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Ragni e altri artropodi terrestri = ricordiamo che gli
artropodi sono animali con esoscheletro ispessito, corpi segmentati e
zampe articolate. Gli artropodi rappresentano il più ricco dei phyla del
regno Animalia. Al phylum degli Artropodi appartiene anche
la classe degli Insetti, di cui identifica l'unico gruppo alato. Per
semplicità abbiamo denominato queste pagine solamente "Insetti", pur non
essendo la definizione più corretta e soprattutto onnicomprensiva di
tutti gli animali ivi trattati. Più correttamente, ma in modo più
complesso, avremmo dovuto denominarla "Insetti, ragni ed altri artropodi
terrestri". In ogni caso la scelta che abbiamo condotto nel
riportare i generi e, in ultimo, direttamente il
termine zecche è dovuto al desiderio di facilitare la comprensione e il
riconoscimento di massima di alcuni tipi di animali appartenenti al
complesso mondo degli artropodi. In questo phylum, infatti, spesso è
molto difficile, per i non specialisti, giungere alla determinazione
della specie e questo tra l'altro non rientra nei nostri fini. Il nostro
intento è puramente divulgativo: far conoscere e magari un po' amare
anche molti insetti, nei confronti dei quali, troppo spesso, la prima
reazione di molti esseri umani è di involontaria repulsione.
Coleotteri,
Ordine comprendente circa 166 famiglie di insetti con oltre 370.000
specie distribuite sia in ambienti terrestri, sia in quelli acquatici.
La caratteristica che consente di distinguere questo Ordine è la
presenza di ali anteriori coriacee dette elitre. Le ali anteriori, a
riposo, coprono e proteggono le ali posteriori, membranacee e larghe.
Tra le famiglie appartenenti a questo Ordine ricordiamo quelle di
seguito riportate. Coccinellidi
Famiglia dell'ordine dei Coleotteri, i cui rappresentanti sono anche
chiamati coccinelle
(l'immagine è della comune coccinella a sette punti, Coccinella
septempunctata). I coleotteri di questa famiglia hanno in genere forma arrotondata, colori brillanti,
solitamente rossi, neri, gialli o arancioni, spesso con puntini o
striature. Il corpo può essere glabro o peloso, le zampe sono corte. Si trovano in tutto il mondo e sono molto utili per
combattere insetti e acari dannosi, sia gli adulti che le larve di molte specie si nutrono di insetti a corpo molle. Le pupe sono talora simili ad escrementi di uccelli.
Tra le coccinelle ricordiamo anche la coccinella gialla o coccinella a
ventidue punti (Thea vigintiduopunctata), piccolo insetto molto
utile in agricoltura perchè si ciba del micelio di alcuni funghi
parassiti delle piante. Il suo nome specifico deriva dalla presenza di
11 puntini scuri su ogni elitra. Scarabeidi
Famiglia di Coleotteri, con specie belle e
robuste, di medie o grandi dimensioni, in cui i maschi sono generalmente
variamente e caratteristicamente ornati. Molte si nutrono, spesso, di
sterco di vertebrati che talune specie appallottolano e conservano nei
nidi ove depongono le uova. Tra gli Scarabeidi (in realtà attualmente la
famiglia è la Dynastidae) ricordiamo in particolare
lo scarabeo rinoceronte (Oryctes nasicornis) dall'inconfondibile dimorfismo sessuale. Nella femmina,
infatti, manca l'appendice che rende la sagoma del maschio somigliante
al profilo del rinoceronte. Un cenno particolare merita il cervo volante
(Lucanus cervus), specie degli
Lucanidi potenzialmente
minacciata per la riduzione o la distruzione del suo habitat. Lucanus
cervus è diffuso in Europa, Asia Minore e Medio Oriente. In Italia è
presente nelle regioni settentrionali e centrali, fino all'Umbria e alla
Campania; nel meridione e in Sicilia è presente l'affine Lucanus
tetraodon. Si
rinviene per lo più nei boschi maturi di latifoglie, dalla pianura alla
media montagna e solo eccezionalmente oltre gli 800 m di quota. Il cervo
volante è uno dei coleotteri più grossi presenti nella fauna europea,
con una lunghezza che varia dai 25 agli 80 mm circa. Il corpo è di
colore marrone scuro tendente al nero. Questa specie è caratterizzata da
un notevole dimorfismo sessuale. Il maschio, di dimensioni maggiori, può
presentare mandibole enormemente sviluppate che ricordano le corna dei
cervi, da cui il nome comune di "cervo volante". Si tratta, tuttavia di
individui abbastanza rari in quanto generalmente anche i maschi
presentano mandibole più contenute. Le femmine hanno sempre mandibole
decisamente più piccole ed acuminate. Lucanus cervus è stato
inserito nell'Allegato II della Direttiva CEE/92/43 (Direttiva
"Habitat" - tra le "specie la cui salvaguardia richiede la designazione
di zone speciali di conservazione").
Crisomelidi Famiglia dei coleotteri con gli individui adulti che
posseggono una sagoma raccolta e livree più o meno vistose. Il capo
presenta antenne di 11 articoli, generalmente filiformi, le elitre
ricoprono completamente l'addome, le ali metatoraciche talvolta sono
assenti e le zampe sono corte e robuste. Le larve di questi coleotteri
sono in genere terrestri o epigee. Di questa famiglia riportiamo la
Chrysomela populi,
specie che può essere molto nociva per i pioppi, arrivando a causarne la
defoliazione.
