Foligno

Punti di interesse

SANTUARIO DI SAN SALVATORE

Non lontano da Curasci sorge l’antico SANTUARIO DI SAN SALVATORE (1146 m s.l.m.), edificato sul monte omonimo. Una strada tortuosa consente di raggiungerlo in automobile, ma vi si può pervenire anche a piedi da Verchiano, in circa 90 minuti di cammino: seguiamo un piccolo tratto del segnavia 581, quindi il 581A. Questo itinerario inizia poco dopo l’abitato della frazione montana del comune di Foligno, nei pressi dei ruderi della chiesetta di San Sisto (870 m s.l.m.) [Sentieri di mezzo 2014]. San Salvatore è una piccola costruzione, chiaramente oggetto di più restauri, il più recente dei quali fu eseguito per i danni prodotti dal terremoto che ha scosso quest’area dell’Umbria tra il 27 settembre 1997 e i primi quattro mesi (circa) dell’anno seguente. L’antico edificio, di cui si hanno notizie documentali sin dalla prima metà del XIV secolo, è di particolare importanza per la religiosità di questi luoghi. È, infatti, legato alla figura del beato fra’ Paoluccio Trinci, tra gli artefici e fondatori dell’Osservanza francescana alla cui diffusione e al cui prestigio contribuirono san Bernardino da Siena, san Giovanni da Capestrano, san Giacomo della Marca e il beato Alberto da Sarteano. In questo sito sono state conservate per anni le spoglie mortali del beato folignate, oggi tumulate nel convento francescano di Monteluco a Spoleto. La presenza di questa tomba ha trasformato nel tempo San Salvatore da santuario di confine a santuario terapeutico. In una pagina web dedicata a questo luogo di culto leggiamo: «Il sarcofago in lastre di pietra, di semplice fattura, in cui un tempo era conservato il corpo, presenta un’apertura sul fronte in basso ed una fessura sul coperchio: nella prima i fedeli introducono il piede destro, mentre nella seconda infilano la mano sinistra per essere immunizzati contro le malattie delle ossa e ischiadiche» [‘Santuario di San Salvatore – Curasci di Foligno’, www.iluoghidelsilenzio.it, 17 giugno 2014]. Il luogo è da sempre meta di pellegrinaggi, in particolare in occasione dell’Ascensione, del Corpus Domini e della festività di Sant’Anna con una processione che ricorda una scampata pestilenza. Da questo monte, al confine tra Umbria e Marche, si può godere un magnifico panorama su tutto il territorio montano circostante.

FOLIGNO

FOLIGNO con i bellissimi palazzi storici, le tante chiese e i numerosi conventi e monasteri che arricchiscono la città.

Tra questi ricordiamo la cattedrale di San Feliciano (dedicata al santo patrono) nella centrale piazza della Repubblica, risalente al 1133; la chiesa di San Domenico oggi trasformata in Auditorium, la chiesa di Santa Maria infraportas, la chiesa di Sant’Anna annessa al monastero delle Contesse della Beata Angelina dei Conti di Marsciano, nota soprattutto per avere ospitato a lungo il capolavoro di Raffaello denominato Madonna di Foligno, oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana. La città è conosciuta nel mondo anche come città natale di Angela da Foligno, mistica, terziaria francescana, che il 9 ottobre 2013 papa Francesco ha proclamato santa.

CHIESA DI SAN SALVATORE

Dal parcheggio ove vegeta il leccio di via Gentile da Foligno (vedi scheda), uscendo su via Garibaldi e seguendo questa strada per un tratto in direzione di Porta Ancona, con una brevissima passeggiata raggiungiamo la CHIESA DI SAN SALVATORE. Questa antica collegiata fu eretta nei pressi (o forse sullo stesso luogo) di un’antica abbazia benedettina. È ricordata storicamente a partire dal 1138 [F. Bettoni, B. Marinelli 2001]. San Salvatore è citata in una sentenza del cardinale Capocci dell’anno 1239, contenente i nominativi delle chiese soggette al vescovado di Foligno. La struttura attuale è probabilmente riferibile al XIV secolo. Di particolare interesse è la facciata con i tre portali ogivali sovrastati da rosoni, restaurati nel XIX secolo. L’interno custodisce affreschi databili tra il XIII e il XVI secolo, un trittico del 1437 raffigurante la Madonna col Bambino e santi attribuito a Bartolomeo di Tommaso, una tela di Francesco Appiani, una Pietà di Luca Mancini e un crocifisso in legno del XIV secolo. Nel sito siusa.archivi.beniculturali.it, dal quale abbiamo tratto le notizie riportate in questa scheda, si legge che: «[…] In seguito a decreto vescovile del 1° settembre 1986, e al conseguente decreto del Ministero dell’interno pubblicato nel supplemento straordinario alla Gazzetta ufficiale del 19 gennaio 1987, alla Parrocchia fu annesso il territorio della soppressa Parrocchia di Sant’Agostino di Foligno».

