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Calendula arvensis L., calendola dei campi o fiorrancio, famiglia delle Asteraceae - Il nome del genere deriva dal termine latino "calendae", ad indicare che questa pianta, dai fiori arancio e giallo-arancio, fiorisce tutto l'anno. Questa caratteristica ispirò a Pietro Gori, poeta della fine del 1800, i versi che riportiamo, tratti da "L'amore per i fiori": "... Perché costante segui a fiorire senza morire? Perché son simbolo di quanto è ordita quaggiù la vita..." La calendola è il fiore che colora i prati di pianura e collinari, i vigneti e gli oliveti, fino ad un'altezza di circa 600 m s.l.m., anche nei freddi mesi dell'inverno. Si apre al mattino per richiudersi al tramonto del sole: per questo motivo, nel medioevo era indicata con il nome di "sposa del sole". È una pianta annua, pelosa, fortemente odorosa. Ha foglie verde-chiaro, sessili e lanceolate in alto. I capolini sono isolati, con diametro di circa 2 cm. I frutti, gli acheni, sono aculeati e di diverse forme, più frequentemente a ferro di cavallo. In campo officinale è stata impiegata come sudorifera, risolutiva, antiscorbutica ed anche come purgativa. Si trovano anche forme coltivate di calendola, della specie Calendula officinalis L. cv. "hortensis". I capolini della cultivar hortensis, sempre di colore aranciato, raggiungono anche 5 cm di diametro. Gli acheni della specie calendula officinalis, polimorfi, sono in genere più semplicemente incurvati. La pianta è poco pelosa, con odore aromatico. Il prodotto omeopatico, tintura madre di calendula officinalis, seppure da utilizzare con cautela, è un potente disinfettante. La ricetta che riportiamo ci indica come utilizzare i boccioli di Calendula officinalis. Raccogliamo i boccioli, li laviamo e li lasciamo ben asciugare. Una volta asciutti, li disponiamo in un vaso, alternando uno strato di boccioli ed uno di sale grosso, premendo leggermente. Riempiamo in tal modo il contenitore e conserviamo in luogo asciutto. I boccioli così conservati potranno essere utilizzati aggiungendoli ai sughi o per guarnire. Ovviamente, prima di essere utilizzati, i boccioli andranno lavati abbondantemente per togliere l'eccesso di sale. Termineremo con una curiosità di meteorologia popolare: la tradizione ci ricorda che se di mattino troviamo chiusi i capolini di calendola probabilmente pioverà.

Helichrysum stoechas (L.) DC., elicriso , Helichrysum italicum (Roth) Don, semprevivo d'Italia, famiglia delle Asteraceae - si tratta di piante aromatiche, specie se strofinate. Il nome del genere deriva dal greco antico e significa "sole dorato", richiamando il colore giallo intenso dei piccoli capolini. La specie stoechas ha tomento non fittissimo, foglie piuttosto molli e strettissime. Ha, inoltre, capolini disposti in corimbi globosi, più o meno compatti. La specie italicum è pelosa, lignificata alla base, con odore penetrante, che per taluni risulta sgradevole. Le foglie sono lineari, grigiastre; quelle inferiori sono larghe al massimo un millimetro. I capolini, di forma cilindrica, sono racchiusi da squame. I rami ed i peduncoli sono, in genere, sottili e gracili. L'Helichrysum fiorisce dalla fine della primavera alla fine dell'estate. Una curiosità: le sommità fiorite, raccolte agli inizi della fioritura, essiccate in luogo asciutto, ombroso e ventilato, possono essere utilizzate per confezionare mazzi di fiori secchi. Il risultato è di alto valore decorativo, soprattutto per la persistenza del colore giallo dei capolini. Infine, proponiamo una ricetta erboristica per la cura dell'eczema: il decotto d'elicriso. Poniamo in infusione 6 grammi di cime fiorite d'elicriso d'Italia in un decilitro d'acqua. Utilizziamo il preparato per lavaggi oppure per compresse imbevute di decotto da applicare per circa 15 minuti sulla parte malata.

Inula conyza DC, enula, enula baccherina, o coniza, famiglia delle Asteraceae - Il nome del genere potrebbe derivare dal greco e significare "purificare". L'enula ha fusti un po' arrossati e foglie ovali, pubescenti, in particolare nella pagina inferiore. I capolini, riuniti in pannocchie, sono caratteristici: si presentano, cilindrici, con fiori tubulosi, di colore giallo-bruno. Gli acheni, lunghi circa 2 millimetri, hanno pappo rossastro. Per finire, ricordiamo che: fiorisce da giugno a settembre, ha odore penetrante e può essere usata come repellente contro gli insetti.

Lactuca serriola L., lattuga selvatica, famiglia delle Asteraceae - è una pianta, in genere, ispida. In particolare, le foglie sono dentato-spinulose, specialmente al disotto della nervatura mediana e ai margini. Il fusto è aculeato nella porzione inferiore (ma esiste una varietà glabra) o per l'intero sviluppo. Questa pianta può raggiungere l'altezza di un metro. Ha foglie abbraccianti, di solito erette. I fiori, lingulati, sono generalmente piccoli e numerosi. Le plantule, come noto, sono utilizzate come contorno. Si trova praticamente ovunque sino al piano collinare. Importante: attenzione a non confonderla con la Lactuca virosa L., lattuga velenosa. Questa pianta si presenta con aspetto ispido. Ha foglie lanceolate, più o meno intere, ma anche sinuato-dentate o sinuato-lobate, in genere con aculei nelle nervature inferiori. Le foglie, inoltre, sono anche abbraccianti, talora chiazzate di rosso, spinose al margine. Il fusto, eretto, è rossastro, ramoso alla sommità. I capolini fiorali sono riuniti in dense infiorescenze, ove se ne contano circa dieci, con lingule raggiate, di colore giallo chiaro. Fiorisce da giugno a settembre. Si può trovare sino a 1000 metri d'altezza. La lattuga velenosa produce un lattice che, disseccato, fornisce un medicamento ad azione ipnotica. È conosciuto come lattucario, contiene sostanze amare e tossiche. In passato era utilizzato come narcotico. In caso d'intossicazione compaiono vari sintomi, tra cui citiamo: aumento della traspirazione, vertigini, ronzio auricolare, sensazione di forte pressione al capo, accelerazione del battito cardiaco ed inoltre repentine cadute della pressione arteriosa.

