trevi de planu
... recuperare una disattenzione storica, come quella
subita dal nostro territorio di pianura...
... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come
quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...
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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze
storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso
sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato
stato di rovina...
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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se
ne ricordano) da "Il Piccolo Principe"
di Antoine De Saint-Exupery
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Non c’è dubbio che le strade furono tra
le più importanti opere realizzate dai Romani.
Questo popolo ne creò oltre 100.000 km, del tipo con
rivestimento superficiale a lastre, ed oltre 150.000 km, di
semplice terra battuta.
La viabilità principale, quella di primo tipo, era costruita
secondo uno schema ingegneristico ben preciso che ne
assicurava la durata nel tempo: uno strato più profondo di
sassi ed argilla, uno strato successivo di pietre, mattoni
frantumati e sabbia, impastati con calce, un terzo strato di
pietrisco e ghiaia, che assicurava il drenaggio superficiale
delle acque meteoriche, ed infine la copertura, con lastre
di pietre poligonali ben combacianti e appoggiate sullo
spessore drenante. La larghezza delle strade consolari
doveva essere di circa 5 m, sufficiente a consentire il
transito di due carri affiancati. Ad ogni miglio
(corrispondente a 1.000 doppi-passi, cioè a circa 1.480 m)
erano infissi i così detti cippi miliari. Ognuno di questi
recava impressa un’incisione che rendeva edotti i viandanti
sulla distanza del punto da Roma, sul nome del progettista
stradale e via dicendo.
Molta attenzione era prestata al percorso, che teneva
attentamente conto delle condizioni geomorfologiche della
zona da attraversare, si da evitare transiti in aree
potenzialmente franose. Si cercava, dove possibile, di
costruire strade rettilinee e con pendenze limitate, fattori
questi che concorrevano a ridurre la manutenzione delle
opere viarie, contribuendo ad assicurare, nel tempo,
l’efficacia dei collegamenti. Per superare colline e
montagne, erano preferiti i più sicuri percorsi di cresta.
Per attraversare le valli, si evitavano le zone più soggette
ad alluvionamenti ed impaludamenti. Infine, per non dovere
costruire i ponti si cercava di aggirare le aree percorse da
numerosi corsi d’acqua – ma questa è ancora un’altra storia
…

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Trevi e la nuova Flaminia
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