EX CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ IN ANNUNZIATA

EX CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ INANNUNZIATA, la incontriamo all’incrocio tra via Garibaldi e via dei Molini: gioiello architettonico della seconda metà del XVIII secolo, fu costruita su progetto dell’architetto Carlo Murena.

Oggi è parte del polo museale della città della Quintana; la ricordiamo anche perché al suo interno è in mostra la Calamita Cosmica (1988), una delle opere più importanti dell’artista Gino De Dominicis.

SANTISSIMA TRINITÀ - CASTELLO DI MORRO

Nei pressi del santuario della Madonna delle Grazie, già descritto nella scheda dedicata alla roverella che qui vegeta, un breve itinerario di collegamento, il 574A, permette di raggiungere facilmente la SANTISSIMA TRINITÀ e il CASTELLO DI MORRO. La prima è una chiesina oggi caduta in uno stato di completo abbandono. Il secondo è menzionato in una bolla di papa Innocenzo II del 1138, con la quale si rinnovava la protezione della Santa Sede sulle proprietà e i diritti del monastero di Sassovivo. Fu costruito insieme ai castelli di Rasiglia e Capodacqua, a cui poi seguirono quelli di Pale e Scopoli, a difesa delle sorgenti del Menotre e dei tanti importantissimi opifici, mossi dalle acque del ‘piccolo fiume per grandi servizi’, che a partire dai Benedettini furono realizzati lungo questo corso.

A Morro ricordiamo anche l’antica chiesa di San Martino di cui si fa menzione, tra l’altro, nello stesso documento sopra citato [‘Castello di Morro – Rasiglia’, www.iluoghidelsilenzio.it, 1° agosto 2014]. Dalle località che compongono la frazione di Morro (Morro, Casale e Castello), dai colli che la circondano, dal monte Puranno che, con i suoi 1297 m s.l.m., rappresenta la cima più alta di questo comprensorio, si gode un fantastico panorama sulla valle del Menotre.

FIUME MENOTRE - CASCATE DI PALE

Il paesaggio di questa zona dell’Umbria è, infatti, sicuramente segnato dal passaggio del FIUME MENOTRE, nome che inizia a definire questo corso d’acqua in corrispondenza della località i Molini di Orsano. Dopo Rasiglia, in particolare, le acque del Menotre, suddivise in numerosi canali, sono da sempre intensamente utilizzate per diverse attività dell’uomo: per l’irrigazione di campi e orti, in passato come forza motrice per diversi opifici, tra i quali le cartiere di Pale; attualmente alimentano alcune piccole centrali idroelettriche. La confluenza delle acque della sorgente di Rasiglia nel corso del Menotre rende quelle del fiume particolarmente ricche di carbonato di calcio, che nei secoli si è depositato in corrispondenza delle CASCATE DI PALE in ampie bancate di travertino. Tra la vegetazione che qui possiamo ammirare ricordiamo in particolare due felci: la rara e delicata capelvenere (Adiantum capillus-veneris L.) e la lingua di cervo (Phyllitis scolopendrium (L.) Newman), presente con rigogliosi esemplari [Sentieri di mezzo 2014].

SAN GIOVANNI BATTISTA o BASILICA PALATINA

La chiesa di SAN GIOVANNI BATTISTA o BASILICA PALATINA databile al 1231, in stile romanico, fu costruita sulle rovine di una precedente costruzione dell’XI secolo, nei pressi di una basilica paleocristiana del VI secolo.

