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L'Italia ha un cuore verde: l'Umbria. L'umbria ha uno splendido punto panoramico, da dove lo sguardo si perde...

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LA PIANTA

 

ORGANI SOTTERRANEI

 

INFIORESCENZE

 

FOGLIE

 

FORME

 

Il fusto, l'asse principale della pianta che porta le foglie e/o i fiori, può essere di consistenza erbacea o legnosa. La pianta può morire in autunno, dopo una sola stagione vegetativa (pianta annuale), oppure dopo due (pianta biennale - in questo caso il primo anno la pianta vegeta senza fiorire e solo nel secondo fiorisce e porta a maturazione i semi), oppure può essere perenne. Anche nel caso di una pianta perenne, il fusto può essere sia erbaceo (con la pianta che muore dopo la dispersione dei semi per poi riprodursi e tornare a fiorire, con un ciclo che si ripete per anni ed anni) sia legnoso. Il fusto legnoso è detto tronco ed è tipico degli alberi e degli arbusti.
Il fusto, in sezione, può essere cilindrico, se è un cerchio semplice, o angoloso, se ha spigoli, o alato, se gli spigoli hanno creste alate, o ancora solcato, se il fusto in sezione si presenta come un insieme, piuttosto regolare, di concavità e convessità.
Così come le foglie, anche il fusto può essere glabro, cioè senza peli, oppure peloso. La pelosità può essere: setolosa, con peli rigidi, spesso pungenti; pubescente, con peli molli, sottili, disposti in ordine sparso; tomentosa, con peli molli e fittamente intricati.
Gli stoloni sono trasformazioni del fusto che possono crescere sia sopra che sotto il terreno, possono mettere radici e possono determinare nuove piante, dette piante figlie.
I bulbi sono fusti sotterranei con foglie carnose. I rizomi sono sempre fusti sotterranei, però coperti di squame che hanno la funzione di accumulare acqua e sostanze nutritive (di riserva). I tuberi sono stoloni ingrossati, ricchi di sostanze di riserva.