Emitteri o Rincoti
Ordine diviso nel sottordine degli
Omotteri, comprendente
solo specie vegetariane, e in quello degli
Eterotteri, comprendente anche alcune specie che si nutrono del
sangue degli animali. All'interno di questo Ordine citiamo la Famiglia
dei
Pentatomidi. La caratteristica della famiglia dei Pentatomidi è
di emettere per difesa odori molto forti, talora nauseabondi, prodotti
da ghiandole toraciche, che spesso sono trasmessi ai fiori e ai frutti
frequentati. Comprende circa 5.500 famiglie in tutto il globo, tra cui
appunto le così dette "cimici delle piante". Sono di medie dimensioni,
scudiformi ed appiattiti, irregolarmente pentagonali. Tra questi
ricordiamo il
grafosoma (Graphosoma lineatum), inconfondibile per la livrea rossa a fasce nere
longitudinali, che in estate frequenta facilmente le ombrellifere, e l'euridema
ornato (Eurydema ornatum).
Lepidotteri I Lepidotteri sono
un ordine degli Insetti a metamorfosi completa (bruco,
ninfa o
crisalide,
farfalla), comunemente conosciuti con
il termine di farfalle. Si tratta di uno degli ordini più ricchi di
specie della classe degli Insetti: se ne contano, infatti, oltre
100.000, di cui 4.000 appartenenti alla fauna italiana. Generalmente
amanti del clima caldo, le farfalle si trovano anche alle latitudini più
fredde, come in Groenlandia e in Islanda, e ad altitudini elevate:
ad esempio, nelle Alpi sono rivenibili all'incirca fino alla quota di m
3.000 s.l.m. Negli ultimi decenni il numero delle farfalle si è
notevolmente ridotto ed alcune specie sono a rischio di estinzione: le
farfalle vanno tutelate mantenendo la più ampia variabilità degli
habitat naturali.
Apollo (Parnassius apollo L.), farfalla diurna della
famiglia dei Papilionidi. è una farfalla
relativamente comune. Nelle aree appenniniche, in particolare, si trova
con una certa frequenza sino alla regione abruzzese e a quote
relativamente elevate. Nelle aree più meridionali è presente con
discontinuità. Ha una sola generazione annuale con sfarfallamento
tra aprile e luglio (salendo di quota). Il bruco vive preferibilmente su
sedum e sempervivum. Sono ormai molti anni che non
riusciamo più ad osservare questa bella farfalla, avvistata raramente
anni or sono nei prati montani.
Argo bronzeo (Lycaena phlaeas L.) farfalla diurna
della famiglia dei Licenidi. È comune e diffusa in tutta Italia dal piano alla montagna, ove tuttavia è
meno frequente. Ha da una a quattro generazioni annuali (a seconda della
latitudine) con sfarfallamento da aprile ad ottobre. Il bruco vive
preferibilmente sui romici e su altre poligonacee.
Atalanta (Vanessa atalanta L.) farfalla diurna della
famiglia dei Ninfalidi. È una farfalla con
spiccate attitudini migratorie, per cui si sposta anche di molto dal
luogo in cui è vissuto il bruco ed è avvenuto lo sfarfallamento. Si
riconosce facilmente dalla livrea scura con disegni rossi e bianchi. Il
bruco vive preferibilmente sulle ortiche, ma anche su altre piante
erbacee. Ha due o forse tre generazioni annuali. La farfalla non
disdegna di posarsi sui frutti maturi caduti dagli alberi ed in autunno
frequenta facilmente i frutteti.
Aurora (Anthocaris cardamines L.) farfalla diurna
della famiglia dei Pieridi. È diffusa in tutta Italia, fino a 1500 m di quota. Il maschio è facilmente
riconoscibile per le macchie aranciate sulle ali. La femmina, invece, si
può facilmente confondere con altre specie di Pieridi. Ha una
generazione annuale. Lo sfarfallamento inizia circa da metà marzo. Il
bruco vive su varie specie di Cardamine (da cui il nome
specifico) ma anche su diverse crocifere.
Camilla (Limenitis camilla L.)
farfalla diurna della famiglia dei Ninfalidi. È una farfalla che ama gli
ambienti boschivi, si nutre dei fiori di rovo ed è relativamente facile
ammirarla, da giugno ad agosto, mentre vola ad altezza d'uomo. Posata al
sole, si mimetizza tra il fogliame per la sua livrea marrone scura a
macchie bianche facilmente confondibile tra le luci e le ombre della
vegetazione. Il bruco si nutre di caprifoglio e sverna nel fitto del
sottobosco. Specie affine è la Limenitis reducta,
presenta le stesse abitudini ma è più diffusa nel centro e nel
meridione.
Cardinale
(Zygaena
purpuralis Brunn.) è una zigenide
(piccola falena ad abitudini di vita diurne, della famiglia degli Zigenidi)
diffusa e comune in tutta Italia, specie nel
settentrione. Lo sfarfallamento avviene in piena estate (luglio-agosto).
La colorata vistosità di questa farfallina è un preciso messaggio per i
predatori: "...Attenzione sono velenosa!". Nel cardinale, in
particolare, il veleno è un composto di cianuro: così, basta un piccolo
assaggio perché un uccello lo ricordi con dolore per tutta la vita.
L'idea funziona talmente bene che altri insetti hanno "adottato" i
colori di questa zigena, così gli uccelli li evitano accuratamente,
anche se le loro carni non sono per niente dannose. Nella nostra zona è presente anche un endemismo
davvero interessante, diffuso in Italia centrale e meridionale, ma molto
localizzato, la
Zygaena rubicundus, simile alla Z. purpuralis,
dalla quale si distingue morfologicamente per il rosso più esteso che
nella specie più comune. Piante nutrici del bruco sono gli eringi o
calcatreppole, Eryngium amethystinum ed Eryngium campestre.
Cavolaia maggiore (Pieris brassicae L.) farfalla
diurna della famiglia dei Pieridi. È una
delle farfalle più diffuse in tutta Italia. Spesso è molto dannosa per
le coltivazioni (e non solo) di crocifere, che rappresentano le
principali piante nutrici del bruco. Ha quattro, cinque generazioni
annuali, con sfarfallamenti da marzo anche fino a novembre.
