|
LA PIANTA |
|
|
ORGANI SOTTERRANEI |
|
|
INFIORESCENZE |
|
|
FOGLIE |
|
|
FORME |
|
|
Il fusto,
l'asse principale della pianta che porta le foglie e/o i fiori, può
essere di consistenza erbacea o legnosa. La pianta può morire in
autunno, dopo una sola stagione vegetativa (pianta annuale),
oppure dopo due (pianta biennale - in questo caso il primo anno
la pianta vegeta senza fiorire e solo nel secondo fiorisce e porta a
maturazione i semi), oppure può essere perenne. Anche nel caso di
una pianta perenne, il fusto può essere sia erbaceo (con la
pianta che muore dopo la dispersione dei semi per poi riprodursi e
tornare a fiorire, con un ciclo che si ripete per anni ed anni) sia
legnoso. Il fusto legnoso è detto tronco ed è tipico degli
alberi e degli arbusti.
Il fusto, in sezione, può essere cilindrico, se è un cerchio
semplice, o angoloso, se ha spigoli, o alato, se gli
spigoli hanno creste alate, o ancora solcato, se il fusto in
sezione si presenta come un insieme, piuttosto regolare, di concavità e
convessità.
Così come le foglie, anche il fusto può essere glabro, cioè senza
peli, oppure peloso. La
pelosità può essere: setolosa, con peli rigidi, spesso
pungenti; pubescente, con peli molli, sottili, disposti in ordine
sparso; tomentosa, con peli molli e fittamente intricati.
Gli stoloni sono
trasformazioni del fusto che possono crescere sia sopra che sotto il
terreno, possono mettere radici e possono determinare nuove piante,
dette piante figlie.
I bulbi sono fusti
sotterranei con foglie carnose. I
rizomi sono sempre fusti
sotterranei, però coperti di squame che hanno la funzione di accumulare
acqua e sostanze nutritive (di riserva). I
tuberi sono stoloni
ingrossati, ricchi di sostanze di riserva.
Il Fiore riunisce in sé
gli organi riproduttori. Le singole parti che lo compongono sono delle
modificazioni delle foglie, trasformate. L'insieme di queste è detto
perianzio che è costituito da tepali o da sepali e petali.
La parte maschile del fiore è costituita dagli stami; quella
femminile dai carpelli, riuniti a formare il pistillo. Lo
stame è costituito da un
filamento e da un'antera. L'antera è la parte sommitale
dello stame entro la quale troviamo il polline.
Il pistillo si suddivide
in ovario, stilo e stimma. In particolare
l'ovario può trovarsi sopra il perianzio, in tal caso è detto
supero, oppure al di sotto ed è detto infero. Se è in
posizione intermedia, è detto semiinfero.
In genere in un fiore si
riconoscono i sepali esterni (di solito, ma non sempre, di colore verde)
e i petali interni (bianchi o variamente colorati). I sepali spesso
assolvono alla funzione di proteggere il bocciolo. Se questi elementi
non si differenziano tra loro sono detti tepali e il loro insieme
è indicato come perigonio.
L'unione dei sepali forma il calice; l'insieme dei petali
costituisce la corolla. I sepali, così come i petali, possono
essere liberi o più o meno saldati. La parte saldata è detta tubo,
con denti o lobi o lacinie liberi.
Talora alla base dei petali troviamo uno sperone, che è un
prolungamento a forma di tubicino, all'interno del quale vi è il nettare
(ricordiamo ad esempio l'erba speronella - Consolida regalis.
Talvolta il calice, che come detto avvolge la corolla, è a sua volta
avvolto da brattee. Queste, talora, sono unite a formare un
calicetto detto emicalice.
Il fiore quando ha più di due piani simmetrici, è detto a simmetria
raggiata (ad esempio il fiore della camomilla del tintore). Se il
fiore ha un solo piano di simmetria è detto zigomorfo (ad esempio
il fiore dell'erba viperina). Lo zigomorfo può avere due labbri: in tal
caso è definito bilabiato (ad esempio il fiore della ginestra).
L'infiorescenza è
l'insieme degli assi che portano i fiori. Le infiore-scenze sono
classificate in base alla forma. L'infiorescenza a racemo (1) o a
grappolo (esempio tipico quella dell'aconito napello) è costituita da
fiori sorretti da peduncoli, non ramificati. Quando il racemo è
complesso, i rami laterali multiflori, si parla di pannocchia
(2).
L'infiorescenza a spiga (3) (come esempio, ricordiamo quella
della verbena o quella del tasso - barbasso) ha fiori senza peduncolo,
inseriti direttamente sull'asse. L'infiorescenza ad ombrella (4)
(semplice o composta) è costituita da fiori retti da peduncoli che hanno
circa la stessa lunghezza e partono dallo stesso punto (come ad esempio
quella della Daucus carota, o carota dei campi). Il capolino
(si veda, ad esempio, il soffione - Taraxacum officinale o anche
la barba di becco, in entrambi i casi i fiori sono ligulati) è composto
da numerosi fiori, con peduncolo breve o mancante, inseriti sulla
terminazione espansa dell'asse principale (detto ricettacolo).
