trevi de planu

... recuperare una disattenzione storica, come quella subita dal nostro territorio di pianura...

... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...

 

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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato stato di rovina...

 

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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se ne ricordano)

da "Il Piccolo Principe"

di Antoine De Saint-Exupery

 

 

Le nostre divagazioni sulla bonifica della pianura trevana…

 

Riportiamo a margine alcuni degli eventi della nostra storia idraulica più recente.
Da un rapporto di sintesi CNR-GNDI veniamo a conoscenza che nell’ultimo secolo e sino ai primi anni ‘90, il torrente Marroggia ha esondato nel territorio di Trevi non meno di 12 volte; il fiume Teverone almeno 7, interessando in particolare le località di Casco dell’Acqua e Pietrarossa; il torrente Tatarena e il torrente Ruicciano, complessivamente, circa 5 volte. Per il Fiumicello dei Prati e l’Alveo di San Lorenzo è segnalato un episodio ciascuno, il primo risalente al lontano 1 marzo 1935, il secondo al 28 dicembre del 1964.
Da “Campagne umbre” citiamo che nel dicembre del 1964 una breccia apertasi negli argini del torrente Marroggia allagò circa 2000 ha di pianura trevana.
Un’altra rotta di particolare gravità dell’Alveo di San Lorenzo (con contemporaneo straripamento del fosso la Viola e allagamento dei campi limitrofi) si ebbe nel 1996 (dati del Consorzio della Bonificazione Umbra e del Comune di Trevi).
Ad ogni pioggia di particolare intensità, la viabilità principale e secondaria delle nostre aree collinari è invasa dalle alluvioni dei torrenti che scendono dalle montagne e dalle colline, con tutti i danni ed i problemi conseguenti. Questi fenomeni si verificano anche perché i versanti e i corsi d’acqua montani non sono più oggetto di una costante opera manutentoria da parte delle popolazioni residenti, soprattutto per il progressivo spopolamento che ha caratterizzato la nostra montagna. Le strade, inoltre, sono spesso realizzate senza tutte le infrastrutture necessarie per lo smaltimento a regola d’arte dei deflussi pluviali (es. canalette laterali e tombini in numero sufficiente). Queste manifestazioni si accentuano dove i pendii sono disboscati e i terreni arati ed ancora dove si semina rispetto a dove si coltivano gli olivi, per le distinte cure agronomiche che si rendono necessarie nei diversi casi.
Negli ultimi anni si sono ripetuti varie volte alluvionamenti della pianura.

 

Vi è forse l’esigenza di una più intensa e moderna attività di monitoraggio, aggiornamento e manutenzione delle opere di drenaggio?

 

È in ogni modo evidente la necessità di garantire un’ottimale manutenzione dei corsi d’acqua che solcano la pianura. La campagna si difende, infatti, ottimizzando la rete drenante. Non dobbiamo, poi, scordare che la tutela delle aree di pianura inizia in montagna: mantenendo un’adeguata copertura boschiva sui fianchi di monti e colline; regimando a regola d’arte fossi e torrenti, per assicurare anche a valle un deflusso ordinato; imponendo, laddove necessario, nel rispetto delle normative e dei regolamenti vigenti, opere di regimazione idraulica e rimboschimenti. Ricordiamo, in proposito, quanto detto da Bernardino dei Conti di Campello: ovvero, che non si deve “permettere all’avidità di ogni villano il togliere all’acqua dei monti ogni ritegno si che veggiamo ad ogni pioggia scendere alle soggette pianure così gran copia che per riceverle già non bastano i letti riparati della cura di Teodorico…” e, aggiungiamo rispettosamente, di tutti quelli che, nel bene e nel male, come abbiamo potuto leggere in questo paragrafo, hanno fatto la storia, vitale e faticosa, della bonifica della valle umbra, a partire dagli Etruschi e dai Romani sino all’importante opera del Consorzio della Bonificazione Umbra di Spoleto, che continua tuttora.

 

 

 

 

Ultimi lembi di palude, a Cannaiola