Cedronella (Gonepteryx rhamni L.) farfalla
diurna della famiglia dei Pieridi. È una
specie di notevole dimensioni (con apertura alare di 5-6 cm),
riconoscibile per le quattro ali terminanti a punta, di colore giallo
limone nei maschi, giallo crema nelle femmine. Si distingue nettamente
da altre pieridi per la forma a foglia delle ali, particolarmente
evidente quando le stesse sono chiuse. In entrambi i sessi al centro
delle ali vi è una piccola macula color arancio. Si tratta di una
farfalla vivace, dal volo potente; è una delle poche farfalle che sverna
come adulto, nascosta tra le piante sempreverdi, come l'edera. Simile
alla cedronella è la G. cleopatra, che si differenzia dalla
prima, nel maschio, per la presenza di un'area arancio sulle ali
anteriori. La cedronella ha una sola generazione
annuale, con sfarfallamento a luglio. In Inghilterra, la cedronella era
probabilmente conosciuta popolarmente con il nome di "butter coloured
fly" da cui è derivato il termine "butterfly", farfalla in lingua
anglosassone.
Coenonympha
pamphilus L. farfalla diurna della famiglia dei Satiridi. È
diffusa e comune in tutta Italia e anche in Europa, negli ambienti
erbosi, ai margini dei boschi, dalla pianura sino ai 2000 m di quota.
Questa specie quando è posata tiene sempre chiuse le ali; la si può
comunque riconoscere dalle piccole dimensioni (apertura alare di circa 3
cm), dalla colorazione grigio-brunastra seguita da una striscia
biancastra nella faccia inferiore dell'ala posteriore e dalla
colorazione aranciata di quella anteriore, ove è anche presente una
macchia ocellata piccola ma molto ben marcata. La faccia superiore delle
ali è arancio brillante con margine stretto di colore grigio. S'invola tra
maggio e settembre, con più generazioni annuali. La si vede volare anche
con tempo nuvoloso.
Colias crocea L. farfalla
diurna della famiglia dei Pieridi. È una
specie molto vivace, per questo non facilissima da fotografare, attiva e
buona volatrice. Si distingue da altre farfalle dello stesso genere per
il dorso delle ali che si presenta con un ampio margine bruno. Altri
elementi caratteristici sono il colore di fondo giallo-aranciato, la
presenza di una macchia scura sull'ala anteriore e il margine alare
dalle sfumature verdastre, visibile quando la farfalla si posa su un
fiore ad ali chiuse. È piuttosto comune in Europa centrale e
meridionale, talora compie ampie migrazioni che includono quasi sempre
l'Inghilterra meridionale. Frequenta gli ambienti più svariati a causa
delle sue attitudini migratorie, privilegiando però i prati specie
quando sono ricchi di fiori. Vola da maggio ad ottobre. La larva è
ospitata da trifoglio, erba medica ed altre leguminose. Ha un'apertura
alare di circa 5 cm. Tra le femmine sono presenti forme di colore
pallido facilmente confondibili con altre specie delle stesso genere,
tra cui Colias hiale, che tuttavia ha il margine delle ali
anteriori più appuntite.
Dispari (Lymantria
dispar L.) farfalla notturna della famiglia dei Limantridi. È una
specie caratterizzata da evidentissimo dimorfismo sessuale, per cui
maschio e femmina 1,2)
sono così diversi da sembrare di specie differenti: da cui il nome
popolare di dispari.
La femmina della Lymantria dispar ha livrea biancastra con righe
marroni, il maschio livrea marrone con righe di colore marrone più
scuro. L'addome è marrone in entrambi i sessi.
L'adulto della dispari non si nutre affatto, mentre il bruco,
caratterizzato dalla presenza di tubercoli rossi e blu, è voracissimo e
si nutre di foglie, germogli, rami giovani specialmente degli alberi da
frutta: per questo se i bruchi, gregari, si riuniscono in folti gruppi
possono arrivare a distruggere interi frutteti.
Per combattere il pericolo dispari nei frutteti, oggi si utilizza
la lotta biologica con le trappole ai feromoni che attirano i maschi,
catturandoli e quindi riducendo la moltiplicazione della specie.
La Lymantria dispar è una specie diffusa soprattutto nelle zone
temperate-calde.
Presenta un solo sfarfallamento durante l'estate.
Molto caratteristiche sono le
uova, riunite in
una massarella coperta dai peli dell'addome delle femmine, che
conferiscono all'insieme un aspetto davvero insolito. N.B.: in fondo
pagina, tra i bruchi, altre informazioni interessanti.
Egeria (Pararge aegeria L.) farfalla diurna della famiglia dei
Satiridi. È diffusa e comune in tutta Italia, isole comprese. Di grandezza
media, ha ali brunastre con macchie dal panna al giallo che danno forma
ad un disegno a scacchiera. Sulle ali posteriori sono presenti diversi
ocelli scuri con macchia centrale biancastra. La pagina inferiore è più
chiara e con disegni più simili ad una corteccia. Presenta tre
generazioni annuali con sfarfallamento da fine marzo ad ottobre. Tipica
dei luoghi boscosi, ombrosi, ove esercita al meglio le sue capacità
mimetiche legate alla livrea macchiettata, può trovarsi anche in zone
soleggiate. Gli adulti sono attratti dai rovi e dai fiori ma non
disdegnano di posarsi anche sugli escrementi.
è una farfalla non
particolarmente abile a volare e anche per questo ama le aree
ombreggiate, ove si può posare cercando di confondersi tra le luci e le
semioscurità della vegetazione.
Eurodryas
aurinia farfalla diurna della famiglia dei Ninfalidi.