Il Fiore riunisce in sé gli organi riproduttori. Le singole parti che lo compongono sono delle modificazioni delle foglie, trasformate. L'insieme di queste è detto perianzio che è costituito da tepali o da sepali e petali. La parte maschile del fiore è costituita dagli stami; quella femminile dai carpelli, riuniti a formare il pistillo. Lo stame è costituito da un filamento e da un'antera. L'antera è la parte sommitale dello stame entro la quale troviamo il polline.
Il pistillo si suddivide in ovario, stilo e stimma. In particolare l'ovario può trovarsi sopra il perianzio, in tal caso è detto supero, oppure al di sotto ed è detto infero. Se è in posizione intermedia, è detto semiinfero.
In genere in un fiore si riconoscono i sepali esterni (di solito, ma non sempre, di colore verde) e i petali interni (bianchi o variamente colorati). I sepali spesso assolvono alla funzione di proteggere il bocciolo. Se questi elementi non si differenziano tra loro sono detti tepali e il loro insieme è indicato come perigonio.
L'unione dei sepali forma il calice; l'insieme dei petali costituisce la corolla. I sepali, così come i petali, possono essere liberi o più o meno saldati. La parte saldata è detta tubo, con denti o lobi o lacinie liberi.
Talora alla base dei petali troviamo uno sperone, che è un prolungamento a forma di tubicino, all'interno del quale vi è il nettare (ricordiamo ad esempio l'erba speronella - Consolida regalis.
Talvolta il calice, che come detto avvolge la corolla, è a sua volta avvolto da brattee. Queste, talora, sono unite a formare un calicetto detto emicalice.
Il fiore quando ha più di due piani simmetrici, è detto a simmetria raggiata (ad esempio il fiore della camomilla del tintore). Se il fiore ha un solo piano di simmetria è detto zigomorfo (ad esempio il fiore dell'erba viperina). Lo zigomorfo può avere due labbri: in tal caso è definito bilabiato (ad esempio il fiore della ginestra).
L'infiorescenza è l'insieme degli assi che portano i fiori. Le infiore-scenze sono classificate in base alla forma. L'infiorescenza a racemo (1) o a grappolo (esempio tipico quella dell'aconito napello) è costituita da fiori sorretti da peduncoli, non ramificati. Quando il racemo è complesso, i rami laterali multiflori, si parla di pannocchia (2).
L'infiorescenza a spiga (3) (come esempio, ricordiamo quella della verbena o quella del tasso - barbasso) ha fiori senza peduncolo, inseriti direttamente sull'asse. L'infiorescenza ad ombrella (4) (semplice o composta) è costituita da fiori retti da peduncoli che hanno circa la stessa lunghezza e partono dallo stesso punto (come ad esempio quella della Daucus carota, o carota dei campi). Il capolino (si veda, ad esempio, il soffione - Taraxacum officinale o anche la barba di becco, in entrambi i casi i fiori sono ligulati) è composto da numerosi fiori, con peduncolo breve o mancante, inseriti sulla terminazione espansa dell'asse principale (detto ricettacolo).
Le foglie sono organi verdi e appiattiti. La foglia, con il ciclo della fotosintesi clorofilliana, produce zuccheri ed amidi, indispensabili per la vita della pianta, ricavandoli da acqua e aria (in particolare dall'anidride carbonica), per mezzo della luce solare.
Le foglie sono appendici laterali del fusto. Se due foglie nascono sullo stesso piano, praticamente dalla intersezione di questo sul fusto (tale intersezione è detta nodo) si dicono opposte (D) (come nei marrubi o nella verbena); se, invece, si trovano su piani diversi, si dicono alterne (C) (come ad esempio nella camomilla del tintore, nel giusquiamo, nel millefoglie - Achillea millefolium). Quando su uno stesso piano troviamo tre o più foglie, queste si dicono verticillate (E) (come in tutte le rubiacee, quali sono il caglio bianco - Galium album, l'asperula - Galium odoratum, entrambi con fiori bianchi, e il caglio zolfino - Galium verum, con fiori gialli).
Le foglie possono essere semplici (A) o composte (B). Queste ultime sono costituite in pratica da più parti simili tra loro. Le foglie composte si dicono pennate (B) (come quelle del terebinto e dell'ailanto) se sono costituite da foglioline inserite regolarmente ai lati del prolungamento del picciolo, che è detta rachide.
Le foglie pennate si dicono pennatofesse quando hanno divisioni laterali che arrivano alla metà tra il margine e la nervatura mediana. Sono dette pennatopartite (F) (vedasi ad esempio le foglie dell'erba dei porri), quando hanno divisioni laterali profonde circa due terzi della larghezza del lembo; pennatosette (come quelle della fumaria o quelle, bipennatosette, dell'aquilegia), quando hanno divisioni laterali profonde almeno tre quarti o più. Le foglie, quando presentano una divisione che le fa assomigliare al palmo di una mano, si dicono palmate (anche per queste si usano le definizioni ulteriori di palmatopartite G e palmatosette H). Le foglie possono essere attaccate al fusto con un picciolo e sono dette picciolate (I) (come quelle del cocomero asinino o quelle inferiori dell'erba dei porri), oppure senza picciolo. In questo caso riconosciamo foglie sessili (L) (come le foglie superiori dell'erba dei porri o anche del fiorrancio - calendola dei campi), quando l'attaccatura è attenuata, oppure amplessicauli (M), quando avvolgono il fusto stesso. Se in corrispondenza dell'attaccatura al fusto sono presenti, lateralmente, delle appendici, le foglie sono dette auricolate.
Le indichiamo come perfogliate e connate (N) quando l'attaccatura è tale che pare che il fusto nasca proprio attraverso la stessa foglia. Le definiamo decorrenti (O) quando le stesse sono attaccate al fusto per un buon tratto in lunghezza (esempio tipico le foglie della Symphytum officinale, consolida maggiore).
Le foglie possono avere diverse forme. Tra queste ricordiamo la lineare (P), la lanceolata (Q) (ricordiamo quelle della consolida maggiore, quelle della pervinca minore, quelle superiori della calendola dei campi), l'ellittica (R), l'ovata (S), la reniforme (T), la sagittata (U) (che ricorda nella forma una freccia). La differenza tra l'ellittica e l'ovata è che quest'ultima termina più a punta. Analoga è la differenza tra la lineare e la lanceolata.
Il margine della foglia può essere intero, cioè liscio, oppure crenato, cioè con denti arrotondati, oppure seghettato, o ancora dentato, cioè con successioni concave, convesse, con le convessità che terminano praticamente a punta. È detto sinuato, quando le successioni sono semplicemente concavo - convesse; lobato, quando il margine assomiglia ai denti di un pettine, più o meno inclinati (ad es. nelle foglie della roverella e del cerro).

