Massa Martana
I patriarchi verdi
Punti di interesse
MASSA MARTANA
MASSA MARTANA, posta nel cuore dei monti Martani a una quota di 350 m s.l.m. circa, si è sviluppata nell’area del Vicus Martis Tudertium, insediamento di epoca romana fondato lungo il ramo occidentale della via Flaminia. Il luogo di costruzione si trovava all’incrocio con un importante diverticolo diretto da un lato verso la via Amerina e dall’altro verso il braccio orientale della strada, passante per Spoleto. Il nome del centro ne sottolinea il legame particolare con il dio Marte. Noto dagli itinerari d’epoca romana imperiale come statio (stazione di sosta), il vicus è stato localizzato al di sotto della chiesa di Santa Maria in Pantano che ne riutilizza, in parte, le strutture di carattere pubblico [M. Albanesi,‘Massa Martana’, Itinerari nella Storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra, 2015].
Il sistema di chiese e monasteri benedettini e di antiche strade con le quali si potevano superare i monti Martani, grazie alle ricerche archeologiche e storiche condotte negli ultimi anni, consente di collegare la Spoleto longobarda ai centri fortificati dei Martani, che svolgevano un’importante azione difensiva per conto del Ducato.Tutto questo anticipa nel tempo l’origine del castello di Massa, definendo la sua appartenenza ai Longobardi di Spoleto.
Nel X secolo Massa divenne feudo degli Arnolfi, famiglia storicamente legata a questo borgo e al suo territorio.
La storia successiva del borgo martano si lega ripetutamente a quella della città di Todi, dalla quale fu più volte assoggettato ma contro la quale i massetani lottarono sempre con estrema fierezza. Nel 1565, infine, gli abitanti di Massa Martana pagarono alla Camera Apostolica un riscatto di 11.000 scudi d’oro per liberarsi definitivamente dal dominio tuderte.Tale riscatto fu, successivamente, in parte condonato per l’intervento di papa Pio V. Nel 1860 anche questa città e il suo territorio entrarono a far parte del Regno d’Italia e tre anni più tardi la città assunse il nome attuale di Massa Martana, legando indissolubilmente in questo toponimo le antiche origini romane e la ‘rinascita’ altomedievale [www.comune.massamartana.pg.it].
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE
Poco distante dal centro abitato di Massa Martana, lungo il tracciato dell’antica via Flaminia sorge la CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE. Fu realizzata a partire dal 1521 per proteggere un’immagine affrescata su una modesta edicola votiva, raffigurante la Madonna del Latte tra i santi Giovanni Battista e Giacomo; l’opera fu dipinta dal pittore umbro Bartolomeo da Miranda nella prima metà del XV secolo. Nel 1589, terminate le strutture architettoniche principali, il Comune di Massa Martana donò la chiesa ai francescani del Terzo ordine regolare che a partire dal 1604 avviarono la costruzione dell’annesso convento.
MONTI MARTANI
I MONTI MARTANI sono montagne dai fianchi dolci e dalle cime basse e arrotondate; raggiungono la massima elevazione con la vetta del monte Torre Maggiore (1120 m s.l.m.). Le vaste coperture boschive e prative che ammantano questa dorsale collinare-montuosa, che si estende con andamento pressoché regolare per circa 45 km da nord verso sud, contengono i principali caratteri floristici e vegetazionali dell’Umbria; si distinguono per la ricchezza delle fioriture sommitali e per una variabilità specifica che rende i Martani un vero e proprio ‘orto botanico naturale’. Nei Martani vegetano anche faggi di notevole bellezza.