Farfalla molto localizzata, preferisce gli ambienti umidi, ma può volare
anche sui prati più aridi, fino ai 1500 m di quota. Di grandezza intorno
ai 4 cm, ha ali caratterizzati da disegni marroni su uno sfondo
arancio-mattone e punti neri. La
faccia inferiore delle ali è pallida e contrastante con quella superiore, più scura.
Falena tigre (Cymbalophora pudica L.) è
una falena abbastanza comune dalla fine dell'estate-inizio autunno fino a
tutta la stagione autunnale nell'area mediterranea (Europa meridionale). Deve il suo nome popolare alle vistose macchie nere che
caratterizzano le ali anteriori, che come sfondo variano dal bianco, al
bianco rosato, al rosa carico. I bruchi, di colore bruno-grigiastro con corti peli,
vivono sull'erba.
Galatea (Melanargia galathea L.) farfalla diurna della
famiglia dei Satiridi. È la più diffusa
specie di questo genere, in Italia (manca nell'area sardo-corsa). Si può
trovare sino alla quota di circa m 2000 s.l.m. Ha una generazione
annuale, con sfarfallamento da maggio-giugno sino a settembre. Gli
adulti amano posarsi sui cardi e sulle scabiose. I bruchi si nutrono di
varie graminacee. Altra specie di Melanargia presente nel nostro territorio è la M. russiae.
Si distingue dalla più comune galatea per la fascia nera irregolare che
attraversa la cellula delle ali anteriori. Si può trovare su pendii
secchi e rocciosi tra 1000 e 2000 m di quota. La foto qui riportata è
stata scattata ad un esemplare presente nella zona del Piano carsico di
Rio Secco.
Jurtina (Maniola jurtina L.) farfalla diurna della
famiglia dei Satiridi. È una delle specie più diffuse in Europa,
ove è frequente praticamente ovunque ad eccezione delle più estreme regioni settentrionali. Si può
trovare sino alla quota di circa m 2000 s.l.m. La femmina ha una
colorazione brunastra, complessivamente meno scura di quella del
maschio, con una macchia ocellare sulla parte anteriore dell'ala ben
visibile, anche perché contornata da una zona più chiara (assente nel
maschio). Il dimorfismo è ben evidente anche osservando la parte
inferiore della livrea: nella femmina è presente una macchia ocellare
sull'ala anteriore, con disegni complessivamente più vistosi, ma non
presenta le macchiette nere nelle ali posteriori tipiche, invece, del
maschio. La Jurtina ha una, due generazioni
annuali, con sfarfallamenti da maggio ad agosto. A fine estate, inizio
dell'autunno, gli adulti amano posarsi sugli eringi. Il bruco vive
sull'erba.
Lycaena
virgaurea farfalla diurna
della famiglia dei Licenidi. Bella farfalla dalla livrea superiore di un
inconfondibile rosso-arancio-oro con bordo nero nei maschi, mentre la
femmina è giallo dorata con una piccola serie di macchioline nere. Si
trova fin'oltre i 2000 m di quota, sui prati montani e ai margini dei
boschi. Una sola generazione con sfarfallamento da inizio giugno a
settembre. La pianta nutrice del bruco è il romice.
Lisandra
azzurra (Lysandra bellargus Rott.) farfalla diurna
della famiglia dei Licenidi. Questa farfalla
ha nei maschi livrea superiore azzurra, la più pura di questo colore tra
tutte le licenidi, spesso, ma non sempre, con una sfumatura cilestrina
anche alla base della livrea inferiore. Questa è caratterizzata da piccole macchiette nere
cerchiate di bianco e macchiette arancioni quasi ai bordi delle ali,
sfrangiati e quadrettati di bianco e nero. La femmina ha livrea
superiore bruno-scuro con macchiette giallo-arancio verso i bordi delle
ali. La lisandra
azzurra ha due generazioni annuali,
la prima da metà aprile a giugno, la seconda tra il finire dell'estate e
l'inizio della stagione autunnale. I bruchi si nutrono di leguminose.
Macaone (Papilio machaon L.) farfalla diurna della
famiglia dei Papilionidi. è
comune e diffusa in
tutta Italia, dal piano alla montagna. Si caratterizza per la macchia ocellare rosso mattone presente sull'angolo interno delle ali
posteriori. Ha due, tre generazioni annuali, con sfarfallamento dalla
primavera all'estate. I bruchi si nutrono di ombrellifere. In certe ore
del giorno, i maschi del macaone si radunano sulle cime delle colline e
volano in attesa delle femmine, comportamento simile a quello di varie
specie tropicali della medesima famiglia.
Maera (Lasiommata maera L.) farfalla diurna della
famiglia dei Satiridi. È presente in tutta
Italia, dal piano alla montagna (manca nell'area sardo-corsa). Ha due
generazioni annuali. Lo sfarfallamento avviene da maggio a settembre.
Qui riportiamo un'altra bella immagine della maera su un'orchidea
tridentata.
Megera (Lasiommata
megera L.) farfalla diurna della famiglia dei Satiridi. È una farfalla dal volo fluttuante che ama posarsi al
suolo per farsi scaldare dai raggi solari. Si caratterizza per la faccia
superiore della ali di colore arancio-marrone, con ocelli neri e macchia
bianca centrale e soprattutto per i disegno scuro incrociato. Ha due-tre
generazioni annuali. Lo sfarfallamento avviene da marzo-aprile a settembre-ottobre.
Mellicta (Mellicta athalia Rott.) farfalla diurna
della famiglia dei Ninfalidi. È una piccola farfalla
difficilmente distinguibile da varie specie simili, frequenta margini
dei boschi, radure, prati magri, dalla zona collinare sino alla montagna
(circa m 2000 s.l.m.). Ha due generazioni annuali, con sfarfallamenti da
maggio ad agosto. Il bruco si nutre di melampiro, piantaggine, eufrasia,
veronica ed altre piante.