All’interno si trovano frammenti murari di epoca romana e la cripta a tre navate con un architrave dell’VIII secolo, decorato con simboli paleocristiani. La facciata presenta un portale e un rosone finemente scolpiti. San Giovanni Profiamma sorge lungo l’antica consolare via Flaminia.

In antichità San Giovanni Profiamma era conosciuto con il nome di Forum Flaminii, successivamente divenne municipio romano. Nel 160 d.C. dette i natali a san Feliciano, patrono della città di Foligno (si festeggia il 28 gennaio).

EREMO DI SANTA MARIA GIACOBBE

LEREMO DI SANTA MARIA GIACOBBE è raggiungibile in circa 20 minuti di cammino dal piccolo paese di Pale, situato lungo la SS 77 della Val di Chienti (in direzione Colfiorito). L’abitato giace sotto l’omonimo monte, conosciuto anche con il nome di Sasso di Pale; da qui un sentiero si inerpica fino all’antico eremo, meta di pellegrinaggi fin dal XIII secolo.

La costruzione in parte ricavata in un anfratto naturale è costituita dalla chiesa e da altri ambienti dove si ricoveravano gli eremiti. La chiesa è ricca di affreschi eseguiti in epoche diverse; di questi, probabilmente i più antichi, databili tra il XII e il XIII secolo, sono quelli presenti in fondo all’altare, raffiguaranti santa Maria Giacobbe, madre di Giacomo, con il vasetto degli aromi in mano, san Luca e la Madonna con Bambino in una cortina di angeli. La tradizione vuole che Maria di Giacobbe, alla quale il santuario è dedicato, facesse parte delle pie donne che si recarono al Santo Sepolcro per l’unzione del corpo di Cristo e che, trovandolo vuoto, ne annunciarono la resurrezione. Nel corso dei secoli il santuario fu frequentato dai pellegrini anche per la presenza delle acque raccolte nella cisterna dell’eremo, ritenute terapeutiche.

PARCO NATURALE DELL’ALTOLINA

Il PARCO NATURALE DELL’ALTOLINA attraversato dal fiume Menotre che forma un interessante sistema di grotte e cascate, lungo un percorso che si snoda da Pale a Belfiore.

ABBAZIA DI SASSOVIVO

LABBAZIA DI SASSOVIVO, fondata da eremiti benedettini intorno all’anno 1070, sorge a circa 6 km dal centro di Foligno, a una quota di 565 m s.l.m. sulle pendici del monte Serrone. La costruzione si è sviluppata a partire da una rocca fortificata del conte di Uppello (altra frazione di Foligno, non lontana da questi luoghi) che la donò al monaco Mainardo. Nello stesso luogo, probabilmente, vi era stato fondato un santuario degli Umbri. Di grandissima importanza sono le Carte di Sassovivo, un archivio storico ricchissimo di documenti essenziali per conoscere la storia di tanti luoghi su cui l’antica abbazia ebbe giurisdizione, anche grazie alle numerose donazioni e attribuzioni di territorio. Nel 1138 i possedimenti dell’abbazia di Sassovivo si estendevano da Roma a Perugia, da Spoleto a Camerino. Nel XIII secolo da essa dipendevano 97 monasteri, 41 chiese e 7 ospedali. Nella seconda metà del XV secolo passò ai Benedettini della Congregazione olivetana. All’interno dell’abbazia, che oggi ospita la Congregazione dei Piccoli Fratelli della Comunità ‘Jesus Caritas’ di Charles de Foucauld, potremo ammirare la Loggia del Paradiso con frammenti di affreschi monocromi probabilmente attribuibili a Giovanni di Corraduccio, uno splendido chiostro romanico opera di Pietro de Maria, la cripta di San Marone, eremita siro-libanese vissuto nel IV secolo, e, nella chiesa, interessanti affreschi del XV secolo.

Nel maggio del 2010, l’Unesco ha conferito a questo luogo il titolo di ‘Patrimonio testimone di una cultura di pace Unesco’ [Sentieri di mezzo 2014].

Poco oltre l’antico edificio troviamo la Cripta del Beato Alano risalente all’XI secolo. La località è famosa anche per le sue acque oligominerali, che sgorgano da una sorgente nella stretta valle poco sotto l’abbazia.

