ALTRE INFORMAZIONI 


Una pubblicazione accurata, utile, stimolante. Una lettura piacevole e curiosa. Un punto di orgoglio per chi ama questo territorio...

continua>>


L'Italia ha un cuore verde: l'Umbria. L'umbria ha uno splendido punto panoramico, da dove lo sguardo si perde...

continua>>

 
 
 

 

Fumaria officinalis L., fumaria, o fumosterno, famiglia delle Papaveraceae - il nome del genere deriva dal termine latino "fumus" che richiama l'aspetto "fumoso" delle foglie grigio-verdi finemente pennatosette, in altre parole composte di più foglioline. Secondo la tradizione antica la fumaria non nascerebbe da un seme ma come emanazione della terra, quasi fosse un fumo vegetale. Nell'antichità, infatti, era nota con il termine di kapnos tes ges, tradotto poi in infumus terrae. Se la strappiamo dal suo substrato, le radici emanano un olezzo gassoso, un poco acre, che ricorda i vapori dell'acido nitrico. La pianta, nell'insieme, è molto ramificata. I fiori sono zigomorfi, quindi non raggiati e disposti secondo un piano unico di simmetria; le corolle sono rosato-porporine. S'incontra fino a circa m 900 s.l.m. d'altezza. Ha proprietà toniche, depurative e aperitive. E' ritenuta utile nella cura dell'ipertensione, tuttavia le qualità terapeutiche specifiche di questa pianta impongono che s'utilizzi solo sotto controllo medico. La fumaria è considerata simbolo della gelosia, sentimento ritenuto amaro e cattivo come il sapore di questa piantina che in Francia è conosciuta anche con il termine popolare di "fiele di terra". (Itinerario delle frazioni).

Papaver rhoeas L., papavero o rosolaccio, famiglia delle Papaveraceae - una volta questa pianta veniva usata dalla medicina popolare come calmante. È il papavero che tinge di rosso i campi alla fine della primavera, inizio dell'estate. La corolla è di grandi dimensioni, con quattro petali di colore rosso vivo, raramente bianco, e alla base una caratteristica macchia nera. La pianta si presenta rivestita di peli. Contiene un alcaloide, un colorante (nei fiori) e mucillagine. La capsula è glabra e rigonfia. Sembra che possieda proprietà sedative anche della tosse. Può tuttavia provocare nausea, vomito e, sembra, anche una leggera reazione di tipo febbrile. Il nome del genere deriva dalla lingua celtica ove il termine "papa" significa poltiglia. La tradizione vuole che una poltiglia di petali di papavero venisse, nei tempi antichi, mescolata alla pappa dei bimbi per favorirne il sonno (e lasciare così dormire i genitori), ma ovviamente questo è certamente un esempio da non seguire.
Simile al rhoeas è il Papaver dubium L., in cui la capsula è pure glabra, però clavata, cioè allungata, le foglie sono doppiamente pennate e manca la macchia scura alla base dei petali. Nei nostri prati possiamo incontrare inoltre un altro papavero, più piccolo e meno appariscente dei precedenti. Si presenta con i quattro petali rossi che non si sovrappongono e con la capsula clavata, pelosa. Si tratta del Papaver argemone L., papavero selvatico, dalle proprietà simili a quelle descritte. Il papavero si è diffuso praticamente ovunque con le colture (Itinerario delle frazioni).

 

 

 

Per facilitare il riconoscimento delle specie, per un migliore utilizzo delle schede da parte dei neofiti, abbiamo diviso le piante secondo i colori dei fiori. All'interno di ogni colore abbiamo schedato le famiglie in ordine alfabetico. Infine, abbiamo riportato separatamente le felci e le orchidee. All'interno di ogni famiglia abbiamo ordinato i generi e le specie, ancora una volta, per ordine alfabetico, riportando prima il termine scientifico, secondo la nomenclatura proposta in "Flora Italica" dello Zangheri, e quindi, evidenziato in celeste, il nome volgare.