Mnemosine (Parnassius mnemosyne L.), farfalla diurna della
famiglia dei Papilionidi. Questa farfalla si distingue dalle altre
"Apollo" per l'assenza di macchie rosse. Morfologicamente la femmina è
del tutto simile al maschio. Si tratta di una farfalla dal volo
battente, presente nelle zone collinari e basso-montane, ricche di
boschi. Le due farfalle qui riprodotte sono state fotografate nei pressi
di Rio Secco.
Navoncella (Pieris napi L.) farfalla diurna della
famiglia dei Pieridi. È presente in tutta
Italia, isole comprese, dal piano alla montagna. Ha ali bianche con
apice nero, la femmina si distingue per la presenza di due macchie nere
(sulla pagina superiore). Ha tre generazioni annuali, con sfarfallamento
da marzo a settembre. I bruchi si nutrono di crocifere, anche coltivate.
Pavonia minore (Saturnia pavonia L.) farfalla notturna
della famiglia dei Saturnidi. È una specie con
evidente dimorfismo sessuale, le femmine, infatti, sono più grandi e
hanno livrea grigiastra; i maschi, più piccoli, hanno livrea brunastra e
ocra. La pavonia minore è caratterizzata dalla presenza di macchie ocellari ben visibili, cerchiate più volte. Ha una sola generazione
annuale con sfarfallamento primaverile. I bruchi vivono su piante basse
e su cespugli vari. Gli adulti non si nutrono, in quanto sono
dotati di apparato boccale totalmente non funzionale. Per tale motivo la vita da
farfalla di questo lepidottero è davvero assai breve. La pavonia è tra
le farfalle che producono bozzoli sericei più grandi.
Podalirio (Iphiclides podalirius L.) farfalla diurna
della famiglia dei Papilionidi.
è presente in
tutta Italia, dal piano alla montagna. Questa farfalla è inconfondibile
per le macchie ocellari blu presenti sulle ali poteriori che terminano
con due lunghe code. Gli adulti amano volare sulle cime delle
colline, dove volano sfruttando le tiepide correnti ascensionali,
aspettando così le femmine per l'accoppiamento. Ha due, tre generazioni annuali, con sfarfallamento da marzo a settembre. I bruchi si nutrono di rosacee.
Pretino (o amata) (Syntomis phegea L.) è una
zigenide (piccola falena con abitudini di vita diurna, della famiglia degli Zigenidi) con livrea blu-scuro brillante, macchiettata di bianco e
caratterizzata da due cinture giallo-oro sull'addome. Vive fino alla
quota di m 1500 s.l.m. Ha una generazione annuale, con sfarfallamento da
fine maggio a fine agosto. Il bruco si nutre di tarassaco, piantaggine,
ortica, ecc.
Satiro (Satyrus ferula F.) farfalla diurna della
famiglia dei Satiridi. È una specie molto
localizzata, presente sia nelle Alpi, sia negli Appennini, sino in
Aspromonte, dai 700 m fino ai 2000 m di quota. Ha una sola generazione
annuale, con sfarfallamento tra metà giugno ed agosto.
Satiro del faggio (Hipparchia fagi Scop.) farfalla
diurna della famiglia dei Satiridi. È una
farfalla abbastanza comune in Italia, certamente molto più che oltr'alpe.
La pagina inferiore è ricoperta da disegni mimetici, molto
caratteristici. Ha una sola generazione annuale. Lo sfarfallamento
avviene in piena estate. Il bruco si nutre di graminacee. Il volo di
questa farfalla è inconfondibile, si alza velocissima in cielo, si posa
per un istante e riparte, scomparendo in breve alla vista per poi
riapparire, e così via.
Tabacco di Spagna (Argynnis paphia L.) farfalla diurna della
famiglia dei Ninfalidi. È piuttosto diffusa dal piano alla montagna. Nella femmina, in genere più
scura del maschio, la colorazione prevalente anziché sul bruno può
essere verdastra (varietà
valesina). Ha una generazione annuale con sfarfallamento tra
giugno e agosto. Il bruco vive preferibilmente sulle violacee ma anche
sul Prunus, sul Crataegus, ecc.
Vanessa del cardo (vanessa cardui L.) farfalla diurna
della famiglia dei Ninfalidi. È forse la farfalla più diffusa e precoce
presente nel nostro territorio e in tutta Italia. Le piante nutrici del bruco
sono sia l'ortica, sia i cardi da cui deriva il nome specifico. La
vanessa del cardo vola da marzo
a novembre ed è una specie migratrice, particolarmente abbondante in
tarda estate. Mentre succhia il nettare (nella foto su fiori di viburno)
si lascia avvicinare facilmente: è l'occasione giusta per osservarla e
fotografarla.
Vanessa dell'ortica (Aglais urticae L.) farfalla diurna
della famiglia dei Ninfalidi. È una farfalla abbastanza precoce e in
taluni anni con stagioni climatiche particolarmente favorevoli si può
iniziare a vedere sin dalla fine di febbraio. Piuttosto comune nei
giardini di tutta Europa, ha come pianta nutrice del bruco l'ortica, da
cui deriva il nome specifico. Il bruco è spinoso e di colore nero e
verde, in primavera ed estate vive sull'ortica, per poi racchiudersi in
ragnatele setose collettive. Ha due generazioni annuali, con
sfarfallamenti in primavera e in tarda estate.
