ll primo tratto dell’asta del fiume Clitunno, dalle Fonti, nel comune di Campello sul Clitunno, fino circa alla Chiesa Tonda in località Pigge, nel Comune di Trevi, appartiene al sito della rete ecologica Natura 2000 ‘Fonti e Fiume Clitunno’ [IT5210053]. Rappresenta un esempio, non comune per l’Umbria e per l’Italia centrale, di fiume di risorgiva; ospita estese praterie di vegetazione idrolitica di notevole interesse geobotanico.
Il fiume Clitunno scorre nei comuni di Campello sul Clitunno,Trevi, Foligno e Bevagna, dove si unisce al torrente Teverone per costituire il fiume Timia, per una lunghezza complessiva di poche decine di km, mentre 16 (circa) sono i km che, in linea d’aria, separano le sorgenti dalla confluenza.
Nasce da ricche sorgenti che affiorano attraverso i depositi di pianura e convogliano in questi luoghi le acque raccolte nella struttura calcarea del monte Serano (1429 m s.l.m.), la cima più elevata di questo territorio.
Le ‘Fonti’ sono le principali: hanno una portata media di circa 900-1000 l/sec, alimentano il laghetto omonimo e danno vita all’alveo fluviale che nella sua parte iniziale è costituito da tre rami principali che confluiscono, poi, in un unico corso qualche chilometro a valle. Queste sorgenti hanno un carattere solfato-alcalino-terroso ed emergono, con una temperatura media di 12,00 °C, a una quota di circa 225 m s.l.m. Hanno un ritardo di circa 5-6 mesi rispetto alle piogge, a testimoniare l’ampio bacino di alimentazione e la profondità raggiunta nella circolazione idrica sotterranea.
Segue per importanza la sorgente il ‘Tempio’, caratterizzata da una portata media annua di circa 400-490 l/sec, contribuisce a rifornire la rete acquedottistica a servizio di una parte del territorio locale e contribuisce, a sua volta, alla portata complessiva del fiume Clitunno.
Questa sorgente, localizzata al fianco del Tempietto sul Clitunno, ha acque di tipo bicarbonato-calcico, con residuo fisso minore rispetto a quello delle ‘Fonti’ e una temperatura inferiore di mezzo grado (11,5 °C). Ha un ritardo rispetto alle piogge di circa un mese, a testimoniare la maggiore superficialità della falda, che è difatti influenzata più direttamente dagli eventi meteorici, pluviali e nivali.
Queste differenze ci indicano chiaramente la loro provenienza da due circuiti idrici sotterranei differenti, con le acque che alimentano le ‘Fonti’ che vanno evidentemente a interessare anche i livelli evaporitici che si trovano alla base della Serie carbonatica Umbro-Marchigiana.
Le sorgenti del Clitunno sono del tipo così detto di sbarramento, legate alla presenza della faglia distensiva, diretta, che borda la Valle Umbra e disloca con un rigetto verticale di circa 2000 m le strutture geologiche più antiche, esito di quegli eventi compressivi che hanno disegnato il sistema orografico presente a oriente della pianura.
Meno di 5 km separano le principali aree sorgive dalla vetta delle montagne: è la morfologia a narrare l’intersezione tra i fenomeni compressivi, come piegamenti e sovrascorrimenti, che hanno originato i monti, e i più recenti fenomeni distensivi che hanno delineato le valli.
Accanto alle due emergenze principali ricordiamo anche tre scaturigini minori, poste a diverse altezze rispetto alla pianura.
La sorgente di Sant’Arcangelo affiora a una quota di circa 551 m s.l.m. con una temperatura di 12,5°,‘I Pisciarelli’ emerge alla quota di 837 m s.l.m. con una temperatura di 7,7 °C,‘Fontanelle’, infine, è localizzata all’altezza di 1174 m s.l.m. e fuoriesce con una temperatura di poco superiore a quella precedente.
