trevi de planu

... recuperare una disattenzione storica, come quella subita dal nostro territorio di pianura...

... L'occhio attento ed amorevole di chi vi abita, come quello del visitatore accorto, saprà allora cogliere...

 

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Il territorio della Valle Umbra è fecondo di emergenze storiche, architettoniche e naturalistiche, molto spesso sconosciute e in troppi casi caratterizzate da un avanzato stato di rovina...

 

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Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi se ne ricordano)

da "Il Piccolo Principe"

di Antoine De Saint-Exupery

 

 

“La pizza sottu lu focu”

 

Sulla spianatoia si lavora ½ kg di farina (inizialmente messa a fontana), 1 pizzico di sale, poco olio extravergine d’oliva di Trevi – ma in origine si usava lo strutto – con il lievito naturale di pane (o in sostituzione lievito di birra), fino ad ottenere una pasta piuttosto morbida, che si lascia lievitare q.b. A lievitazione ultimata, si stende con il matterello una sfoglia di 1-2 cm di spessore, che si lascia riposare per altri 10 minuti circa. Nel frattempo, con uno scopetto di saggina si pulisce bene il piano di cottura del focolare, precedentemente infuocato, sul quale si andrà ad appoggiare la pizza. Dopo alcuni minuti, quando sulla superficie a contatto con il piano del focolare si è formata una croccante crosticina, la pizza è girata, con gesto rapido e preciso per non bruciarsi le mani. Per ultimarne la cottura, viene coperta con della brace, interponendo uno strato di cenere calda.
Di questa ricetta esistono alcune varianti: in una, ad esempio, all’impasto iniziale si aggiunge del pecorino grattugiato e l’olio è sostituito dalla salsiccia fresca, sbriciolata. Nelle ricette più antiche, al posto dell’olio e della salsiccia si usavano lo strutto o “gli sfrizzoli”, ottenuti dalla lavorazione dello strutto. Vi è anche una variante con uva sultanina e anice, che era cucinata soprattutto per la ricorrenza della “venuta” della Madonna – 9 dicembre, data in cui, secondo la tradizione cattolica, si è compiuta la traslazione della santa Casa di Loreto dalla Terra Santa. In quell’occasione, si usava anche accendere grossi falò sulle aie o lungo le strade e sparare a salve con il fucile, per salutare il passaggio della Madonna nel suo cammino verso Loreto.
La cenere calda era usata anche per cuocere l’“ovu sdrinatu”: un uovo fresco di giornata, mangiato appena iniziava ad essere rassodato dal calore. Si poneva l’uovo dritto tra la cenere del focolare ed era pronto non appena iniziava “a sudare”. Si consumava aprendo un piccolo foro sulla punta, in modo da potervi intingere dei pezzetti di pane dopo avervi aggiunto un pizzico di sale.
Nelle sere invernali era facile che sotto un cumuletto di cenere, ricoperto da un po’ di brace, si mettessero a cuocere alcune patate con la buccia. A cottura ultimata si tagliavano a metà, si salavano a piacere e si mangiavano scavandone l’interno con un cucchiaio.

 

 

 

 

Picciche - abitazione all'interno del castello