Vanessa egea (Polygonia egea Cr.) farfalla diurna
della famiglia dei Ninfalidi. È una farfalla
amante del caldo, e per questo abbastanza frequente in Italia
centro-meridionale e nelle isole, più rara al nord. Nella pagina
inferiore, dall'aspetto mimetico, è presente una
macchia bianca a forma
circa di L (abbastanza aperta). Ha due generazioni annuali. Lo sfarfallamento avviene da metà giugno a fine settembre.
Vanessa
io o occhio di pavone (Inachis io L.) farfalla diurna
della famiglia dei Ninfalidi. È una farfalla molto bella, dalla livrea rosso-mattone con quattro grandi macchie ocellari, una su
ciascuna delle ali anteriori e posteriori. Piuttosto diffusa, ha due generazioni annuali
e vola quasi tutto l'anno, a partire dall'inizio della primavera. I
bruchi vivono a gruppi sulle ortiche, mentre gli adulti si posano sui
fiori.
Zigena della filipendula
(Zygaena filipendulae L.) è una zigenide
(piccola falena ad abitudini di vita diurne, della famiglia degli Zigenidi)
diffusa e discretamente comune.
Questa zigenide si riconosce per: 1) le
ali anteriori di colore nero-azzurro con 6 macchie rosse prive di
contorno bianco; 2) le ali posteriori rosse (dello stesso colore delle
macchie già descritte) bordate di nero; 3) l'addome nero-azzurro; 4) le
antenne clavate.
Lo sfarfallamento avviene in estate (giugno-agosto).
La
caratteristica delle zigenidi è di contenere del veleno, un composto di cianuro
in quantità variabili: così, basta un piccolo
assaggio perché un uccello lo ricordi con dolore per tutta la vita.
L'idea funziona talmente bene che altri insetti hanno "adottato" i
colori di questa ed altre zigenidi, così gli uccelli li evitano
accuratamente, anche se le loro carni non sono per niente dannose.
La
pianta ospite della larva è il trifoglio giallo (Lotus corniculatus).
L'adulto ama posarsi sui fiori dei cardi e della scabiosa.
Dopo lo sfarfallamento è possibile trovare i resti dei bozzoli di consistenza
cartacea sulla pianta ospite.
Alcuni bruchi: riportiamo
di seguito le immagini di alcuni bruchi di farfalle o falene,
fotografati nel nostro territorio.
Dispari - Lymantria dispar, bruco della falena della famiglia dei
Limantriidi, ma anche una pupa della stessa specie, da cui l'adulto è
già uscito,
accanto alla pelle del bruco, unico suo resto quando si è impupato...
(fotografati lungo l'itinerario n. 1).
Malacosoma
castrensis, bruco della falena della famiglia dei
Lasiocampidi (spesso le falene di questa famiglia sono note con il nome
volgare di bombice).
Macaone (Papilio machaon L.), bruco della
farfalla diurna della
famiglia dei Papilionidi.
Sfinge del
convolvolo (Agrius convolvuli),
bruchi della falena della famiglia degli Sfingidi (1, 2, 3).
Si tratta di esemplari ormai maturi in cerca di un posto dove
sotterrarsi e impuparsi, pronti per la trasformazione da larva a pupa, cui seguirà la metamorfosi
allo stadio adulto, quello comunemente conosciuto come farfalla
(o falena).
P.S.: la distinzione tra farfalla e falena è in
effetti abbastanza artificiosa. Con il termine farfalla si indicano
usualmente i lepidotteri a vita diurna, mentre con falena quelli ad
abitudini preferibilmente notturne. Ricordiamo, tuttavia, subito
un'eccezione: le Zigene, falene con abitudini di
vita diurna.
Mantodea Ordine degli
Insetti comprendente 8 famiglie e 2.000 specie. Le Mantidi hanno alcune
caratteristiche comuni tra cui la testa triangolare, gli occhi rivolti
in avanti, le zampe anteriori modificate per essere particolarmente
idonee alla caccia, infatti si tratta di insetti abilissimi cacciatori.
Sono inoltre gli unici insetti capaci di "guardarsi alle spalle",
girando il capo. Tra le Famiglie di questo Ordine ricordiamo quella dei Mantidi
Famiglia di insetti carnivori e predatori, con antenne filiformi,
colorazione dal verde al marrone, alla quale appartiene la "famosa"
mantide religiosa,
insetto particolare e bellissimo che specialmente a fine estate è facile
vedere nelle nostre campagne. è
in questo periodo, infatti, che avviene l'accoppiamento, al
termine del quale, talvolta, la femmina uccide e divora il maschio, che
pare non temere il proprio infausto destino, non ribellandosi alla
"crudele" sorte.
Neuroptera Ordine
degli Insetti comprendente 27 famiglie e 4.000 specie. Hanno un apparato
boccale masticatore, grandi occhi composti, testa e torace uniti. Quando
sono posati, questi insetti ripiegano le due coppie di ali, circa di
pari dimensioni, al di sopra del corpo a mo' di tettuccio. Compiono una
metamorfosi completa e quasi tutte le specie cacciano dopo il tramonto.
In questo Ordine ricordiamo la Famiglia degli Ascalafidi,
in cui sono riunite di circa 450 specie di insetti. Si tratta di animali piuttosto grandi con ali di colore variabile dal bianco al
grigio, disegnate con venature scure. Il corpo può essere, a seconda
della specie, rosso-mattone, grigio o nero, di forma allungata con testa
pelosa e antenne molto lunghe, ingrossate alle estremità. Sono animali
attivi specialmente dopo il tramonto, facilmente attirati dalle luci,
catturano le prede in volo. Sono diffusi in tutto il mondo e prediligono
le regioni più calde, vivendo bene tra l'erba o nei boschi caldi e
secchi. Il
libelloide qui riportato è stato fotografo a Monte Caprile,
al margine del bosco.