CHIESA CONVENTUALE DI SAN BARTOLOMEO DI MARANO

La CHIESA CONVENTUALE DI SAN BARTOLOMEO DI MARANO sorge su un colle lungo un’antica viabilità che collega ancora oggi Carpello, Uppello e Sassovivo. L’appellativo ‘Marano’ gli deriva dalla vicina fonte Marana. La struttura originaria risale ai l’opera di fra’ Paoluccio Trinci iniziatore di quella riforma che riportò all’‘Osservanza’ della regola dei frati minori, come vissuta e scritta da san Francesco di Assisi. La facciata attuale della chiesa risale agli anni compresi tra il 1731 e il 1736. All’interno della cappella dedicata al santo titolare si può ammirare un bellissimo dipinto raffigurante il martirio di san Bartolomeo, ultima opera, incompiuta, di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno, terminata dal figlio Lattanzio. Per inciso ricordiamo che l’appellativo di ‘Alunno’ fu creato da Giorgio Vasari (1568) e deriva dalla firma apposta sulla predella del polittico che fu già nella chiesa di San Nicolò a Foligno: «Nicholaus alumnus/Fulginiae, patriae pulcra corona suae», con la quale l’artista originario della città umbra volle affermare con orgoglio la propria discendenza dalla scuola pittorica folignate [Sentieri di mezzo 2014]. La collina che ospita il convento di San Bartolomeo è stata a più riprese al centro di notizie di ritrovamenti di reperti d’epoca romana. Ricognizioni archeologiche condotte nel 1998 hanno portato al rinvenimento di una vasta area di dispersione di reperti fittili lungo i fianchi meridionali e occidentali. Altri ritrovamenti riferibili a insediamenti romani, con relative sepolture, sono stati rilevati in località Carpello. Nel podere di una casa colonica, nel 1881 venne alla luce una base con iscrizione latina dedicata a Romolo, fondatore di Roma, divinizzato, risalente, probabilmente, agli inizi del IV secolo d.C. [M.R. Picuti,‘Foligno’, Itinerari nella Storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra, 2015].

VIA PLESTINA

Rimanendo nel territorio e richiamando antichi tracciati viari, ricordiamo la VIA PLESTINA. Per presentarla riprendiamo precisamente la scheda redatta da Maria Romana Picuti per il progetto Itinerari nella Storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra. «La strada che oggi arriva a Pistia era uno dei più importanti tracciati viari dell’Italia centrale, la cui antichità è confermata dai ritrovamenti effettuati nella necropoli plestina, dove sono attestati materiali d’importazione etrusca e greca databili a partire dalla fine del VI secolo a.C., che stanno ad indicare la duplice direzione degli scambi tra l’area adriatica e quella tirrenica. La strada si distaccava dalla via Flaminia – o dal percorso viario che l’aveva preceduta – tra Fulginia e Forum Flaminii – l’attuale San Giovanni Profiamma – e, dopo aver toccato Plestia, arrivava a Camerinum, da cui presumibilmente proseguiva verso Sentinum (Sassoferrato) e Sena Gallica (Senigallia) sulla costa adriatica; un altro ramo è probabile che procedesse lungo la valle del fiume Chienti, come sembrano confermare i ritrovamenti archeologici. Iniziava dalla bassa Valle del Menotre, saliva a Pale alla destra idrografica del fiume ed a ridosso delle pareti rocciose del monte. Dopo Belfiore, all’altezza del parcheggio dell’Altolina, la strada girava a sinistra e risaliva lungo la costa del Sasso di Pale; una volta raggiunta la quota, essa proseguiva fino a Pale lungo i ghiaioni. L’antichità del percorso così individuato è provata dalla sistemazione della parete rocciosa del monte mediante una ‘tagliata stradale’ che serviva a favorire il passaggio della via, nonché dall’andamento costante della salita, senza bruschi salti di quota. Per queste caratteristiche esso si differenzia dal sentiero, meglio noto ai frequentatori della zona, che sale lambendo le cascatelle del Menotre. Superato il sito dell’odierna frazione di Pale, la strada correva, alla base dei ghiaioni, ad una quota leggermente sopraelevata rispetto ai campi ed al Menotre, ancora oggi si vedono i resti dei muri a secco che servivano a contenere il terreno soprastante. Da qui la strada svoltava per Sostino, risaliva il Piano delle Strade, il monte di Franca ed arrivava alla chiesa della Madonna di Ricciano, proseguiva lungo il lato nord- occidentale del Piano di Ricciano, lambendo le pendici del monte Palarne, e lungo la sponda nord-occidentale della palude di Colfiorito, sotto l’altura oggi occupata da Forcatura. All’altezza del castelliere di Croce di Casicchio entrava, infine, nella stretta gola percorsa dal tracciato dell’attuale Statale 77, lungo la quale si è sviluppato Colfiorito e continuava fino alla Madonna di Pistia, dove si localizza la città d’epoca romana».

