trevi de planu

... recuperare una disattenzione storica, come quella subita dal nostro territorio di pianura...

... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...

 

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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato stato di rovina...

 

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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se ne ricordano)

da "Il Piccolo Principe"

di Antoine De Saint-Exupery

 

 

Le erbe spontanee e il loro uso

 

Nonostante il paesaggio di pianura sia fortemente antropizzato per la presenza dell’uomo e delle sue attività, a ben guardare si trovano ancora, con relativa facilità, zone incontaminate dove la vegetazione cresce spontanea e naturale.
Da questo punto di vista, gli argini dei numerosi fossi camperecci e torrenti che solcano la valle, sono certamente il luogo preferenziale dove fissare con attenzione il nostro sguardo curioso.
Se le specie erbacee presenti in queste zone assumono una rilevanza molto significativa per l’assortimento floristico-vegetazionale e per la variabilità biologica, il loro vigore vegetativo dimostra, inconfutabilmente, che il territorio di pianura è ancora piuttosto sano, sfatando così facili luoghi comuni.
Conseguenza logica di questa presenza è che sono numerose le piante che possono essere raccolte ed utilizzate sia in cucina come alimento, sia nella medicina popolare come rimedio per diverse malattie.
La tradizione contadina, con il suo retaggio d’esperienze acquisite attraversando secoli di vita non facile, ci fa da maestra e ci guida in questo breve viaggio di conoscenza.
Tra le erbe campagnole di maggiore pregio alimentare, in quanto ricche di vitamine e sali minerali, ricordiamo la ruchetta o “rucoletta”, il “rampunzulu”, la cicoria, il caccialepre, il “pisciacane” e la pimpinella, tutte specie eccezionali per dare vita ad aromatiche insalate miste, ottime se condite con olio extravergine d’oliva di Trevi, qualche goccia d’aceto di vino, due foglioline di aglietto fresco e, perché no, un’acciughina spezzettata.
Tra le migliori da lessare e ripassare in padella – con aglio ed olio d’oliva o, magari, con un gustoso soffritto di pancetta di maiale stagionata e fatta a dadini – troviamo il crespino, il “grugnamaro” (“grugno” o “grugnittu”), la “’sprana”, la borsa del pastore e l’“erba dolce”; ma i palati più raffinati sapranno certamente gustare, ancor più, la cicoria e il diuretico “pisciacane”. Tra le righe ci piace, poi, ricordare che per l’erba cotta si usava, un tempo, il caldaio di rame, lasciato a bollire lentamente sul focolare.
L’erba ripassata in padella è probabilmente ancor più appetitosa se utilizzata per farcire la “pizza sotto lu focu”, versione locale della forse più conosciuta torta al testo o crescia, rigorosamente cotta appoggiata sul pavimento rovente del focolare e ricoperta con cenere calda e brace. Per l’impasto, le donne contadine utilizzavano, talvolta, una miscela di farine di grano e di mais, non certo per dare un tocco particolare alla pizza, come verrebbe di credere oggi, ma piuttosto per la scarsa disponibilità di farina di grano, tanto preziosa e spesso introvabile, soprattutto durante i periodi bellici.
Nelle vicinanze dei vecchi muri o delle siepi che ancora dividono i campi e costeggiano i fossati, possiamo trovare la vitalba ed il luppolo, due specie rampicanti i cui germogli freschi, raccolti all’inizio della primavera, possono essere utilizzati per fare ottime frittate, o ancora la pungente ortica, con cui approntare sensazionali minestre e risotti d’altri tempi.
Di molte erbe utilizzate in cucina, la tradizione popolare ci tramanda anche le proprietà terapeutiche. Forse non tutti sanno che il caccialepre è depurativo e ricostituente; che il raponzolo può aiutarci ad alleviare le infiammazioni del cavo orale o che il “pisciacane” ha proprietà diuretiche.
In tema d’erbe medicamentose, ricordiamo che nei campi e lungo le vie, si può trovare facilmente la malva, da sempre utilizzata in campagna per “far maturare” gli ascessi dentali e per decotti antinfiammatori.
Durante i tempi tristemente difficili dei conflitti mondiali, le radici della cicoria e del “pisciacane”, torrefatte e macinate, erano utilizzate per preparare un surrogato del caffè. Anche se i tempi, fortunatamente per noi, sono oggi più agevoli e propizi, non dimentichiamo che può essere sempre fonte di piacere gustare un naturale succedaneo del caffè, magari per la prima colazione e allungato con del buon latte umbro. Un modo gradevole e salutare per iniziare la nostra giornata.
E se il bel tempo si vede dal mattino… questi appunti saranno solo la premessa per continuare a scovare e a gustare gli antichi sapori del tempo che fu.
In questo, ci saranno certo d’aiuto le schede che seguono e che abbiamo il piacere di proporre all’attenzione di tutti gli interessati, che hanno avuto la pazienza di seguirci fin qui.

 

 

 

 

Tarassaco