Le foglie sono organi
verdi e appiattiti. La foglia, con il ciclo della fotosintesi
clorofilliana, produce zuccheri ed amidi, indispensabili per la vita
della pianta, ricavandoli da acqua e aria (in particolare dall'anidride
carbonica), per mezzo della luce solare.
Le foglie sono appendici laterali del fusto. Se due foglie nascono sullo
stesso piano, praticamente dalla intersezione di questo sul fusto (tale
intersezione è detta nodo) si dicono opposte (D) (come nei
marrubi o nella verbena); se, invece, si trovano su piani diversi, si
dicono alterne (C) (come ad esempio nella camomilla del tintore,
nel giusquiamo, nel millefoglie - Achillea millefolium). Quando
su uno stesso piano troviamo tre o più foglie, queste si dicono
verticillate (E) (come in tutte le rubiacee, quali sono il caglio
bianco - Galium album, l'asperula - Galium odoratum,
entrambi con fiori bianchi, e il caglio zolfino - Galium verum,
con fiori gialli).
Le foglie possono essere semplici (A) o composte (B).
Queste ultime sono costituite in pratica da più parti simili tra loro.
Le foglie composte si dicono pennate (B) (come quelle del
terebinto e dell'ailanto) se sono costituite da foglioline inserite
regolarmente ai lati del prolungamento del picciolo, che è detta
rachide.
Le foglie pennate si dicono pennatofesse quando hanno divisioni
laterali che arrivano alla metà tra il margine e la nervatura mediana.
Sono dette pennatopartite (F) (vedasi ad esempio le foglie
dell'erba dei porri), quando hanno divisioni laterali profonde circa due
terzi della larghezza del lembo; pennatosette (come quelle della
fumaria o quelle, bipennatosette, dell'aquilegia), quando hanno
divisioni laterali profonde almeno tre quarti o più. Le foglie, quando
presentano una divisione che le fa assomigliare al palmo di una mano, si
dicono palmate (anche per queste si usano le definizioni
ulteriori di palmatopartite G e palmatosette H). Le foglie
possono essere attaccate al fusto con un picciolo e sono dette
picciolate (I) (come quelle del cocomero asinino o quelle inferiori
dell'erba dei porri), oppure senza picciolo. In questo caso riconosciamo
foglie sessili (L) (come le foglie superiori dell'erba dei porri
o anche del fiorrancio - calendola dei campi), quando l'attaccatura è
attenuata, oppure amplessicauli (M), quando avvolgono il fusto
stesso. Se in corrispondenza dell'attaccatura al fusto sono presenti,
lateralmente, delle appendici, le foglie sono dette auricolate.
Le indichiamo come perfogliate e connate (N) quando l'attaccatura
è tale che pare che il fusto nasca proprio attraverso la stessa foglia.
Le definiamo decorrenti (O) quando le stesse sono attaccate al
fusto per un buon tratto in lunghezza (esempio tipico le foglie della
Symphytum officinale, consolida maggiore).
Le foglie possono avere diverse
forme. Tra queste ricordiamo la lineare (P), la
lanceolata (Q) (ricordiamo quelle della consolida maggiore, quelle
della pervinca minore, quelle superiori della calendola dei campi), l'ellittica
(R), l'ovata (S), la reniforme (T), la sagittata
(U) (che ricorda nella forma una freccia). La differenza tra l'ellittica
e l'ovata è che quest'ultima termina più a punta. Analoga è la
differenza tra la lineare e la lanceolata.
Il margine della foglia
può essere intero, cioè liscio, oppure crenato, cioè con
denti arrotondati, oppure seghettato, o ancora dentato,
cioè con successioni concave, convesse, con le convessità che terminano
praticamente a punta. È detto sinuato, quando le successioni sono
semplicemente concavo - convesse; lobato, quando il margine
assomiglia ai denti di un pettine, più o meno inclinati (ad es. nelle
foglie della roverella e del cerro).
Il frutto protegge i semi
fino alla maturazione e spesso possiede in sé opportuni dispositivi di
disseminazione. Si definiscono deiscenti, i frutti che si aprono
liberando i semi. Tra questi ricordiamo le capsule (1), tipo silique
e siliquette, delle crucifere (citiamo tra tutti quello della
borsa del pastore) e i legumi (2) delle leguminose (ad esempio
quello della ginestra). Indeiscenti sono detti i frutti che non
si aprono per disperdere i semi, ma sono loro stessi disseminati
direttamente con i semi.
Tra questi ricordiamo la noce (3), con l'esterno legnoso; l'achenio
(ad es. della calendola), con l'esterno non legnoso; la drupa (4)
(come la ciliegia), in cui il pericarpo è carnoso all'esterno e legnoso
all'interno. La bacca (5) (come il mirtillo) in cui il pericarpo
è interamente carnoso.
