'altare maggiore stipulato con il carrarese Santi Ghetti (+1656), che nel 1624, a sua volta, volle il giovane Giovanni Serodine (c. 1600-1630) a decorare il presbiterio (Corradini, 1979).
Infine, nel caso della Madonna della Piaggia così come in altri, quello che importa notare è il fatto che il riconoscimento ufficiale di un culto locale e la costruzione di un santuario precedono di non moltissimo tempo e accompagnano la caduta della tensione nei riguardi dell'immagine sacra veneratavi e della sua aura miracolistica, preludendo alla precoce trasformazione del santuario in luogo ad altro fine adattato. Nel corso del XIX secolo, infatti, la chiesa della Concezione venne parzialmente adibita a magazzino militare e quindi comunale; analoga sorte ha seguito la attigua Casa dei Gesuiti. Solo di recente la chiesa è stata interamente restituita al culto, rivalutata nei suoi aspetti architettonici ed artistici, riguardanti, questi ultimi, i bellissimi ed importantissimi affreschi di Giovanni Serodine (Toscano, in
Pittura del `600 e `700'..., 1980, pp. 55-64;
idem, 1988, p. 369; Papi, 1988, p. 887).
La Madonna di Loreto
La tradizione vuole che l'immagine sia stata dipinta da Jacopo Siculo nel 1538, su disposizione di Giacomo di Tiberio Spinelli, devoto della Madonna lauretana, che per grazia ricevuta voleva realizzare una cappella ad imitazione della Santa Casa. L'affresco venne completato da un intervento miracoloso e Jacopo tentò per tre giorni di trarne una copia, senza riuscire nell'intento. Giacomo Spinelli provvide perché sotto alla cappella si ricavasse un ambiente che assegnò ad un eremita, "
incaricato della cura del luogo"; morendo nel 1561, dispose che nella cappella si celebrassero quattro messe al mese, oltre che l'otto settembre, giorno della Natività della Vergine, e nelle feste di S. Sebastiano e di S. Antonio, le cui immagini fiancheggiavano originariamente la Madonna col Bambino incoronata da due angeli.
La miracolosità della Madonna lauretana continuò ad esprimersi con la incorruttibilità dei fiori che l'eremita disponeva sul suo altare. Ma solo nel 1571 si esplicò in tutta la sua potenza: il 21 aprile aprì e mosse gli occhi sulla folla accorsa ad invocare il suo aiuto, terrorizzata dal terremoto. All'evento erano presenti il vescovo di Spoleto Fulvio Orsini, sua nipote Emilia e Solertia Bartolacci, che assisterà ad altri fenomeni analoghi. Fu lo stesso Fulvio Orsini ad avviare poco dopo il processo per il riconoscimento ufficiale della miracolosità dell'immagine, la cui fama si era accresciuta all'indomani di un esorcismo operato alla sua presenza nel maggio dello stesso anno, durante il quale la Madonna aveva nuovamente aperto gli occhi ed era diventata rossa in volto. Nel frattempo, alcune lettere di un non meglio identificato personaggio, che avanzavano dubbi sull'autenticità dei miracoli ed esprimevano preoccupazione per i disordini provocati dal concorso delle folle, indussero Pio V a proibire l'accesso alla cappella e l'offerta di doni, di tavolette votive e di voti alla Sacra Immagine. Il Papa approvò la devozione all'Immagine solo dopo l'esame degli atti processuali autentici, recatigli da Cosimo Lauri, Priore dell'antichissima collegiata spoletina di S. Pietro. Pochi giorni dopo, un mortale colpo apoplettico punì colui che aveva osato dubitare della "
Pietà" e della "
Liberalità" della Vergine.
