trevi de planu
... recuperare una disattenzione storica, come quella
subita dal nostro territorio di pianura...
... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come
quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...
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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze
storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso
sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato
stato di rovina...
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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se
ne ricordano) da "Il Piccolo Principe"
di Antoine De Saint-Exupery
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Fiori Bianchi -
Umbelliferae
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Arcangelica - Angelica archangelica L.
È una pianta erbacea alta fino a 2 m, molto aromatica. Il
fusto è cavo e scanalato, spesso di colore rossastro. La
radice è carnosa. Ha foglie bipennate o tripennate, lunghe
fino a 50-60 cm, la terminale della foglia è, in genere,
trilobata. I fiori sono bianco-verdastri o crema, riuniti in
piccole ombrelle che, a loro volta, formano una grande
ombrella. I fiori secernono un liquido zuccherino molto
apprezzato dalle api. Il frutto è costituito da 2 semi
provvisti di 3 coste molto evidenti. L’arcangelica fiorisce
da giugno a settembre. Si tratta di una pianta molto nota,
utilizzata sin dall’antichità, tanto da essere considerata
rimedio per ogni male. Negli antichi trattati erboristici
era chiamata “radice dello Spirito Santo” e “erba degli
Angeli” poiché si credeva consacrata all’Arcangelo Michele.
Negli erbari cinquecenteschi si raccomandava di annusare la
radice di arcangelica imbevuta d’aceto, per preservarsi dal
contagio della peste. Nel Rinascimento si usava bruciarne le
foglie per purificare gli ambienti; rimedio già conosciuto
dai Romani. Terminiamo con qualche ricetta golosa. Per
l’elisir di arcangelica si prendono 50 grammi di radice di
arcangelica ridotta in polvere. Si pongono in infusione per
venti giorni in 5 decilitri d’alcol da liquori e si agita il
composto due, tre volte ogni giorno. Trascorso il tempo
indicato si unisce ad uno sciroppo, ottenuto preventivamente
con mezzo litro d’acqua e 250 grammi di zucchero, fatti
bollire per qualche minuto. L’elisir è apprezzato per le
virtù digestive e va bevuto al bisogno, con estrema
moderazione (come tutti gli alcolici). I rametti giovani di
arcangelica, colti all’inizio dell’estate, possono essere
canditi, mentre le foglie possono essere utilizzate per
aromatizzare i formaggi a pasta molle. Ricordiamo che la
ricchezza di zuccheri dell’arcangelica ne sconsiglia l’uso a
tutti coloro che debbono seguire una dieta povera di
sostanze zuccherine. Le foglie di arcangelica sono indicate
per profumati pot-pourri, da miscelare con i fiori
desiderati . Specie simile all’arcangelica è l’angelica -
Angelica sylvestris L. Si tratta di una pianta poco o
affatto aromatica, con ombrelle di fiori bianchi o rosei. Le
foglie sono simili a quelle dell’arcangelica, tuttavia la
foglia terminale se ne distingue essendo, in genere, da
ovato a bislungo-lanceolata. Il frutto dell’angelica ha le
coste dorsali ottuse mentre quello dell’arcangelica, di
dimensioni appena superiori, le ha acute. L’angelica
fiorisce da luglio ad ottobre. Ovviamente, attenzione a non
confonderle.
Carota selvatica - Daucus carota L.
È una pianta alta fino a 150 cm, con minuscoli fiori bianchi
riuniti a formare delle ombrellette tutte disposte su un
piano unico. Ha foglie pennato-partite, in altre parole
composte da più foglioline finemente suddivise. Ha proprietà
vitaminizzanti, mineralizzanti, diuretiche, depurative,
regolatrici intestinali, antinfiammatorie e aperitive; il
principio attivo è il carotene. Con la radice fresca,
ridotta in polpa e cotta, si curavano i disturbi intestinali
dei bambini; applicata esternamente sulla pelle era
utilizzata come coadiuvante nelle piccole infiammazioni
dermatologiche, ad esempio in caso di eccessiva esposizione
al sole.
Pastinaca di Puglia, ombrellini pugliesi, “pimpinella”
o “dorosélla” - Tordylium apulum L.
È una pianta annuale, alta 20-50 cm. Ha fusto eretto e
ramificato, foglie pennate e ombrelle fiorali a 3-8 raggi,
con fiori esterni caratterizzati dalla presenza di un petalo
più grande degli altri e profondamente diviso. Fiorisce in
primavera. Quando è in frutto, si riconosce facilmente per
gli inconfondibili frutti, schiacciati, con costolature
bianco avorio, corrugati internamente.
La tradizione culinaria locale suggerisce di raccogliere le
rosette delle foglie basali della “pimpinella” per
l’aroma intenso e caratteristico, che le rende ingredienti
particolarmente gustosi delle fresche insalatine miste
primaverili. Le foglie, appena recise, tendono ad
arricciarsi. C’è un detto popolare, ricordato dal Felici,
che dice: “… l’insalata non è né buona né bella se in
essa non vi entra la pimpinella”.

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Carota selvatica
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