In questi monti il faggio si trova unicamente in zone circoscritte, ubicate nei comuni di Massa Martana (zona monte Castro), Spoleto (zona Pellongo e San Pietro in Monte) e Giano dell’Umbria (zona la Ghiaccia), su una superficie che si estende per circa 20 ettari. Nella zona di monte Castro, in particolare, ci sono quasi 10 ettari di fustaia di faggio allo stato puro o consociata: nell’area esposta a nord-ovest che va dal confine comunale con Spoleto fino alla troscia del Casello, lungo il costone che scende nel fosso di Acqua Canale, in altre piccole fasce del versante che guarda verso oriente. In quest’area spesso il faggio è situato a una quota altimetrica inferiore a quella del leccio. Il faggio tende a formare boschi quasi puri e solo in condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli convive con altre specie, tra cui ricordiamo il cerro, il carpino nero, gli aceri e i sorbi. Quando veste i colori autunnali, la faggeta raggiunge le più varie tonalità dal bronzo al marrone al rosso bruno, mentre in primavera spicca sulle coste montane per il verde pallido del suo fogliame che, a maturità, assume toni più intensi [progetto di segnaletica ambientale a cura della Comunanza Agraria Massa Martana e della Comunità montana dei Monti Martani, Serano e Subasio].
La varietà di ambienti vegetali assicura un’interessante biodiversità anche a livello faunistico: scoprire il mondo animale dei monti Martani trasforma il nostro cammino in un’esperienza ancora più ricca e preziosa.
L’alta permeabilità delle rocce calcaree, con il sistema di faglie che le ha fratturate, ha permesso la formazione di un’elevata circolazione idrica sotterranea e di varie forme di carsismo: le grandi doline isolate come il Tifene, la voragine del Pozzale, che rappresenta un interessante esempio di dolina di crollo, e i piani carsici tra cui ricordiamo quello di Casetta San Severo.
Tra la zona pedemontana e quella valliva sono presenti alcune sorgenti minerali e medio-minerali, preziose risorse che la natura ancora incontaminata e la particolare attenzione degli uomini ha conservato nella loro integrità. Tra tutte ricordiamo quelle di San Faustino, Amerino e Furapane.
Per conoscere i monti Martani segnaliamo il sistema di strade secondarie e sentieri che costituiscono il Martani trekking: aggiornamento del trekking dei Monti Martani, è stato realizzato nel 2011 dalla Comunità montana dei Monti Martani, Serano e Subasio. Con i suoi percorsi permette di attraversare una parte importante della dorsale martana tra i comuni di Massa Martana, Giano dell’Umbria e Spoleto. I vari percorsi che compongono il Martani trekking sono segnati sul terreno con segnavie e cartelli indicatori. Il nostro invito è quello di abbinare ogni escursione alla visita dei tanti castelli e borghi antichi che costellano questo territorio e di provare le eccellenze gastronomiche che rendono ineguagliabile ogni viaggio nella nostra regione.
SANT’ANTONINO DE CASTRO
SANT’ANTONINO DE CASTRO è una piccola chiesa, o forse un antico eremo, documentata fin dal XIII secolo; oggi è possibile rintracciarne i resti nel fitto bosco che ricopre le pendici di monte Castro, poco sopra la chiesa dell’Ascensione.
CHIESA DELL’ASCENSIONE
La CHIESA DELL’ASCENSIONE è documentata fin dal XIII secolo col nome di Santa Maria de Podio e successivamente conosciuta come Santa Maria de Castro; prese il nome attuale dopo il rifacimento del XVII secolo.