Queste sorgenti apportano complessivamente circa 100 l/sec e contribuiscono in maniera modesta alla portata complessiva del fiume Clitunno [M. Barchi, P. Conversini, G.S.Tazioli 1996].
Il paesaggio che osserviamo oggi, puntando lo sguardo sulla pianura e scorrendo con gli occhi fin sulle vette del sistema orografico che la circonda, è anche il frutto di un migliaio (circa) di eventi sismici simili, per energia liberata, alla crisi tellurica che ha coinvolto e sconvolto per vari mesi questa parte dell’Umbria a partire dal 26 settembre 1997 e che ha prodotto, da sola, una subsidenza dei bacini sedimentari quaternari di alcune decine di centimetri.
Osservando il fondo del laghetto che costituisce le Fonti del Clitunno, potremo notare delle profonde buche a forma di imbuto, risultato dell’affioramento delle polle idriche dal letto sedimentario, che, grazie a una forte corrente risaliente, impedisce il deposito dei sedimenti nell’area di emersione.
Le buche possono raggiungere la profondità di circa 4 m, mentre il laghetto ha generalmente una profondità inferiore che diminuisce verso le sponde.
Il sito Natura 2000 ‘Fonti e Fiume Clitunno’ è un complesso ambientale piccolo, ha, infatti, un’estensione di soli 0,189 kmq, ma di grandissimo interesse naturalistico. È formato dalle aree sorgive e dal laghetto naturale, prima descritti, in parte circondato da fossi e canali che delimitano piccolissime aree prative umide e palustri, e dal primo tratto del fiume. Mostra uno dei migliori esempi regionali di vegetazione idrofitica sviluppata in ambito sorgivo, per ricchezza floristica e stato di conservazione.
Di notevole interesse è tutta la vegetazione di questa area: vi sono presenti lembi di vegetazione idrofitica, elofitica (con piccoli e preziosi cariceti) e igro-nitrofila.
Tra le entità floristiche di maggior rilievo naturalistico ricordiamo: Hippuris vulgaris L., idrofita presente in Umbria solo in altre due stazioni, Myriophyllun spicatum L., Myriophyllum verticillatum L., Carex acutiformis Ehrh., specie rare a livello regionale, e Iris pseudacorus L., specie non comune e di particolare significato fitogeografico.
All’interno di questo ambiente di grandissimo interesse naturalistico abbiamo scelto di evidenziare alcune specie arboree particolari (anche se alloctone):
- cipresso calvo delle paludi (Taxodium distichum (L.) Rich.)
- gelso da carta (Broussonetia papyrifera (L.) Vent.)
A queste aggiungiamo il cipresso comune e il pioppo; quest’ultimo, oltre a essere uno dei simboli delle aree fluviali della Valle Umbra, è qui presente con esemplari di notevoli dimensioni (riportiamo di seguito alcuni dati relativi a quello che potrebbe configurarsi come l’esemplare più grande e, forse, più vecchio: circonferenza tronco 3,2 m, altezza pianta 32,0 m, ampiezza chioma 2,0 m).
Non abbiamo dati riferibili con certezza all’età delle diverse specie presenti nel parco, tuttavia il cipresso calvo delle paludi fu immesso in questo ambiente dallo spoletino Francesco Francolini, probabilmente nella seconda metà del XIX secolo (M. Frattegiani, L. Rosi Bonci 2000).
CURIOSITÀ BOTANICA. Il cipresso calvo delle paludi (Taxodium distichum (L.) Rich.) appartiene alla famiglia delle Cupressacee ed è originario delle zone paludose della Florida e del Golfo del Messico. La caratteristica di questa pianta è che è una delle poche conifere che perde le foglie. Prende il nome dal genere (Taxodium) che richiama l’aspetto simile a quello della pianta del tasso. È una specie decisamente longeva (può raggiungere i 1000 anni di età); nei nostri ambienti è stata introdotta a scopo ornamentale, generalmente in prossimità di laghetti e corsi d’acqua.
