Foligno: un aggiornamento sulla fontana dei Canapè a cura di Mario Scaloni

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Della fontana in questione non si è mai scritto in riferimento allo scultore artiere cannarese Bruno Bini che la realizzò con delle varianti, come testimonia la tradizione orale cannarese ma soprattutto come scritto dall’artista in un inventario manoscritto delle sue opere, datato settembre 1971: ‘Fonte a Foligno – progetto Prof. Nicola Brunelli – ormai ai Canapè’.

Osservando attentamente i particolari della fontana si notano le decorazioni floreali e i fasci littori tanto cari al Bini: lo stesso scultore, rammaricato, era certo che i veri motivi del suo spostamento furono soprattutto i predetti fregi.
Oggi, dopo molti anni, se la causa del suo trasferimento fu effettivamente la presenza di quei fasci che l’adornavano, inopportuni a detta di qualcuno, oggi forse sarebbe il caso di riconsiderare la sua originaria destinazione. Bruno Bini, scultore-artiere, nacque a Cannara il 2 giugno 1889 da Francesco e Chiara Santilli, famiglia di modeste condizioni economiche, e ciononostante frequentò il Corso di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia.
Persona di grande talento, molto semplice, fu strettamente legato a Cannara e in particolare al luogo posto nei pressi del ponte sul Topino perché è qui che aveva il suo laboratorio, la sua fornace, il suo deposito all’aperto, in qualche periodo dell’anno la sua abituale dimora notturna, le sue amicizie, insomma tutta la sua vita.
Il Prof. Pietro Vannucci, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, scrisse di lui: «strano tipo di artista, schivo di complimenti, dall’anima semplice e sensibile». Fu creativo nel modellare busti, immagini sacre, ritratti e medaglioni, decorare chiese, palazzi, cappelle funerarie, abbellire giardini di case signorili e luoghi pubblici. Vasta la sua produzione, oltre che nel suo paese natale, in varie città dell’Umbria e in altre fuori regione ma soprattutto a Foligno dove collaborò con la ditta Fabio Cicioni & Figli.
Sue sono le statue che abbelliscono lo stadio di Porta Romana e a lui sono talvolta attribuite le tre sculture e le scritte che adornano la facciata della Casa del Mutilato di Foligno.
Vari monumenti funerari nel cimitero di Foligno furono realizzati su suo progetto e molti altri suoi lavori sono conservati presso famig]ie della borghesia folignate.
Molto apprezzato negli ambienti culturali, fu amico di stimati personaggi dell’arte e della cultura del Novecento: Bindelli, Brunelli, Raschi, Storel­li, Cagianelli, Mosci, Bianchini, Vannucci, Vignaroli, Scaramucci ecc. Quest’ultimo, che a Cannara ha lasciato alcune pregevoli opere, nel 1945 lo ritrasse nelle sembianze di un frate in un affresco raffigurante la predica agli uccelli di San Francesco in località Piandarca, posto nella sede municipale.
Fu insignito nel 1962 del titolo di ‘Accademico di merito’ dal Consiglio dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, allora presieduto dal Prof. Salvatore Valitutti.
Morì a Terni il 6 giugno 1978, dove in tarda età si era trasferito presso l’abitazione della figlia Diomira.
È sepolto nel cimitero di Cannara.

Dalla Gazzetta di Foligno, n. 32 del 22 settembre 2019, pagina 9, per gentile concessione dell’autore del post (e dell’articolo) Mario SCALONI

Bruno Bini, dalla 'Gazzetta di Foligno' n. 32 del 22 settembre 2019, pagina 9 [autorizzati alla pubblicazione dall'autore Mario Scaloni]

MARIO SCALONI, 23.01.2021

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