trevi de planu
... recuperare una disattenzione storica, come quella
subita dal nostro territorio di pianura...
... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come
quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...
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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze
storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso
sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato
stato di rovina...
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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se
ne ricordano) da "Il Piccolo Principe"
di Antoine De Saint-Exupery
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La macellazione
del maiale
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Nell’alimentazione contadina, il maiale
costituiva, insieme al pollame, la principale fonte di
proteine animali. Per assicurare una migliore conservazione
delle carni da lavorare, la macellazione del maiale avveniva
nel periodo più freddo dell’anno, dicembre e gennaio.
L’animale era scannato, tagliando di netto la giugulare, e
lasciato dissanguare. Il sangue era raccolto in un
recipiente capace ed utilizzato per fare i “sanguinacci”.
La prima operazione che seguiva, consisteva nell’asportare
le setole: si poteva procedere ammorbidendole con acqua
bollente e quindi raschiandole con la lama di un coltello,
oppure bruciandole con torce di cannucciola o con i “cannucci”,
vale a dire gli steli residui della sfibratura della canapa.
Il maiale era poi appeso ad una trave e spaccato in due
longitudinalmente. Le interiora erano asportate, ripulite e
utilizzate per insaccare salami e salsicce. La vescica
veniva gonfiata, quando era ancora calda, direttamente o per
mezzo di un pezzo di canna, lasciata essiccare e, poi,
utilizzata come recipiente per lo strutto (grasso fuso,
ottenuto dalla “corallina” o “assogna”).
Polmoni e fegato erano messi da parte per essere insaccati
come “mazzafegati” (salsicce di fegato) o cucinati
alla brace come fegatelli – foderati di “rete”,
conditi con tanto pepe, sale e foglie d’alloro. Trascorsi un
paio di giorni, quando la carne si era “fermata”, si
provvedeva a “spolpare” le mezzene (le due metà del maiale).
La carne era selezionata per le diverse utilizzazioni: si
realizzavano subito salami e salsicce, cotechini e “coppa”,
mentre prosciutti, spallette, capocolli e guanciali si
mettevano sotto salatura – tantissimo sale, pepe e aglio
(quanto basta) – per qualche giorno. Erano, quindi, lavati con vino
bianco, asciugati, conditi con pepe e aglio e appesi a
stagionare. I capocolli erano anche accuratamente incartati
con un foglio di carta oliata e quindi con uno di carta
paglia.
Per preparare la “coppa” di maiale, si mettevano a
lessare in un caldaio le cotiche, gli ossi spolpati e, a
volte, le orecchie e il muso del maiale. Una volta ben cotti
– la bollitura si protraeva per diverse ore – con un
coltello si recuperava la poca carne ancora attaccata agli
ossi e tutti gli ingredienti erano tagliati a pezzetti. Si
condivano con sale e spezie varie, tra cui la noce moscata,
il pepe e la cannella, e si aggiungevano del limone
grattugiato, pezzetti di buccia di arancia e in taluni casi
anche della pasta di salsiccia. Quest’impasto era poi messo
in un sacco di cotone – a volte era usata anche una federa –
che, dopo essere stato legato strettamente con uno spago,
era posto sotto peso in modo da fare uscire dalla carne il
liquido di cottura residuo. La “coppa” era mangiata,
appena fredda, già dal giorno successivo alla preparazione.
Nel maiale era particolarmente importante la quantità di
lardo prodotto: il capo-famiglia, non appena l’animale era
morto, provvedeva impazientemente a misurarne lo spessore di
grasso, infilandogli un coltello o uno stiletto nella
schiena. Era motivo di vanto per tutta la famiglia avere
allevato il maiale più grasso della comunità. Per l’elevato
costo dell’olio, il lardo rappresentava, infatti, il
principale condimento dell’alimentazione contadina.
La macellazione del maiale era un momento di festa per tutta
la famiglia: subito dopo l’uccisione veniva “assaggiato”,
cuocendone le “animelle” (cervello e midollo spinale)
e le “rifilature”, vale a dire i pezzetti di carne
che si ottenevano lungo il taglio di sezionatura della
bestia. Del maiale, in definitiva, non si sprecava nulla: le
setole erano utilizzate per fabbricare pennelli, gli ossi
venivano bolliti per fare brodo e sugo e la cotica entrava
nella preparazione di “coppa” e cotechini. Per il
resto, le bistecche e le “costórélle” alla brace,
nonché gli zampetti in umido (con i fagioli) li conoscono
tutti e i nostri salumi… “parlano” da soli, basta
assaggiarli!

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Salcicce ad essiccare
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