Dobbiamo alla
Historia Della Miracolosa Immagine della Madonna Santissima di Loreto di Ignatio Portalupi, del 1621, la divulgazione dei miracoli operati dalla Madonna di Loreto spoletina. Le sue virtù taumaturgiche si rivolgono nei confronti di "
infermi di tuta la persona", come Caterina Lappantina, affetta da venti anni da "
male del corpo" e da "
ipocondria", nei confronti di idropici, di "
Curvi", di "
Paralittici", di "
Ciechi,
ò infermi di mal d'occhi", come Martia, figlia di Pietro Borgognone, cuoco di Pio V, condotta da Roma a Spoleto dalla zia Leonarda Siluri. Incontriamo ancora dei muti che riacquistano la parola, "
diversi stroppiati, attratti, ò in altre guise impediti nelle braccia, ò mani", come Filippo di Manzarello dal Poggiuolo e la settantenne Innocenza Leoresia, che porta in omaggio alla Vergine un braccio di cera, con altre offerte, e recupera l'uso delle braccia. Vengono risanati il calzolaio Annibale di Bonifacio da Piediluco, che non può espeller le feci, né orinare ed è affetto anche da progressiva cecità, e Francesco Angelo di Giulio Cesare da Montefalco, affetto da "
doglia di fianco" e da "
strettura d'urina". Nel 1575 riacquista "
la sanità e il passo" il milanese Giovanmaria Briago, "
che aveva perso le gambe dal ginocchio in giù, e andava con le mani, e natiche". Simone di Lorenzo, Antonio di Zaffino e Tommaso di Marsilio, tre fornaciai di Pissignano, "
invocando la Beata Vergine in una fornace di calce bollente, nella quale erano caduti, ne escono senza offesa". A lei si rivolge nel 1580 anche il domenicano Giovambattista Bracceschi: malato nel convento di S. Salvatore, le chiede soccorso e lo ottiene, per cui le dona una tavoletta votiva che lo ritrae in ginocchio ai suoi piedi, corredata da cento versi latini in distici elegiaci, tradotti sul retro in terza rima, che sono la "
Testificazione de i Miracoli operati da questa Madonna di Spoleto".
Il capitolo più interessante dell'"
Historia" è però quello dedicato a "
molti indemoniati, i quali per mezzo de gl'esorcismi, nella Santa Cappelletta furono liberati". Scrive il Portalupi:
Che il numero di questi havesse quasi dell'infinito, lo affermano tutti gli Spoletini, che all'hora vivevano, e si può cavare in qualche modo dalle tavolette votive, che sono appese intorno alla Cappelletta, buonissima parte delle quali sono poste in memoria di diversi indemoniati, che co 'l favor della Vergine ottennero la loro liberatione.
Nel corso degli esorcismi le indemoniate, perché per la maggior parte si tratta di donne, rigettano le fatture.
Nobile, moglie di Benvenuto da Campello, sputa una palla di cera avvolta nella carta.
Sabina di Pierfilippo di Buonacquisto "
gettò poi con dolor molto intenso, di modo che le parve che gli cavassero gli occhi, la fattura per bocca, che era un fil di paglia, con terra e capegli, il tutto mescolato insieme".
Martia di Porcaria "
rigettò per bocca una palla di cera ammassata, con molti peli neri".
Singolari i casi di Michelangiola da Sossimano e di Sabbatina, moglie di mastro Giovannino Lombardo da Todi. Michelangiola, indemoniata da sette anni, durante l'esorcismo "
a guisa di pecora belava, muggiva come i buoi e i Tori, urlava come un Lupo, ragghiava come un'Asino, e sopra tutto, come se fosse suo proprio, faceva di continovo il verso del gallo". Sabbatina "
parlava di diversi linguaggi, come Bergamasco, Francese, Spagnolo, e latino".
Un'atmosfera di terrore pervade i casi di Lucida, moglie di Girolamo da Todi, indemoniata per avere incontrato un frate bambino trasformatosi all'improvviso in demone, e di Perfetta Gentile da Montesanto, che già si era salvata dall'annegare nel Vigi invocando la Madonna spoletina, indemoniata per essersi imbattuta nel fantasma di un uomo armato, mentre di notte si recava a casa di un'ebrea. L'esorcismo rivela in lei la presenza di due demoni, Scipione e Febio, nomi di due uomini recentemente assassinati a Montesanto.
