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Praerycites Venturi, 1981
Specie tipo: Praerycites seranensis Venturi, 1981 N.B.: il taxon è molto importante perché esclusivo e tipico dell'area italiana. Tassonomia: Ammonoidea, Ammonitida, Hammatoceratoidea, Hammotoceratidae, Hammatoceratinae (oppure Rarenodini). La diagnosi è basata prevalentemente sulla specie tipo, da Venturi e Ferri:
(Linea di sutura dell'olotipo di Praerycites seranensis Venturi, immagine dell'originale conservato nella bacheca, ubicata nella palazzina di Geologia, Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Perugia) L'esemplare tipo del genere, proveniente da Piano Pozzo (versante sud del M. Serano), è esposto nell'aula laboratorio della palazzina di Geologia, annessa al Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Perugia; nella stessa teca è esposto anche il tipo di Rarenodia.
(Linea di sutura di Rarenodia sp., immagine dell'originale conservato nella bacheca, ubicata nella palazzina di Geologia, Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Perugia)
(Praerycites seranensis, esemplare tipo trovato in un affioramento di Rosso Ammonitico in loc. Piano Pozzo, versante sud del Monte Serano - collezione Università degli Studi di Perugia)
Il
genere Praerycites costituisce un esempio importante per
valutare l'interesse paleogeografico degli ammoniti, fossili di
molluschi marini paleo e mesozoici.
Questo genere insieme a Rarenodia (il cui esemplare tipo del genere proviene dai monti della Valnerina) rappresenta sicuramente una sottofamiglia (Rarenodini) della provincia nordafricana italiana, greca e forse turca (Venturi, 2003, 2004). Dall'esame biostratigrafico di numerose successioni, tetidee prima e mondiali dopo, emerge che gli Hammatoceratoidea sono molto diffusi a partire dal Toarciano superiore e solamente nell'area tetidea mediterranea sono presenti già dal Toarciano inferiore.
La motivazione più plausibile è di natura paleogeografica: si considera che il nostro bacino non sia stato in comunicazione con gli altri limitrofi a causa di soglie rilevate. Queste non avrebbero permesso il passaggio di faune marine di media profondità, ma lo avrebbero consentito a faune marine di bassa profondità, come gli Hildoceratidae. Ciò non toglie che la spiegazione possa essere di natura biologica e connessa con la strategia riproduttiva.
Escludendo, momentaneamente, quest'ultima ipotesi, quella paleogeografica di De Wever
durante il Toarciano appoggerebbe la difficoltà dello scambio faunistico, dando l'idea che l'ambiente mediterraneo di pertinenza
nord-africana fosse ben separato, tramite piattaforme, dal mare
oceanico (Tetide s. s.) orientale, e da quello boreale tramite
barriera ecologica.
(Bacheca con esemplare tipo di Praerycites seranensis, ubicata nella palazzina di Geologia, Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Perugia)
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www.treviambiente.it - collaborazione scientifica Federico Venturi Professore associato di Paleontologia - Università degli Studi di Perugia |