Itinerario: Un percorso tra i vigneti di sagrantino e non solo… il foliage in Valle Umbra
Distanza: 6 km ca.
Dislivello salita: 130 m ca.
Dislivello discesa: 130 m ca.
Tempo: 2 ore ca. (più qualche sosta)
Difficoltà: T
Rilevatore: Tiziana Ravagli, Giampaolo Filippucci [rilevato con GPS, Montana] con l’Associazione ‘MontagneAperte’
Autore della scheda: Tiziana Ravagli, Giampaolo Filippucci per l’Associazione ‘MontagneAperte’
Non è segnalato sul terreno
Descrizione del percorso
La partenza è presso la località Polzella e precisamente in prossimità della edicola posta al crocicchio tra la strada che conduce a Turri e quella che va verso un’azienda agraria, ben visibile e riconoscibile per gli alti silos metallici.
Per inciso, la struttura votiva a cui facciamo riferimento è databile alla metà del XX secolo [https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/montefalco-polzella-bivio-per-polzella-mon085/].
Parcheggiamo facilmente, ma con la giusta attenzione, al bordo della strada e, senza farci ammaliare dai colori dei vigneti (ne avremo poi tutto il tempo), prendiamo la strada che sale a Turri. Superiamo sulla destra un complesso agrituristico e continuiamo su strada asfaltata, fiancheggiando la sponda destra di un torrente fino a incontrare un ponticello che ci permette di attraversarlo per prendere la strada sterrata che risale la collina.
Nelle vicinanze di un casolare (C. Beddini sulla carta IGM) incrociamo la strada asfaltata che sale dalla Polzella a Camiano, giriamo a sinistra in salita fino a incontrare la prima strada sulla destra: una segnaletica ci indica che conduce alla cantina Alessandrini. La percorriamo fino in fondo dove incrociamo la strada asfaltata che unisce la località Colverano a Camiano. La strada attraversa uliveti intervallati da piccoli vigneti e ci permette di ammirare dall’alto la variegata geometria della pianura fatta di prati e di campi arati pronti per la semina; sullo sfondo seguiamo con lo sguardo la fascia fascia olivetata Assisi – Spoleto, con Spello, Trevi, Pissignano e altri piccoli paesi, fino ad arrivare (da Nord a Sud) al monte Subasio e alla dorsale montuosa del Serano- Brunette. Percorriamo questa strada in discesa. La folta chioma rossiccia di un bell’albero di sorbo domestico ci anticipa, come goccia di colore caduta fuori dalla tela, la tavolozza di toni e colori che definisce come in un quadro impressionista le pendici delle colline. Continuiamo a scendere fino a raggiungere la strada pedecollinare con cui ritorniamo alla Polzella, luogo da cui siamo partiti. La strada fiancheggia altri vigneti di sagrantino, con le foglie dagli irripetibili toni del rosso, mentre i filari di grechetto e/o di trebbiano ci offrono infinite tonalità dal verde al giallo splendidamente variegato.
Giunti, dunque, a destinazione, varrà la pena soffermarci a guardare ancora una volta le colline ricche di colori e sorprendenti sfumature offerte da ciascuno dei singoli filari che le compongono e concentrarci ancora una volta alla ricerca della migliore inquadratura per le nostre foto che non ci restituiranno le stesse percezioni visive colte nel cammino, ma sensazioni e un bel ricordo certamente sì!
Download itinerario
L’itinerario può essere scaricato per utilizzarlo con i dispositivi GPS, le applicazioni GPS dei dispositivi Android, iOS, ecc., e per elaborarlo con i più diffusi software GIS.
Nota Bene: per la presenza di strade che collegano le varie frazioni del comune di Montefalco, generalmente poco trafficate, con le numerose vie sterrate, vicinali, interpoderali… potremo allungare e variare l’escursione a nostro piacimento con il semplice aiuto di una cartografia di questi luoghi [Difficoltà: T/E].
Il 20 novembre 2021 con Erica e Guenda Camilla (socie della Associazione MontagneAperte) ne abbiamo percorso uno, semplicemente inseguendo i magnifici paesaggi di questi luoghi… alcune immagini sono legate a questo itinerario.
O ancora… invece di prendere la strada che conduce in direzione della cantina Alessandrini possiamo continuare in salita fino a Camiano e scendere per via Agelli non prima, però, di avere compiuto una deviazione verso la località Vecciano…
La fonte di Vecciano o di San Francesco
In località VECCIANO, avremo modo di trovare e fermarci a osservare un’antica fonte di acqua ‘magnesiaca’ di francescana memoria. La tradizione narra, infatti, che fu san Francesco a far sgorgare l’acqua nel 1215; ce lo ricorda anche una lapide, messa in posto nel 1936, che riporta le parole del Bullarium Franciscanum: «sanctus Franciscus anno Domini MCCXV hanc mirabilem fontem oriri fecit cuius aqua ad fugantas febres morbosque pellendos mirabiliter operatur».