SANTA MARIA IN PANTANO
SANTA MARIA IN PANTANO, Vicus Martis Tudertium, è un sito noto dai vasi di Vicarello, dall’Itinerarium Antonini e dalla Tabula Peutingeriana. Dal 2008 è stato oggetto di indagini archeologiche approfondite che hanno riportato alla luce strutture di età romana repubblicana e imperiale adiacenti alla via Flaminia. «Fondato, probabilmente, in concomitanza con l’apertura della via, con lo scopo di segnare un incrocio stradale importante tra questa e diverticoli diretti nelle aree del tuderte e dello spoletino, il nuovo insediamento accolse la popolazione fino a quel momento sparsa nelle campagne: alla costituzione di un centro affacciato su un importante asse viario va presumibilmente associato un notevole sviluppo della comunità, con ricadute in termini economici e produttivi sul territorio facente capo al vicus. I documenti archeologici documentano la sopravvivenza del sito fino al V secolo d.C.; l’abbandono in una fase concomitante con la fine dell’impero si associa alla perdita d’importanza del diverticolo occidentale della via Flaminia e dei centri gravitanti sullo stesso, a favore del potenziamento dell’asse orientale passante per Spoletium (Spoleto)» [M. Albanesi, ‘Santa Maria in Pantano,Vicus Martis Tudertium’, Itinerari nella Storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra, 2015].
Nel sito web del Comune di Massa Martana si legge che «la chiesa è annidata nel vano di un edificio tardo imperiale, del quale sono ancora visibili le murature laterali in opus reticulatum», opus che ricorre anche nel muro esterno. La chiesa attuale fu probabilmente edificata tra il VII e l’VIII secolo, aggiungendo all’edificio romano la parte presbiteriale e absidale a unica navata.Tra il X e l’XI secolo questa fu divisa in tre navate, probabilmente per motivi strutturali. Annotiamo, infine, che la facciata della chiesa di Santa Maria in Pantano non è in linea con l’attuale viabilità principale ma con quella, oggi secondaria, che segue il tracciato dell’antica via Flaminia.
ANTICA VIA FLAMINIA
L’ANTICA VIA FLAMINIA, realizzata nell’anno 220 a.C. dal console Gaio Flaminio, fu progettata per collegare Roma alle regioni settentrionali della penisola italiana, sistemando e unificando anche tratti di viabilità esistenti. La strada fu oggetto di restauri e ampliamenti sotto gli imperatori Augusto,Vespasiano e Adriano. Uscita da Roma, l’antica consolare risaliva la valle del Tevere, entrava nell’attuale territorio umbro circa a Ocriculum (Otricoli) e raggiungeva Narnia (Narni). Da qui si divideva in due rami: uno piegava verso nord-ovest e passava per Carsulae e Vicus ad Martis; attraverso Mevania (Bevagna) raggiungeva Forum Flaminii (San Giovanni Profiamma) a nord-est di Foligno. L’altro ramo passava per Interamna (Terni), Spoletium (Spoleto) e Fulginium (Foligno), per ricongiungersi al primo ramo in corrispondenza di Forum Flaminii.
PONTE FONNAIA
Lungo il tratto massetano dell’antica via Flaminia, ricordiamo il PONTE FONNAIA, ad unica arcata, utile al superamento delle acque dell’omonimo torrente, affluente del fiume Naia. Il ponte, alto 10 m e largo 20 m, nella sistemazione attuale risale all’età augustea [M. Albanesi, ‘Ponte Fonnaia, ponte romano’, Itinerari nella storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra, 2015].
Nel territorio di Massa Martana l’antica viabilità è ben segnalata ed è possibile seguirla compiendo un percorso di grande interesse storico, artistico e paesaggistico.
CENTRI ERUTTIVI MONOGENICI
Tra Massa Martana e Acquasparta la fascia pedemontana a occidente dei monti Martani contiene estesi depositi piroclastici (vulcaniti) del Pleistocene medio. Questi formano un plateau che si allunga per una decina di chilometri e che poggia in parte su rocce mesozoiche al letto della faglia diretta che borda i Martani a occidente e in parte sui depositi del Pleistocene inferiore.Vi sono stati identificati tre principali CENTRI ERUTTIVI MONOGENICI (Torre Lorenzetta, Colpetrazzo e Colle Pulcino), costituitisi dopo una prima fase di attività eruttiva di tipo fissurale. Si tratta, peraltro, di un’area ancora oggi sismicamente attiva, come dimostra il terremoto che ha interessato il territorio di Massa Martana nel 1997.