trevi de planu
... recuperare una disattenzione storica, come quella
subita dal nostro territorio di pianura...
... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come
quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...
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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze
storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso
sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato
stato di rovina...
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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se
ne ricordano) da "Il Piccolo Principe"
di Antoine De Saint-Exupery
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In occasione della festa di San Giovanni
(24 Giugno) le fanciulle solevano rinfrescarsi e profumarsi
con un’acqua speciale, preparata per l’occasione: l’acqua
delle cento erbe o acqua odorosa di San Giovanni. Il giorno
che precedeva la festa, le giovani donne, quelle nubili in
particolare, raccoglievano fino a cento erbe differenti,
scelte tra quelle aromatiche e profumate che nei giorni del
solstizio d’estate sprigionano al massimo i propri effluvi.
Tra queste non mancavano petali di rosa, fiori e foglie di
lavanda, violette, fiori d’iperico (erba di San Giovanni),
biancospino, rametti di salvia e rosmarino, aglio, cipolla,
menta, artemisia, ruta, corbezzolo e grappoletti di ribes.
Dopo la raccolta, mettevano le erbe a macerare nell’acqua
fresca e lasciavano il tutto sulla finestra per consentire
al Santo, nottetempo, di benedire il prodotto così ottenuto.
Passata la notte, di buon mattino filtravano il composto,
ricavandone un liquido aromatico e fragrante. L’acqua
odorosa e benedetta era usata da tutta la famiglia per
lavarsi nel giorno del santo titolare: era utilizzata
soprattutto dalle giovani donne, per tergersi e profumarsi,
in poche parole per rendersi più attraenti. Si trattava, in
definitiva, di una sorta di “cerimonia lustrale”, connubio
ancestrale tra riti cristiani e pagani, che rinnovava nel
tempo una consuetudine antica, propiziatoria ed augurale,
d’invocazione per sé di salute, amore, prosperità e
ricchezza.

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L'acqua delle cento erbe
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