Decisamente catartica è la conclusione dell'esorcismo condotto su Maddalena De Domo, moglie prima di Vitale Vitali e poi di Tommaso Martani, indemoniata da trentatré anni: all'uscita dei demoni si spegne la candela dell'esorcista e prendono a suonare le campane di S. Agata.
Miracolose sono anche alcune fra le innumerevoli tavolette votive poste sulle pareti della cappelletta e altri miracoli sono "
Operati per mezzo dell'Acqua vicina alla Cappelletta della Madonna", scaturita nel 1584, fra i quali la guarigione della quarantenne Lorenza di Pascolina da l'Acera, nata lebbrosa "
ovvero come in questi paesi suol dire, infetta del mal di S. Lazzaro".
Nel 1572 il sacello fu visitato dal cardinale Pietro De Lunel, che constatò la dovizia dei donativi, conservati nella cattedrale e da devolvere per la costruzione di un santuario in cui inglobarlo. Le fondamenta del santuario vennero gettate il 14 settembre dello stesso anno e il 4 ottobre fu posata la prima pietra, alla presenza del cardinale di Trento Cristoforo Madruzzi, del governatore Guido Ferreri, cardinale di Vercelli, del vescovo Fulvio Orsini e dei vescovi di Assisi e di Nocera. La fabbrica del tempio terminò nel 1577, anno in cui Gregorio XIII approvò la festa del "
Giorno della Manifestazione de' Miracoli", stabilendola al 21 aprile, in memoria dello straordinario avvenimento di sei anni prima, con concessione dell'Indulgenza Plenaria; nel 1598 Clemente VIII concederà l'istituzione della Fiera da tenersi in quello stesso giorno e nei sette successivi.
La cura del santuario veniva intanto proposta prima ai Teatini poi ai Francescani; al loro rifiuto essa fu momentaneamente affidata ai preti secolari.
Il 14 luglio 1584, giorno di S. Bonaventura, illustre devoto della Madonna, si manifestarono gli spettacolari eventi della discesa del globo infuocato sul sacello e dello scaturire della fonte miracolosa, analogamente a quanto verificatosi nei luoghi lauretani di Loreto e di Sanseverino, il cui santuario della Madonna dei Lumi era tenuto dai Barnabiti. Ed è proprio ai Chierici Regolari di S. Paolo, ovvero ai Barnabiti, che venne affidata la cura del santuario spoletino, il 6 febbraio 1604, con l'approvazione della Santa Immagine, che aprì gli occhi sul Generale della Congregazione, Cosimo Dossena, mentre stava celebrando messa nella cappella. Il Generale dei Barnabiti era venuto a Spoleto per "
vedere e riconoscere il Luogo". Da questo momento il santuario si arricchisce di altri donativi, offerti dalle famiglie spoletine, che permisero il completamento degli arredi e delle decorazioni, fra cui le tre note tele di Giovanni Baglioni. Nel 1608 si posò la prima pietra per la fondazione del Collegio. Dodici anni dopo, su istanza degli stessi Barnabiti, Paolo V concesse la liberazione di un'anima del Purgatorio con le Messe di Requiem da celebrarsi nella cappella ogni lunedì, nel giorno della commemorazione dei defunti e nell'ottava corrispondente. L'anno successivo, il 1621, il vescovo Lorenzo Castrucci consacrò la Chiesa e l'altare privilegiato della sacra immagine, che continuò ad essere oggetto di particolarissima venerazione: il padre barnabita tedesco Giuliano Demmers le donò nel 1627 una preziosa veste argentea, destinata a ricoprirla nelle sue principali festività; nel 1658 padre Alessandro Borgognoni le fece pervenire da Vienna un calice d'argento tempestato di diamanti e di perle; donativi in cospicue somme di denaro giunsero dalla principessa Maria di Savoia; nel 1682 Francesco Collicola fece ornare a sue spese il presbiterio, mentre quattro anni dopo la Marchesa Spada fece coprire con damaschi le pareti interne della cappella.