CIVITELLA

CIVITELLA è un antico castello di altura fatto costruire dai Trinci a protezione della vasta area montana, ricca di boschi, che va dal Piano di Spina alle coste di Orsano e dei vari villaggi presenti nella stessa zona. In merito all’epoca di costruzione del castello citiamo che nello Statuto del Popolo di Foligno del 1350 (rubrica 163, De Castro Civitelle costruendo) si indica che, quanto prima, sulla sommità del poggio di Civitella, posto nel territorio di Foligno, dovrà essere «costruito un castelletto per l’incolumità dei villaggi sparsi nelle adiacenze […]».

MAESTÀ DI CANCELLI

La MAESTÀ DI CANCELLI è un monumento eretto in memoria dei tragici eventi accaduti durante il Secondo conflitto mondiale.

CANCELLI - CHIESA DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

CANCELLI con la CHIESA DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO, costruita fra il 1744 e il 1765 per volere di Mario Antonio Maffei, vescovo di Foligno. La pala dell’altare maggiore, con raffigurati i santi titolari, è opera del pittore Claude François Beaumont che la donò al santuario. Secondo la tradizione, la famiglia Cancelli ospitò Pietro e Paolo di passaggio per queste terre e, come ringraziamento per l’accoglienza assicurata, ricevette dagli apostoli la facoltà di ‘segnare’ i malati di sciatica per guarirli. Questo dono si tramanda, di padre in figlio, ai primogeniti della famiglia Cancelli.

SITO ARCHEOLOGICO DI CANCELLI

Il SITO ARCHEOLOGICO DI CANCELLI fu scoperto alla fine dell’Ottocento, nel corso dei lavori per la realizzazione del muro di cinta del piccolo cimitero locale. L’area dei ritrovamenti archeologici si colloca su due ripiani terrazzati posti a mezza costa, a circa 934 m d’altitudine, lungo la strada che da Cancelli conduce al piccolo borgo di Civitella. Il territorio che ruota intorno al santuario era raggiungibile, in età romana, attraverso un itinerario che si staccava dall’antica via Flaminia poco prima di giungere al centro di Foligno.

Si deve a un progetto promosso dal Liceo Classico ‘Federico Frezzi’ di Foligno, dalla Comunanza Agraria di Cancelli, dalla parrocchia di Sant’Eraclio, con il fattivo appoggio del Comune di Foligno, l’esecuzione di due campagne di scavo, effettuate sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, all’interno dell’area del cimitero (anni 2012, 2013). Le campagne di scavo hanno consentito di riportare alla luce strutture murarie d’epoca romana relative al santuario. Alla fase di vita arcaica del santuario appartengono numerosi bronzetti votivi, di tipo schematico a figura umana e animale [M.R. Picuti, ‘Cancelli’, Itinerari nella storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra, 2015]. Nelle vicinanze di Cancelli, sulla sommità di un’altura (1008 m s.l.m.), è stato individuato un insediamento fortificato d’epoca umbra che «si caratterizza per l’ottimo stato di conservazione delle opere di fortificazione antiche, costituite da un fossato di forma circolare e dal relativo terrapieno. La sua collocazione, a breve distanza dall’area del cimitero di Cancelli, permette d’ipotizzare che nel periodo umbro esso svolgesse una funzione di baluardo difensivo strettamente collegato al santuario umbro-romano identificato all’interno del cimitero» [M.R. Picuti,‘Cancelli, castelliere’, Itinerari nella storia. Percorsi archeologici in Valle Umbra, 2015].

CASTELLIERE DI MONTE POGGIOLO

Per gli appassionati di archeologia ricordiamo anche il CASTELLIERE DI MONTE POGGIOLO, insediamento fortificato identificato sulla vetta dell’altura omonima.

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