I frutti indeiscenti hanno spesso dei dispositivi per favorire la
disseminazione dei semi, come ad esempio le espansioni alate delle
samare (6) (come quelle degli aceri), o le appendici piumose o
pelose del pappo (7) (ricordiamo i frutti dei soffioni e delle
barbe di becco - Tragopogon sp.).
Le galle sono
protuberanze delle piante, dovute ad un fenomeno di difesa messo in atto
dalla vegetazione contro gli attacchi di insetti o di funghi. Quando
viene colpita la corteccia, la galla è legnosa (molto frequente in tutte
le specie quercine).
Le principali sostanze tossiche
delle piante sono i glicosidi, le saponine, gli
alcaloidi, gli oli essenziali. I glicosidi sono
sostanze che venivano usate, un tempo, nella medicina popolare, per
l'effetto stimolante sul muscolo cardiaco. Si tratta di sostanze
chimiche composte di una parte zuccherina (come il glucosio, il
galattosio, ecc.) e di una parte non zuccherina detta aglicone.
Taluni glicosidi sono praticamente indispensabili nella cura di alcune
malattie cardiache, tuttavia in caso di dosaggi errati provocano
avvelenamenti. Le saponine hanno una composizione simile a quella
dei glicosidi, da cui si distinguono perché danno una schiuma saponosa
quando vengono disciolte in acqua. Si tratta di sostanze molto
pericolose in quanto, per contatto, svolgono un'azione distruttiva nei
confronti dei globuli rossi del sangue. Gli alcaloidi sono delle
sostanze che da un punto di vista chimico contengono azoto, determinano
reazioni alcaline e sono pericolosi per la violenta azione che
esercitano sul metabolismo animale. Sono contenuti in circa 4.000 specie
vegetali e tra le famiglie che non ne contengono ricordiamo le
rosacee e le labiate. Gli oli essenziali, infine, sono sostanze
oleose, chimicamente molto complesse, praticamente insolubili in acqua.
Quando vengono esposte all'aria assumono rapidamente una consistenza
resinosa. Gli oli essenziali producono effetti benefici per l'organismo,
tra cui un'azione espettorante, digestiva, disinfettante. Tuttavia, se
ingeriti possono determinare gravi danni a carico del rene, del tubo
digerente, delle vie urinarie, ecc. Se vogliamo
portare nello zaino un agile manualetto che ci consenta di identificare
piuttosto facilmente molte delle piante che avremo modo di incontrare
lungo il nostro cammino, suggeriamo quattro opere citate in
bibliografia. Per
le nostre escursioni montane:
"GUIDA AI FIORI D'EUROPA" - OLEG POLUNIN - VER. IT. A CURA DI BRUNO
PEYRONEL - ZANICHELLI ED. - BOLOGNA 1974 Per le
nostre escursioni in collina e pianura:
"ERBE DI CAMPI E PRATI" - GUALTIERO SIMONETTI E MARTA WATSCHINGHER -
GUIDE PRATICHE MONDADORI - ED. MONDADORI - I ED. AGGIORNATA APRILE 1994
Per gli alberi e gli arbusti:
"GUIDA AGLI ALBERI ED ARBUSTI D'EUROPA" - OLEG POLUNIN - DISEGNI DI
BARBARA EVERARD - ZANICHELLI ED. - BOLOGNA 1987 - RISTAMPA
Se vogliamo un manualetto piccolo, piccolo, che sta comodamente in un
taschino:
"ALBERI" - I TASCABILI DELLA NATURA - DAVID MORE E ALASTAIR FITTER -
ED. COLLINS, A. VALLARDI - 1990 Per saperne di più
sulle piante velenose indichiamo un'altra opera citata in
bibliografia:
"PIANTE VELENOSE" - FRANTISEK STARY CON ILLUSTRAZ. DI ZEDNECK BERGER
- IST. GEOGRAFICO DE AGOSTINI - NOVARA 1987
Infine, se vogliamo uno testo di validità assoluta per la determinazione
delle piante, usato anche dai botanici, ricordiamo un testo
universitario classico:
"FLORA ITALICA" - PIETRO ZANGHERI - VOLL. 1 E 2 - CEDAM PADOVA 1976
Per terminare citiamo un testo utilizzato a lungo nei corsi di botanica,
in parte superato dalle ultime classificazioni. Lo vogliamo suggerire
agli interessati se non altro per lo stupendo volume iconografico che,
seppure con disegni in bianco e nero, a nostro avviso è un classico che
non può mancare in una fornita biblioteca di botanica:
"NUOVA FLORA ANALITICA D'ITALIA" - ADRIANO FIORI - VOLL. 1 E 2 -
EDAGRICOLE - BOLOGNA 1984 - III RISTAMPA ANASTATICA
"ICONOGRAPHIA FLORAE ITALICAE"- ADRIANO FIORI - EDAGRICOLE - BOLOGNA
1981 - III RISTAMPA ANASTATICA |
|