PATRIARCA VERDE PERDUTO
IL POST SULLA NOSTRA PAGINA FB | L'ALBERO DELLA CROCE
Quella di oggi è la storia di un grande albero… che forse non c’è più. Un vecchio salice che vegeta (o forse più correttamente dovremmo dire… vegetava [almeno come… monumento arboreo]!) maestoso e imponente non lontano dal bivio per Curasci, provenendo da Verchiano: «Il posto è veramente molto bello e quella radura ‘annuncia’ grandi e suggestivi itinerari (poco distante è la Selva di Civitella, per esempio; ma raggiunta la sella si può arrivare anche a Croce di Roccafranca, a San Salvatore, a Caposommiggiale, e da qui scendere al Soglio per il Beato Giolo, aggirando il Monte Jugo)» così l’amico Angelo Velatta ce lo descrisse, segnalandocelo per il progetto ‘Patriarchi Verdi’.
Un giorno, Maria Vittoria, insegnante di scuola primaria dell’Istituto comprensivo di Casenove, ci invitò a parlare di ‘Grandi Alberi’ per un progetto dal bel titolo evocativo ‘In mezzo scorre il fiume Menotre’; un progetto unico e speciale che ha avuto una felicissima conclusione con la stampa di un libro interessantissimo scritto a tante mani e con grande competenza e tanto amore: da Maria Vittoria, dalle altre insegnanti e da tanti bambini ‘in gambissima’ di quell’Istituto comprensivo…
Così, con Maria Vittoria organizzammo un incontro in classe che, bontà loro, ha suscitato un grande interesse nei bambini; qualche ora trascorsa insieme parlando di patriarchi verdi, misurando i futuri ‘grandi alberi’ che vegetano nei pressi della scuola, osservando una fetta del tronco di un vecchio albero ormai abbattuto con l’idea di contarne gli anelli e stimarne (pressappoco) l’età. Dopo qualche mese un nuovo incontro e un’uscita tra Casenove, Rasiglia (Madonna delle Grazie), Verchiano e Curasci: una bella occasione per condividere l’esperienza di incontrare ‘dal vivo’ i grandi alberi della Valle del Menotre, per toccarne la corteccia rugosa, per cingerne il tronco con un decametro e misurarne la circonferenza, per sperimentare la falsa squadra e valutarne l’altezza…
Casenove, Rasiglia (Madonna delle Grazie), Verchiano, Curasci e tornando eccoci compiere un omaggio cortese a un vecchio salice morente, già sofferente per le avversità atmosferiche di fine agosto 2018, squassato dal vento gelido e forte di fine inverno 2019…
Pensammo che quell’incontro fosse destinato semplicemente a far vedere un grande albero che muore e invece… ci svelò una piccola, grande storia che ci farà ricordare quel vecchio salice per sempre…
Alessandro, un bravissimo allievo della Scuola Primaria di Casenove, si avvicinò e ci disse di conoscere la storia del vecchio salice, una storia che profuma di riti antichi le cui radici affondano in un passato lontano; una storia che ancora oggi ci incanta e che ogni volta ci emoziona.
«L’albero fu piantato dal bisnonno di un mio amico come ‘croce dei campi’, come augurio di buon raccolto». Ed ecco che un bambino della Quinta classe di un piccolo paesino della montagna folignate ci fa rivivere una delle più belle e antiche tradizioni delle nostre campagne, un tempo assai diffusa e oggi quasi del tutto dimenticata: da tutti ma non da Alessandro, dal suo amico e, a partire da quell’incontro, sicuramente anche dai suoi compagni e da tutti noi che vi partecipammo.
«Una croce dei campi?» Ci chiese, giustamente, un altro bambino. Una croce dei campi...
Una semplice canna o bastone, nel ‘nostro’ caso un rametto (praticamente una talea) di un salice che vegetava lungo un fossetto poco lontano, sulla cui cima, tagliata, erano infilate delle ‘palme benedette’ (dei rametti di olivo, benedetti nella Domenica delle Palme), talora anche foglie di ‘giglio’ (di gladiolo dei campi o, più facilmente, degli iris) e spesso anche una candela, bianca e sottile, benedetta anche questa ma in occasione della festa della Candelora. Una volta realizzata, la ‘croce dei campi’ o ‘croce di giglio’ era piantata nei campi, in particolare entro la Festività della Santissima Croce come augurio di buon raccolto e prosperità per tutta la famiglia…
Il rametto di salice, che fu usato per la ‘croce’ in quella occasione, deve aver trovato nella valletta ricca di acqua le condizioni ideali per vegetare al meglio, per crescere e diventare il ‘grande salice’… il ‘patriarca verde’ che oggi, forse, non c’è più!
E qui succede un piccolo miracolo della natura…
A distanza di vari mesi, come ci hanno dimostrato quei bimbi meravigliosi, Alessandro in testa che è tornato a vedere la vecchia pianta con i suoi genitori, una porzione del grande albero sembra(va) voler resistere a tutto, a tutti gli eventi contrari, alla siccità estiva, agli sferzanti venti invernali, alle gelide piogge battenti, ai fortunali autunnali, per continuare a ‘raccontare’ la sua storia meravigliosa, la sua storia senza tempo… la storia della piccola ‘croce dei campi’ diventata un patriarca verde della montagna folignate!
Le foto ci sono state gentilmente inoltrate dalla maestra Maria Vittoria; sono state scattate dai genitori di Alessandro, che ringraziamo per la preziosa collaborazione!