Dalle radici emergono i cosiddetti pneumatofori, caratteristici tubercoli affioranti dal suolo che consentono la funzione di ossigenazione delle parti sommerse.
In autunno, dopo aver assunto una colorazione rossastra anche molto intensa, le foglie aghiformi cadono insieme ai rametti che le sorreggono, lasciando l’albero spoglio: da qui nasce il nome comune di cipresso calvo.
In questo sito Natura 2000 gli habitat comunitari sono quelli dei fiumi delle pianure e montani, con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion (3260), e dei laghi eutrofici naturali (3150).
Mentre per gli aspetti faunistici, nel tratto compreso tra le Fonti e Pigge la specie ittica dominante è la trota fario (Salmo trutta, morpha fario L.).
Aggiungiamo, infine, alcune annotazioni storiche e non solo.
Inizialmente erano le ‘vene’, le limpide sorgenti da cui scaturisce il fiume.
Plinio il Giovane (61 o 62-112 d.C.) così descrisse il Clitunno, le vene e il lago che si formava dalle sorgenti, nell’VIII Epistola inviata all’amico Romano: «Alle sue radici da molte e ineguali vene deriva una Sorgente che, dopo aver vinto il gorgo che essa stessa forma, si allarga in un ampio lago così limpido e cristallino che potresti contarvi le monete gettate e i lucidi sassolini […]».
Tobias Smollet, scrittore scozzese, che transitò in Valle Umbra nell’anno 1764 lasciò scritto questo bell’affresco: «La strada tra Spoleto e Foligno è buona e attraversa una pianura incantevole, ben coltivata e che abbonda d’olio, vino, grano e bestiame; essa è irrigata dal pastoral fiume Clitunno che nasce da una roccia presso la strada maestra e scorre in due o tre ruscelli separati […]».
Era il 1852 [Clitunno Arte e Poesia, 1987 – Gli ultimi lavori indicano che questa opera fu realizzata probabilmente nel decennio successivo, tra il 1860 e il 1865, anche considerando il periodo in cui furono importati i salici dall’isola di Sant’Elena], quando il conte Paolo Campello volle ridonare alle Fonti l’impianto scenografico-paesaggistico narrato da Plinio, che possiamo ancora oggi ammirare: «[…] feci togliere molta terra affinché quello che allora dicevano ‘pozzo piano’ si potesse praticare con battello. Fatte indietreggiare le ripe, prese l’aspetto di lago dal più limpido fondo che si direbbe di zaffiri e lapislazzuli […]».
Il piccolo lago è anche oggi contornato da rive erbose, ombreggiato da salici e pioppi, i primi importati (probabilmente come talee) nell’ormai lontano 1865 dall’isola di Sant’Elena da Maria Bonaparte, moglie del Conte, figlia di Carlo Luciano principe di Canino e di Zenaide Bonaparte (cugina di Napoleone III).
Questi luoghi resi famosi da incisori e pittori, come Poussin, Minardi,Wilson, Corot, furono cantati da Lord Byron e poeticamente richiamati da Giosuè Carducci nella sua Ode alle Fonti del Clitunno, forse la più classica delle Odi barbare. Ne riportiamo alcuni versi a memoria dei luoghi e del poeta che li visitò durante il soggiorno spoletino nel giugno del 1876:
«[…] Oscure intanto fumano le nubi / su l’Apennino: grande, austera, verde / da le montagne digradanti in cerchio / l’Umbria guarda. / Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte / nume Clitumno! Sento in cuor l’antica / patria e aleggiarmi su l’accesa fronte / gl’itali iddii […]».
