trevi de planu

... recuperare una disattenzione storica, come quella subita dal nostro territorio di pianura...

... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...

 

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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato stato di rovina...

 

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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se ne ricordano)

da "Il Piccolo Principe"

di Antoine De Saint-Exupery

 

 

Le croci di giglio

 

Il giglio cui si fa riferimento è sia il gladiolo dei campi – che cresce nelle campagne, soprattutto negli incolti, lungo gli argini dei torrenti e ai margini dei campi coltivati a cereali – sia anche le varietà d’iris germanica, spesso sfuggite alla coltivazione nelle aiuole che abbellivano i cascinali.
Nei giorni delle festività di San Marco o dell’Ascensione, così come in altre occasioni speciali, come ad esempio San Paolo della Croce, si usava raccogliere il giglio nella campagna e portarlo a benedire. Le foglie consacrate erano infilate sulla sommità tagliata di una canna, insieme alle palme e ad una candela benedetta (ad es. in occasione della festa della Candelora) realizzando così delle croci. Queste, entro il giorno della festività della Santissima Croce, erano posizionate nei campi a protezione del raccolto.
Nel corso della mietitura il primo lavorante che s’imbatteva in una croce doveva raccogliere alcune spighe del campo, intrecciarle e posarle sull’insegna cristiana, come ringraziamento per la messe che anche quell’anno era stata assicurata.
Dopo la mietitura, in alcune zone si usava trasportare le croci di giglio nell’aia, ove era allestito “lu barcone”, in pratica l’insieme dei covoni accatastati prima della trebbiatura.

 

 

 

 

Croce di giglio