Noi, in primavera torneremo sicuramente in quei luoghi sperando che il miracolo verde resista ancora e la nostra bella storia possa continuare…
Un grazie speciale ad Alessandro e a tutti i giovani allievi che hanno partecipato al progetto ‘In mezzo scorre il fiume Menotre’, alla maestra Maria Vittoria, a tutte insegnanti e alle assistenti scolastiche della Primaria di Casenove; un grazie speciale ad Angelo Velatta che, girando l’Umbria in lungo e in largo, a piedi e in bicicletta, sta compiendo con noi questo meraviglioso viaggio alla ricerca dei ‘grandi alberi’ e che ci ha anche inviato la splendida immagine di una, ormai purtroppo rara, ‘croce dei campi’.
LA SCHEDA PUBBLICATA NEL SECONDO VOLUME DI 'PATRIARCHI VERDI'
Un altro albero monumentale sta terminando il suo ciclo vitale: è un vecchio salice che si trova in un campo, in prossimità del bivio per Curasci provenendo da Verchiano.
«Il posto è veramente molto bello e quella radura ‘annuncia’ grandi e suggestivi itinerari (poco distante è la Selva di Civitella, per esempio; ma raggiunta la sella si può arrivare anche a Croce di Roccafranca, a San Salvatore, a Caposommiggiale, e da qui scendere al Soglio per il Beato Giolo, aggirando il Monte Jugo)» (dalla descrizione di Angelo Velatta che ce lo ha segnalato).
Il vento forte che ha caratterizzato le condizioni meteorologiche degli ultimi giorni dell’inverno appena trascorso ha finito di sconquassare il vecchio salice, già sofferente dopo le avversità atmosferiche di fine agosto 2018; solo una porzione della pianta sembra voler resistere a tutto.
Di questo salice ci piace raccontare la nascita che sembra una favola e ci riporta alla memoria antiche tradizioni; ci è stata narrata da Alessandro, un bravissimo allievo della Scuola Primaria di Casenove.
L’albero è stato piantato, nel giorno della festività della Santissima Croce come ‘croce dei campi’ (o ‘croce di giglio’), dal bisnonno o da un bis bisnonno (in pratica un arcavolo) di un suo amico, come augurio di buon raccolto. Una volta nelle nostre campagne questa bella tradizione era piuttosto diffusa: sulla sommità tagliata di una canna oppure di un bastone, nel nostro caso di salice, erano infilate delle palme benedette, delle foglie di ‘giglio’ (generalmente di gladiolo dei campi o più facilmente di iris) e spesso anche una candela (benedetta in occasione della festa della Candelora).
La talea, grazie alla presenza di acqua, deve aver trovato ottime condizioni per vegetare al meglio, tanto da diventare il ‘grande salice’ che… forse non c’è più!
AGGIORNAMENTO: L'ALBERO DELLA CROCE
Da Laura, un bellissimo commento pubblicato sulla nostra pagina FB e l’immagine che ci ha gentilmente inviato e autorizzato a pubblicare:
«Noi lo chiamiamo l’albero della croce. Ancora di più oggi. Non solo per la sua ‘origine’, ma anche perché ci ricorda che la vita vince. Sempre».
Ed ancora… «Ho casualmente letto su internet con molto piacere l’articolo sul nostro caro salice. Un albero a noi molto caro perché parla di tante cose, con la sua storia ricca di particolari. Vi invio la foto del salice oggi. Mio marito lo scorso anno ha deciso di portarlo dopo che un fulmine lo aveva danneggiato definitivamente: ha deciso di farlo chiedendosi se la nostra pianta sarebbe sopravvissuta a tale operazione».
Ed ora questo albero diventerà anche la tappa di un itinerario. Vi farò sapere. Laura
Grazie Laura!!! Attendiamo aggiornamenti…
SCHEDA CENSIMENTO (03.08.2018)
Nome botanico della specie: Salix alba L.
Circonferenza tronco: non misurabile a causa della vegetazione infestante che circonda la pianta, rami caduti e altri appoggiati al suolo
Altezza pianta: 18,0 m (stimata)
Ampiezza chioma: 18,0 – 20,0 m
Stato di salute (a vista): non buono/cattivo (varie branche della ramificazione principale e diversi rami rotti, alcuni rami secchi e altri appoggiati al suolo; ha sicuramente risentito negativamente anche degli ultimi eventi meteo avversi di questa estate 2018)
Altitudine (m s.l.m.): 898
Rilevatore/autore della scheda: Giampaolo Filippucci, Tiziana Ravagli
Segnalato da: Angelo Velatta
Questo salice, seppure evidentemente sofferente con rami spezzati, secchi, rotti e anche adagiati sul terreno agrario quasi a sorreggerne la senescente maestosità, merita una citazione per la bellezza originaria della pianta, ancora ben intuibile, e perché si trova in una posizione magnifica; per dirla con le parole che ci ha scritto Angelo Velatta, quando ci ha segnalato questo salice: «il posto è veramente molto bello e quella radura ‘annuncia’ grandi e suggestivi itinerari (poco distante è la Selva di Civitella, per esempio; ma raggiunta la sella si può arrivare anche a Croce di Roccafranca, a San Salvatore, a Caposommiggiale, e da qui scendere al Soglio per il Beato Giolo, aggirando il Monte Jugo)».
Non dobbiamo aggiungere altro, se non un grande ringraziamento ad Angelo Velatta per la sua collaborazione che per noi è diventata imprescindibile!