La Sacra Immagine fu incoronata il 20 maggio 1696, con solenni pompa e celebrazione presiedute dal Delegato Apostolico Agostini, riparando finalmente la negligenza dimostrata nel 1688, quando già era stata concessa l'autorizzazione papale all'incoronazione, che però non aveva avuto luogo. La negligenza era stata “punita” - secondo quanto affermato nel settecentesco
Breve Compendio della storia … Intorno la Origine, e Progressi della Miracolosissima Immagine detta La Madonna Di Loreto - con il terribile terremoto del 4 agosto 1695, ma l'intervento della pietosa Madonna lauretana ne aveva mitigato le conseguenze, soccorrendo il popolo spoletino implorante. Nel 1697 la corona venne trafugata e non si sa se l'attuale sia l'originale. Infine, nel 1701 la cappella fu rinnovata con marmi pregiati.
Come il culto per la Madonna della Piaggia, anche quello per la Madonna di Loreto fu precocemente ridimensionato. Appena un secolo dopo l'incoronazione dell'immagine, ai Barnabiti si avvicendarono gli Agostiniani, che avevano lasciato l'antica sede di S. Nicolò, danneggiata dal terremoto del 1767; nel 1798 la chiesa e tutto il complesso accolsero le truppe francesi.
Le successive vicende ottocentesche e novecentesche sono contrassegnate dalla trasformazione della chiesa e del convento volta per volta in caserma, in istituto agrario e, infine, in ospedale civile.
La chiesa, anche se recentemente restaurata, ha bisogno di altri interventi che possano meglio valorizzarla nel suo valore monumentale e per le altre opere d'arte che vi si conservano.
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Historia Della Miracolosa Immagine della Madonna Santissima di Loreto fuor di
Spoleto. Raccolta da D. Ignatio Portalupi Da Vigevano Sacerdote della
Congregazione de' Chierici Regolari di S. Paolo. In Terni, Per Tommaso
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De' Sacri Chiodi con i quali fu inchiodato in Croce il nostro Redentore et in
particolare di uno di essi, che si conserva nella Chiesa del Salvatore della
Città di Spoleto. Discorso del M.R. Pre fra Pietro Martire Frosciante
dell'ordine de Predicatori. All'Em. E. R.S. Card. Fausto Poli.
In Roma per l'heredi del Corbelletti con licenza de Superiori 1644.
Panegirica, e veridica Relatione del sontvoso apparato, e festa celebrata In
Spoleto Li 19 del Mese di Maggio, e susseguenti giorni nel 1696. per
l'incoronazione Della Vergine Santissima Detta di Loreto esistente fvori e
vicino la città di Spoleto, et in stile. panegirico intessvta dal Stordito.
In Macerata, Per Michele Arcangelo Siluestri. 1696;
Breve Compendio della storia Intorno la Origine, e Progressi della
Miracolosissima Immagine detta La Madonna Di Loreto. Situata fuori e vicino
all'Illustrissima Città di Spoleti. Ricavata da una Storia Antica , e da Libri
autentici, che si conservano nella Cancellaria de' Padri barnabiti, che anno di
questo Santuario la Cura. Composta da un Sacerdote della medesima Congregazione
nell'Anno 1760. Dedicato Alla Nobil Donna La Signora Eleonora Ranieri Baronessa
Ancajani, e Patrizia Perugina. In Spoleti MDCCL X. Per Domenico Giannini
Stamp. Cam.;
Breve della Santità di Nostro Signore Papa Pio VII sul regolamento delle
pubbliche scuole di Spoleto. Spoleto MDCCCIV, Presso Simone Saccoccia
Libraro, e Stampatore Vescovile;
Avvertimenti per i Fratelli dell'Oratorio Notturno sotto il titolo e
protezione della Purificazione di Maria Vergine e di S. Francesco Saverio Eretto
nell'Oratorio del medesimo titolo della Purificazione annesso alla Chiesa della
Concezione di Spoleto, ed aggregato al celebre Oratorio della SS. Comunione
generale di Roma detto il Caravita. Spoleto MDCCCXXII. Dalla Stamperia di
Giuseppe Bassoni;
Breve Relazione intorno alla prodigiosa immagine di Maria SS. detta della
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