Odonati
Ordine in cui sono accomunati gli insetti noti con il termine di libellule,
animali biologicamente legati all'ambiente acquatico: i giovani vivono infatti
nell'acqua, mentre gli adulti, seppure generalmente ottimi volatori,
tendono a rimanere sempre in prossimità di zone ricche di tale elemento,
come pozze, acquitrini, ecc. Sono insetti predatori divisi in due
sottordini, quello degli Anisotteri e quello degli Zigotteri.
I due sottordini si distinguono facilmente perché gli animali
appartenenti a quest'ultimo hanno le quattro ali eguali tra loro che in
condizione di riposo vengono richiuse indietro sull'addome. Nel primo,
invece, le ali rimangono aperte anche a risposo. Le ali anteriori,
inoltre, differiscono dalle posteriori. Nella foto è presentato un
adulto di
Sympetrum del sottordine degli Anisotteri. Una
curiosità i maschi del genere Sympetrum non abbandonano le
femmine dopo l'accoppiamento ma le accompagnano anche nel corso della
deposizione delle uova, uniti per il tramite dei cerci addominali.
Ortotteri
Ordine degli Insetti, diviso nel sottordine degli Ensiferi e in quello
dei Celiferi. Tutti gli ortotteri hanno la capacità di "cantare" con
quel suono che evoca sempre la bella stagione. Gli ortotteri sono
insetti terrestri, provvisti di zampe robuste, specialmente quelle
posteriori che rendono questi animali atti a saltare. L'epoca degli
accoppiamenti va, per molte Famiglie, da maggio a luglio ed è in questo periodo che i maschi
emettono il "suono" già ricordato. Tra gli Ortotteri
ricordiamo i grilli (della famiglia dei Grillidi del sottordine degli
Ensiferi), il grillotalpa (della famiglia dei Grillotalpidi del
sottordine degli Ensiferi), le cavallette (della famiglia dei
Tettigonidi del sottordine degli Ensiferi) e le locuste
(del sottordine dei Celiferi).
Ragni In questo caso parliamo di un ordine, quello degli Aranei, composto da 101 famiglie e
circa 40.000 specie. I rappresentanti di questo ordine si possono riconoscere per i caratteri generali che
li contraddistinguono e per la capacità di tessere ragnatele con fili
sericei che estrudono direttamente, per mezzo di organi presenti
nell'addome. Per riprodursi depongono delle uova in un sacco setoso,
che talune specie portano sino alla schiusa. Per nutrirsi, dopo avere
catturato la preda rimasta invischiata nella ragnatela, la
dissolvono utilizzando degli enzimi contenuti nei loro succhi gastrici:
ottengono in tal modo una sorta di liquido che risucchiano. I ragni si trovano in tutti
gli ambienti terrestri, dalle vette delle montagne fino ai deserti
torridi; non volano ma alcune specie possono utilizzare i fili che estrudono
per compiere
percorsi anche molto lunghi. Tra gli arbusti delle siepi delle nostre
campagne sarà facile scoprire tele
di ragno, come quella dell'argiope, di cui riconosceremo facilmente la
femmina per il caratteristico dorso giallo con ondulate striature
orizzontali nere
Scorpionidi Anche in
questo caso il nostro riferimento è un ordine, precisamente quello
degli Scorpiones. Questo appartiene al phylum degli Artropodi, il più
numeroso del regno animale, e costituisce il gruppo più antico degli
aracnidi. Tale ordine si distingue per il cefalotorace con quattro paia di zampe e
grossi pedipalpi con chela terminante a pinza. L'ultimo segmento della
"coda", caratteristicamente mobile, porta l'aculeo con una ghiandola
velenifera, usati per paralizzare la preda e per difesa. In tutti gli
scorpionidi, le uova si schiudono nel corpo della femmina e i giovani
sono portati sul dorso della madre fino alla prima muta. Lo scorpione,
qui riportato, è stato fotografato nella zona collinare di Trevi.
Zecche del
genere Ixodes, dell' Ordine degli Acari, sono parassiti di diverse specie d'animali, selvatici e
domestici, presenti, si può dire da sempre, nei territori alpini ed
appenninici, nelle aree di montagna e collina ed anche in pianura.
Solo da pochissimi anni, il primo caso in Italia è stato segnalato nel
1983, queste zecche hanno iniziato a trasmettere anche nella nostra
nazione una malattia conosciuta come Malattia di Lyme, il cui agente è
un batterio detto Borellia burgdorferi. Dalla Rivista del CAI (n.