- Clitunno Arte e Poesia, O. Cottini (a cura di), E. Pacifici (progetto grafico-editoriale), Associazione Pro Campello, 1987
- Conosci il Clitunno?, Club UNESCO Foligno e Valle del Clitunno
- M. Barchi, P. Conversini, G.S.Tazioli,‘Schema idrogeologico delle emergenze del Clitunno, Umbria orientale’, Quaderni di Geologia applicata, n. 3, 1, Pitagora Editrice, Bologna 1996
- G. Castellini, G. Filippucci, A. Menghini, A. Paggi,T. Ravagli, Il sedano nero di Trevi. Un prodotto umbro di eccellenza, Collana ‘Montagne di Libri’, Comunità montana dei Monti Martani e del Serano, Spoleto 2008
- L. Cingolani, G. Lazzerini, R. Padula, Il sito di interesse comunitario del fiume Clitunno, 3 voll., ARPA Umbria, 2011
- M. Frattegiani, L. Rosi Bonci, A. Barghi, L’Umbria degli alberi, Petruzzi Editore, Città di Castello 2000
- E. Orsomando, F. Maggi, M. Cacchioni, Aspetti floristici e qualità delle acque delle fonti e del fiume Clitunno, Comune di Campello sul Clitunno, GAL Valle Umbra, UNICAM,Tipografia San Giuseppe, Pollenza (MC), 2001
- E. Orsomando, B. Ragni, R. Segatori, Siti Natura 2000 in Umbria – Manuale per la conoscenza, Regione dell’Umbria, Perugia 2004
- www.ambiente.regione.umbria.it
- www.arpa.umbria.it/pagine/progetto-clitunno
- www.ecomuseocampello.it
- www.treviambiente.it
Il corso del fiume Clitunno riassunto magistralmente da ANGELO VELATTA (pubblicato in un commento a un post su FB il 5 marzo 2022)
Il FIUME CLITUNNO prosegue come (Clitunno) Meandro in destra Teverone, mentre le restanti acque (separate proprio a Casco dell’Acqua) attraverso la Botte dell’Occhio sottopassano il Teverone (ovvero il Marroggia che avendo ricevuto – all’incirca all’altezza della Botte – le acque del Tatarena diviene Teverone) portandosi in sinistra di questo e formando così la Forma del Mulino che alimenta il Mulino della Torre (di Montefalco o Roscitolo), Mulino che rilascia le acque nel Teverone.
Quindi le acque del (Clitunno) Meandro si riuniscono solo “indirettamente” alle restanti, vale a dire quando le acque del primo vengono rilasciate dal Mulino Comunitativo di Bevagna, gettandosi nel Teverone (e formando il Timia, che prosegue in direzione di Cannara dove si getta nel Topino).
La realizzazione della Botte dell’Occhio e della Forma del Mulino pose fine nel XVIII secolo ad una disputa secolare tra le Comunità di Trevi, Foligno e Montefalco sulla regimazione delle acque in quel tratto dell’asta.
L’importanza “strategica” (si direbbe oggi) dell’opera idraulica di Casco dell’Acqua è attestata dal fatto che essa ricade interamente nel territorio Comune di Foligno (in un’area ristretta dove si incrociano i confini di Trevi e Montefalco, oltre che di Foligno).
Queste notizie le inserimmo nel materiale preparato anni or sono per le attività di didattica ambientale svolte in collaborazione con tante scuole primarie di primo e secondo grado del territorio e che rendemmo disponibili in download per quegli istituti…
Quando abbiamo letto il commento di Angelo, lo abbiamo trovato una sintesi magistrale di quelle conoscenze che negli anni abbiamo avuto il piacere di raccontare a tanti studenti: lo abbiamo pubblicato proprio perché una tale sintesi non vada dispersa… Grazie Angelo!!!
E a seguire alcune nostre (vecchie!!!) slide…
DA CAMPELLO SUL CLITUNNO A BEVAGNA: IL FIUME CLITUNNO IN SLIDE PER UN PROGETTO DI DIDATTICA AMBIENTALE
Fiume Clitunno tra storia e geografia…