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Thymus vulgaris L., timo, famiglia delle Labiatae - si tratta di una pianta a fusto legnoso, più o meno eretto, con aspetto di piccolo arbusto. Le foglie sottili, lunghe anche 9 mm, sono tomentose nella pagina inferiore. I fiori, da bianchi a rosei, hanno il labbro superiore intero e sono riuniti in spighette di varia lunghezza; quelli più grandi, con gli stami, sono i fiori maschili, i più piccoli, sono i femminili. Il frutto, un achenio situato all'interno del calice, è costituito da 4 semi ricoperti da un guscio di colore marrone. Quest'arbusto, che si riproduce anche per talea o divisione dei cespi, fiorisce dal mese di maggio. Il nome del genere richiama il penetrante profumo che emanano le varie specie che vi appartengono. Il termine "thymos" deriva da un verbo del greco antico che significa "fare sacrifici". Gli antichi, infatti, bruciavano questa pianta durante gli atti sacrificali. Lo scopo era quello di far giungere agli dei effluvi piacevoli, con la speranza, ovviamente, di renderseli amici. Il timo ha proprietà antisettiche e vermifughe. Per questo le carni aromatizzate con il timo resistono meglio e più a lungo alla putrefazione. In generale le sue proprietà conservanti lo rendono particolarmente utile per aromatizzare anche formaggi, marinate, salamoie e sottaceti. È molto utile nelle malattie da raffreddamento, quali influenze e bronchiti. In questo caso si consiglia un infuso ottenuto con 1,5 grammi di cime fiorite ed un decilitro d'acqua, eventualmente dolcificato con miele. Nel caso di problemi allo stomaco lo stesso infuso va bevuto amaro.

 

 

 

Per facilitare il riconoscimento delle specie, per un migliore utilizzo delle schede da parte dei neofiti, abbiamo diviso le piante secondo i colori dei fiori. All'interno di ogni colore abbiamo schedato le famiglie in ordine alfabetico. Infine, abbiamo riportato separatamente le felci e le orchidee. All'interno di ogni famiglia abbiamo ordinato i generi e le specie, ancora una volta, per ordine alfabetico, riportando prima il termine scientifico, secondo la nomenclatura proposta in "Flora Italica" dello Zangheri, e quindi, evidenziato in celeste, il nome volgare.