78/1995)sappiamo che la malattia di Lyme si è sviluppata per certo in
soggetti punti da zecche in Liguria e nelle Alpi Orientali, ove la
borelliosi potrebbe essere stata importata tramite animali provenienti
dall'Europa Nord-Orientale, luoghi in cui la malattia sembrerebbe essere
endemica. Nel manualetto "Le zecche, la malattia di Lyme e l'Encefalite
da morso di zecca (TBE)" si legge che casi sono stati segnalati anche in
Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana. Attualmente non pare
esistere alcun motivo d'allarme nel nostro territorio. Tuttavia,
ricordando che "prevenire è meglio che curare", riteniamo
opportuno far conoscere a tutti gli escursionisti questo problema
sanitario, che, se ben affrontato, è di possibile soluzione. La malattia
di Lyme si presenta con dolori articolari, manifestazioni cutanee,
talora, con un progressivo interessamento anche del sistema nervoso e
del cuore. In pratica richiama sintomi simili a quelli prodotti da un
attacco influenzale. Le manifestazioni articolari si possono evidenziare
anche dopo due anni ed interessano soprattutto le ginocchia. La
Borellia si diffonde dal punto ove è avvenuta la puntura della zecca
dando luogo, ma non sempre, ad un'eruzione cutanea che può assumere la
caratteristica di una macchia rossa che si espande e risulta chiara al
centro. Si tratta del così detto Eritema Migrante. Può comparire
anche 25-40 giorni dopo la puntura e durare 9 settimane. Si risolve
spontaneamente (ma questo non vuol dire che l'infezione sia superata
positivamente) e si può ripresentare in altre parti del corpo. Si tratta
di sintomi non estremamente specifici, così che per giungere ad una
completa guarigione è necessario che la persona punta da zecca,
provveda ad informare tempestivamente il medico curante dell'accaduto,
per gli accertamenti e le misure del caso. La mancata precocità
della diagnosi può consentire al batterio imputato di arrecare danni
anche gravissimi, fino alla morte. È evidente che la puntura della zecca
non deve allarmare di per sé più di tanto, nel senso che non tutte le
zecche sono infette. Quindi, non sempre si sviluppano, a seguito di
puntura, la borelliosi di Lyme o altre malattie, trasmesse da questo
animale. Tuttavia è bene tenere a lungo sotto controllo la parte colpita
e ricordarsi, anche a distanza di tempo, fossero trascorsi pure due
anni, che si è stati punti da una zecca, per segnalarlo nella necessità
al medico curante. Ricordiamo che l'organismo impiega alcune settimane
per sviluppare la risposta immunitaria e, quindi, non è possibile
verificare la presenza della malattia di Lyme immediatamente dopo
l'avvenuto contagio. Secondo studi recenti, l'areale dell'Ixodes
ricinus, cioè della zecca imputata, è delimitato dalle isoterme +
15°, + 35°, con umidità relativa al suolo vicina alla saturazione e
quella dell'aria non inferiore all' 80%. In estate, le zone più
favorevoli per uno spiacevole "incontro - scontro" zecca - uomo sono i
boschi con ricco sottobosco. È evidente che sentieri ben curati
costituiscono un ottimo deterrente, ovviamente se gli escursionisti si
mantengono diligentemente lungo gli stessi. Ai fini preventivi, è
consigliabile usare abiti chiari che faranno risaltare adeguatamente il
colore scuro della zecca. Sono da evitare i classici pantaloni alla
zuava con calzettoni di lana, in quanto quest'ultimo materiale favorisce
l'adesione dell'animale e quindi la sua eventuale penetrazione nella
cute. A fine giornata, sarà bene procedere ad un'accurata ispezione del
corpo per evidenziare l'eventuale presenza dell'animale e fare la
doccia. Sostanze repellenti apposite, spruzzate sugli abiti, potranno
aiutare ad evitare il fastidioso attacco. Consultiamo in tal senso un
farmacista che potrà adeguatamente consigliarci. Ricordiamo che le parti
del corpo più "appetibili" sono le pieghe caldo-umide, quali ascelle ed
inguine. La puntura della zecca è indolore in quanto nella saliva
dell'animaletto è presente una sostanza anestetica che evita, almeno
all'inizio, la fastidiosa sensazione di prurito. Se ci dovessimo
accorgere che una zecca ci ha punti, lungi dal farci prendere dal
panico, sempre cattivo consigliere, è necessario estrarre l'animale
tutto intero, rostro boccale compreso. Per questo, sarà opportuno
cercare d'afferrare la zecca, con delle pinzette appuntite, il più
vicino possibile alla testa dell'animale ed alla nostra pelle. Quindi
agiremo mediante leggeri movimenti rotatori, effettuati tenendo ben
stretta la zecca con le pinzette. Aiutandoci con della vaselina (con cui
si spennellerà la parte colpita, aspettando alcuni minuti prima di
agire) faciliteremo l'uscita dell'intero animale, rostro compreso. Nel
caso in cui, pur avendo adottato tutte le dovute cautele, la zecca si
spezzerà e una parte dell'animale rimarrà nella pelle, sarà
assolutamente necessario ricorrere alle cure di un medico. Infine,
taluni sconsigliano di "facilitare" l'operazione sopra descritta
versando sulla zecca del materiale tipo olio, petrolio, alcool,
insetticidi, ecc. Questo perché il soffocamento prodotto da detti
materiali potrà produrre sull'animale, come primo effetto, un possibile
rigurgito di sangue dalla bestia all'uomo, facilitando, in definitiva
l'eventuale trasmissione della/e malattia/e. Dopo l'estrazione, che
ricordiamo deve essere completa, sarà necessario pulire e ben
disinfettare la ferita e se compaiono i sintomi, anche un semplice
rossore intorno alla puntura, andare subito dal medico. Il medico
andrà sempre consultato se non si è in regola o non si è mai fatta
un'idonea profilassi antitetanica, ma questo è d'obbligo per ogni
ferita, puntura o abrasione, anche per quella in apparenza più sciocca
ed insignificante. Dunque, in definitiva, è sempre meglio fare un
controllo da un medico. Terminiamo queste note con qualche notizia sulla
zecca. Il ciclo vitale di questo animaletto dura due anni, inizia a
primavera con la schiusa delle uova e la nascita della larva (1° stadio
vitale); nella seconda primavera avviene la trasformazione in una ninfa
ad otto zampe (2° stadio). Il ciclo termina con lo stadio adulto (3°),
nel corso del secondo autunno, quando le zecche, mature sessualmente, si
accoppiano e depongono le uova. Le zecche si nutrono del sangue dei
mammiferi una sola volta, durante ciascuno dei cicli vitali.
Pertanto, è relativamente improbabile il contagio dell'uomo da parte di
animali domestici, cani e gatti, in quanto una volta terminato il pasto,
la zecca si stacca e nel corso del medesimo ciclo vitale (ne abbiamo
descritti tre), non si riattacca. Lo stadio più pericoloso per l'uomo è
quello di ninfa: in questo stadio, primavera-estate, la zecca sembra
preferirci, mentre nello stadio di larva preferisce generalmente i
micromammiferi, in particolare i topi.
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