Picris hieracioides L., lattaiola, famiglia delle Asteraceae - pianta pelosetta con fusti eretti, talora arrossati. Ha le foglie basali, appena dentate, riunite in rosetta e quelle superiori abbraccianti. I capolini dei fiori lingulati, di colore giallo intenso, sono raccolti in racemi lassi. Gli acheni, con pappo non persistente, hanno una forma che richiama quella del fuso. Il termine "picris" significa "amaro". Questa pianta è presente praticamente in tutta Europa, nelle discariche, negli incolti, lungo i sentieri, anche boschivi, fino al piano alpino. Fiorisce da giugno sino ad ottobre (Itinerario delle frazioni).

Scolymus hispanicus L., cardogna, famiglia delle Asteraceae - pianta dal fusto alato, con foglie pennatifide a margine aculeato. Ha capolini con squame dentate e fiori lingulati gialli. È comune in tutta l'Europa mediterranea (Itinerario delle frazioni).

Solidago virga-aurea L., verga d'oro, famiglia delle Asteraceae - si tratta di una pianta con fusto alto fino ad un metro. I fiori lingulati e tubulosi, di colore giallo oro, formano pannocchie piuttosto dense, con capolini di circa un centimetro di diametro ciascuno. Le foglie basali sono ovali e picciolate, con piccioli alati; quelle del fusto sono sessili e di forma lanceolata. Gli acheni sono cilindrici e con pappo. Questa pianta fiorisce da giugno ad ottobre ed è presente, fino al piano alpino, nei prati, nei pascoli, nei boschi. Il nome generico deriva dal latino "solidus" cioè "sano" o "robusto" e sta ad indicare le buone proprietà medicinali della verga d'oro; il nome specifico è legato al colore dorato delle infiorescenze. Questa pianta è diuretica e favorisce l'espulsione dei calcoli. La presenza di saponine e polifenoli confermano indirettamente tali caratteristiche. Un tempo la verga d'oro era somministrata ai bambini nella fase della dentizione. La medicina popolare riteneva in tal modo di poter evitare o, comunque, limitare i possibili problemi intestinali che talora si riscontrano in questo particolare periodo della crescita. L'uso esterno delle sommità fiorite aiuta nelle infiammazioni della bocca e della gola. In questo caso si possono fare gargarismi e sciacqui con un infuso di cime fiorite (6 g in 100 ml d'acqua). Ricordiamo ancora che un decotto di verga d'oro, ottenuto facendo bollire per alcuni secondi 30 grammi di cime fiorite in un litro d'acqua, aiuta a lenire i reumatismi e favorisce, altresì, la diuresi. Importante è lasciare il decotto in infusione per circa 5 minuti, poi filtrarlo e berlo lontano dai pasti. La dose raccomandata dagli erboristi è di 2 tazze ogni giorno (Itinerario delle frazioni).

Urospermum dalechampii (L.) Desf., lattaiolo, boccione maggiore, famiglia delle Asteraceae - si tratta di una pianta perenne con capolini che, alla fioritura, raggiungono anche cinque cm di diametro. I fiori lingulati sono di colore giallo zolfo, spesso con strie rossastre esterne. Le squame dell'involucro sono disposte su una serie unica. Le foglie basali sono pennatofesse, quelle cauline intere. La pianta è mollemente pelosa. I frutti sono oblunghi, ispidi, con becco e pappo, riconoscibile per l'aspetto piumoso ed il colore rosso-brunastro. La radice è nerastra. Il lattaiolo fiorisce, da aprile a luglio, negli incolti, nei campi, ai margini dei sentieri. Allo stesso genere, appartiene il boccione minore, Urospermum picroides (L.) Desf. Questa pianta è caratteristica per le foglie ispide ed aculeate, divise, pungenti. Quelle superiori sono amplessicauli. I capolini raggiungono, alla fioritura, 3 cm di diametro; sono isolati e costituiti da fiori lingulati gialli. I frutti sono ricurvi, nodosi, con pappo biancastro e becco lungo. La radice è fittonante. Cresce più o meno nei medesimi luoghi del boccione maggiore e fiorisce a partire da marzo (Itinerario delle frazioni).

 

 

 

Per facilitare il riconoscimento delle specie, per un migliore utilizzo delle schede da parte dei neofiti, abbiamo diviso le piante secondo i colori dei fiori. All'interno di ogni colore abbiamo schedato le famiglie in ordine alfabetico. Infine, abbiamo riportato separatamente le felci e le orchidee. All'interno di ogni famiglia abbiamo ordinato i generi e le specie, ancora una volta, per ordine alfabetico, riportando prima il termine scientifico, secondo la nomenclatura proposta in "Flora Italica" dello Zangheri, e quindi, evidenziato in celeste, il nome volgare.