trevi de planu
... recuperare una disattenzione storica, come quella
subita dal nostro territorio di pianura...
... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come
quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...
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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze
storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso
sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato
stato di rovina...
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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se
ne ricordano) da "Il Piccolo Principe"
di Antoine De Saint-Exupery
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Nella nostra vallata, fino ad alcuni
decenni orsono, si coltivava quasi esclusivamente questo
Trebbiano, chiamato spoletino, forse, da quando Spoleto,
divenuta capitale del Ducato, ebbe il predominio sulla
valle.
La famiglia dei Trebbiani è, tra quelle della categoria, una
delle più numerose. I vitigni che vi appartengono si
contraddistinguono per alcune caratteristiche comuni, pur
evidenziando differenze tra loro che ne hanno permesso
l’adattamento alle diverse situazioni pedologiche e
climatiche.
Il Trebbiano spoletino non è ancora iscritto al registro
delle “cultivar”, ma è classificato come “ecotipo a
diffusione locale”. È, tuttavia, in atto la ricerca e la
selezione che porterà presto a definire le caratteristiche
standard della cultivar e quindi alla sua iscrizione,
favorendo così la giusta valorizzazione di un’uva di gran
pregio, da cui si ottiene un vino eccellente.
Si è detto che il Trebbiano spoletino è un ecotipo a
diffusione locale. È tipico, infatti, della Valle Umbra sud
e si trova particolarmente nella parte di vallata dove i
torrenti Ruicciano e Tatarena attraversano i comuni di
Spoleto, Castel Ritaldi, Montefalco e Trevi. Si tratta di un
vitigno tipicamente di pianura, che sembra smentire il luogo
comune che colloca in collina la migliore viticoltura.
La pianta del Trebbiano spoletino è vigorosa; necessita di
spazio per la crescita e di sole per la maturazione del
frutto, per questo motivo gli agricoltori, in passato,
pensarono bene di “maritarla” all’acero campestre o
all’olmo. Potevano, così, garantire una sufficiente distanza
dei tralci dal suolo e scongiurare le insidie delle gelate
tardive tipiche della pianura. Al contempo riuscivano ad
assicurare un buon soleggiamento dei grappoli che, a
maturazione, pendevano abbondanti dai lunghi tralci, legati
in coppia ai fili di ferro tesi tra un albero tutore e il
successivo, realizzando in questo modo le cosiddette
“tirate”.
Nella prospettiva di perseguire una maggiore qualificazione
della viticoltura locale, il Trebbiano spoletino merita
molta più attenzione e considerazione di quella che ha
tuttora. Possiede, infatti, un’elevata capacità d’accumulo
degli zuccheri, superiore agli altri Trebbiani, ed una
degradazione dell’acidità piuttosto lenta. Questi elementi
giocano a favore di una vinificazione di qualità, come ben
sanno gli esperti del settore.
Il vino ottenuto dal Trebbiano spoletino è fresco ed
aromatico, corposo ed equilibrato. È caratterizzato da una
spiccata tipicità, che lo rende interessante per essere
valorizzato come tale ma anche per essere usato come base
nella vinificazione degli spumanti.
Diverse Istituzioni pubbliche stanno lavorando, da alcuni
anni, perché tali qualità siano sempre più apprezzate dal
mercato e per favorire una maggiore diffusione del vitigno
tra i viticoltori.
Se l’omonimo vino bianco ottenuto dal Trebbiano spoletino si
presenta con ottime caratteristiche organolettiche, pure
degno di considerazione è il Vinsanto, un passito dall’aroma
inconfondibile ottenuto dalla stessa uva. Un tempo, nel
territorio trevano il Vinsanto era prodotto e confezionato
per la vendita da pochi grossi proprietari terrieri ma
moltissime famiglie lo preparavano nel fresco delle proprie
cantine per il consumo diretto. Nelle soffitte e nelle
cantine di vecchie case si possono ancora trovare i “telarini”,
dove l’uva era messa ad appassire, il torchietto e il
prezioso “caratello”, per l’invecchiamento del vino, che gli
trasmetteva il caratteristico aroma.
Attualmente, per l’abbattimento delle “piantate” a favore di
un’agricoltura meccanizzata e intensiva, ma anche a causa
della moria degli olmi causata dalla graphiosi, la
coltivazione del Trebbiano spoletino si è molto ridotta.
Anche laddove, nel recente passato, sono state impiantate
nuove vigne, il Trebbiano ha lasciato in ogni caso il posto
ad altre varietà. Sono state scelte viti, magari
pubblicizzate dalla “moda” del momento, spesso più
produttive e quindi redditizie, seguendo una tendenza
proiettata per anni verso produzioni di massa, dove la
qualità era sicuramente posta in secondo ordine. Da qualche
tempo, però, si sta assistendo ad un’inversione di tendenza
ed oggi il consumatore guarda con sempre maggiore interesse
alle produzioni di alta qualità dove, sicuramente, il vino
Trebbiano spoletino troverà presto la sua più giusta e
meritata collocazione.

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La "tirata" - viti maritate agli aceri
Vitigni di trebbiano maritati agli aceri
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