Il frutto protegge i semi fino alla maturazione e spesso possiede in sé opportuni dispositivi di disseminazione. Si definiscono deiscenti, i frutti che si aprono liberando i semi. Tra questi ricordiamo le capsule (1), tipo silique e siliquette, delle crucifere (citiamo tra tutti quello della borsa del pastore) e i legumi (2) delle leguminose (ad esempio quello della ginestra). Indeiscenti sono detti i frutti che non si aprono per disperdere i semi, ma sono loro stessi disseminati direttamente con i semi.
Tra questi ricordiamo la noce (3), con l'esterno legnoso; l'achenio (ad es. della calendola), con l'esterno non legnoso; la drupa (4) (come la ciliegia), in cui il pericarpo è carnoso all'esterno e legnoso all'interno. La bacca (5) (come il mirtillo) in cui il pericarpo è interamente carnoso.
I frutti indeiscenti hanno spesso dei dispositivi per favorire la disseminazione dei semi, come ad esempio le espansioni alate delle samare (6) (come quelle degli aceri), o le appendici piumose o pelose del pappo (7) (ricordiamo i frutti dei soffioni e delle barbe di becco - Tragopogon sp.).
Le galle sono protuberanze delle piante, dovute ad un fenomeno di difesa messo in atto dalla vegetazione contro gli attacchi di insetti o di funghi. Quando viene colpita la corteccia, la galla è legnosa (molto frequente in tutte le specie quercine).
Le principali sostanze tossiche delle piante sono i glicosidi, le saponine, gli alcaloidi, gli oli essenziali. I glicosidi sono sostanze che venivano usate, un tempo, nella medicina popolare, per l'effetto stimolante sul muscolo cardiaco. Si tratta di sostanze chimiche composte di una parte zuccherina (come il glucosio, il galattosio, ecc.) e di una parte non zuccherina detta aglicone. Taluni glicosidi sono praticamente indispensabili nella cura di alcune malattie cardiache, tuttavia in caso di dosaggi errati provocano avvelenamenti. Le saponine hanno una composizione simile a quella dei glicosidi, da cui si distinguono perché danno una schiuma saponosa quando vengono disciolte in acqua. Si tratta di sostanze molto pericolose in quanto, per contatto, svolgono un'azione distruttiva nei confronti dei globuli rossi del sangue. Gli alcaloidi sono delle sostanze che da un punto di vista chimico contengono azoto, determinano reazioni alcaline e sono pericolosi per la violenta azione che esercitano sul metabolismo animale. Sono contenuti in circa 4.000 specie vegetali e tra le famiglie che non ne contengono ricordiamo le rosacee e le labiate. Gli oli essenziali, infine, sono sostanze oleose, chimicamente molto complesse, praticamente insolubili in acqua. Quando vengono esposte all'aria assumono rapidamente una consistenza resinosa. Gli oli essenziali producono effetti benefici per l'organismo, tra cui un'azione espettorante, digestiva, disinfettante. Tuttavia, se ingeriti possono determinare gravi danni a carico del rene, del tubo digerente, delle vie urinarie, ecc.

Se vogliamo portare nello zaino un agile manualetto che ci consenta di identificare piuttosto facilmente molte delle piante che avremo modo di incontrare lungo il nostro cammino, suggeriamo quattro opere citate in bibliografia.

Per le nostre escursioni montane:

"GUIDA AI FIORI D'EUROPA" - OLEG POLUNIN - VER. IT. A CURA DI BRUNO PEYRONEL - ZANICHELLI ED. - BOLOGNA 1974

Per le nostre escursioni in collina e pianura:

"ERBE DI CAMPI E PRATI" - GUALTIERO SIMONETTI E MARTA WATSCHINGHER - GUIDE PRATICHE MONDADORI - ED. MONDADORI - I ED. AGGIORNATA APRILE 1994

Per gli alberi e gli arbusti:

"GUIDA AGLI ALBERI ED ARBUSTI D'EUROPA" - OLEG POLUNIN - DISEGNI DI BARBARA EVERARD - ZANICHELLI ED. - BOLOGNA 1987 - RISTAMPA

Se vogliamo un manualetto piccolo, piccolo, che sta comodamente in un taschino:

"ALBERI" - I TASCABILI DELLA NATURA - DAVID MORE E ALASTAIR FITTER - ED. COLLINS, A. VALLARDI - 1990

Per saperne di più sulle piante velenose indichiamo un'altra opera citata in bibliografia:

"PIANTE VELENOSE" - FRANTISEK STARY CON ILLUSTRAZ. DI ZEDNECK BERGER - IST. GEOGRAFICO DE AGOSTINI - NOVARA 1987

Infine, se vogliamo uno testo di validità assoluta per la determinazione delle piante, usato anche dai botanici, ricordiamo un testo universitario classico:

"FLORA ITALICA" - PIETRO ZANGHERI - VOLL. 1 E 2 - CEDAM PADOVA 1976

Per terminare citiamo un testo utilizzato a lungo nei corsi di botanica, in parte superato dalle ultime classificazioni. Lo vogliamo suggerire agli interessati se non altro per lo stupendo volume iconografico che, seppure con disegni in bianco e nero, a nostro avviso è un classico che non può mancare in una fornita biblioteca di botanica:

"NUOVA FLORA ANALITICA D'ITALIA" - ADRIANO FIORI - VOLL. 1 E 2 - EDAGRICOLE - BOLOGNA 1984 - III RISTAMPA ANASTATICA
"ICONOGRAPHIA FLORAE ITALICAE"- ADRIANO FIORI - EDAGRICOLE - BOLOGNA 1981 - III RISTAMPA ANASTATICA