La Madonna di Vecciano
In questa stessa località, ricordiamo ancora la presenza di un’antica edicola votiva, oggi racchiusa in una piccola chiesa denominata ‘chiesa della Madonna di Vecciano’ dal nome dato dai fedeli all’edicoletta, o ancora ‘chiesa della Maestà di Vecciano’, come recita una targa apposta sulla facciata dell’edificio.
Ricaviamo le notizie dalla scheda dedicatale nel progetto EDICOLE SACRE (volume edito nel 2008 – https://www.montagneaperte.it/blog/edicole-sacre-nel-territorio-della-comunita-montana-dei-monti-martani-e-del-serano/ – e progetto web: https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/montefalco-vecciano-chiesa-della-madonna-di-vecciano-madonna-di-vecciano-mon023/).
In questa Silvestro Nessi ci racconta che l’edicola originaria è del XVI secolo e che l’affresco, conservato nella chiesina, attribuito al pittore Francesco Melanzio, è datato al 1510. Raffigura la Madonna con Bambino fra due angeli musicanti, san Pietro, san Paolo, san Francesco e san Sebastiano.
Ai fini dell’attribuzione citiamo che nel 1510 Francesco Melanzio affrescò, tra gli altri, una bella Madonna in trono con il Bambino benedicente, tra santi, e l’Eterno benedicente nell’abside di Santo Stefano a Picciche e nello stesso anno anche una Madonna con il Bambino in trono tra due angeli in una edicola di Camiano Grande (l’edicola crollò nel 1913 e l’affresco, rimosso, è oggi conservato presso il Museo di San Francesco a Montefalco).
Dal confronto con queste opere è derivata l’attribuzione al Melanzio anche della Madonna con Bambino di Vecciano.
Una annotazione interessante la leggiamo nella TRECCANI online [https://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-melanzio_%28Dizionario-Biografico%29/ – 4.12.2021]: «Nei tre dipinti, che ripetono un medesimo schema compositivo, il gruppo della Madonna con il Bambino deriva da quello della National Gallery di Washington attribuito al Pinturicchio; per l’affresco di Vecciano è stata inoltre sottolineata l’ispirazione peruginesca, evidente soprattutto nei due angeli musicanti (Gaburri)».
Giunti a Camiano…
La chiesina di San Rocco
In località CAMIANO GRANDE, non lontano dalla fonte ‘di san Francesco’, troviamo l’antica CHIESINA DI SAN ROCCO, inizialmente intitolata Santa Maria della Selvetta.
Nei pressi di questo luogo sorse il primo insediamento francescano di Montefalco e in questa chiesetta con annesso convento ebbe il riconoscimento il Terzo ordine regolare di San Francesco, che nel 1448 vi tenne il primo capitolo generale. Silvestro Nessi ci ricorda, infatti, che il primo insediamento dei frati Minori nel territorio montefalchese fu presso il borgo di Agelli, forse sin dal 1215 [Nessi S., Le origini del Comune di Montefalco, Montefalco 2006].
Nell’abside di San Rocco si può ammirare una bella ‘Crocifissione’ attribuita al pittore folignate Giovanni di Corraduccio; all’interno vi è, inoltre, una tavola dipinta da Francesco Melanzio raffigurante il santo titolare.
E qui ci piace raccontarne la storia…
Correva l’anno 1516, quando i santesi di questa chiesina rurale commissionarono al pittore Francesco Melanzio un dipinto raffigurante san Rocco, pellegrino e terziario francescano a cui i terziari stessi erano particolarmente devoti. Il pittore montefalchese si impegnò a realizzare un’opera di sicura bellezza e così fu. Successivamente all’esposizione del dipinto, la chiesa cambiò intitolazione: divenne la chiesa di San Rocco, uno dei santi maggiormente invocati in tempo di peste, e in generale di epidemie, insieme a san Sebastiano. Una chiesina piccola, posta in un luogo remoto seppure non troppo lontano da Montefalco, fu centro di riferimento per il Terz’Ordine francescano e luogo di grande venerazione, tanto da ricevere nel tempo diversi lasciti testamentari. Per la sua importanza, fu anche conosciuta come la ‘Porziuncola del Terz’Ordine Regolare’. Per inciso ricordiamo, leggendo da wikipedia [https://it.wikipedia.org/wiki/Terzo_ordine_regolare_di_San_Francesco], che: «Accanto alla fondazione degli ordini dei frati minori e delle clarisse, san Francesco d’Assisi si premurò di redigere delle istruzioni per i laici che intendevano partecipare della vita e della spiritualità del suo ordine e che andarono a costituire il Terzo ordine di San Francesco (TOF), detto anche Ordine francescano della penitenza».
Abbiamo raccontato, in breve, San Rocco anche nel progetto ‘PATRIARCHI VERDI’ e il motivo per cui questo piccolo e oggi modesto edificio è stato ricordato nel progetto dedicato ai GRANDI ALBERI risiede nel fatto che nelle immediate vicinanze dello stesso è radicato un vecchio leccio che la tradizione vuole legato alla storia di san Fortunato, patrono di Montefalco insieme a santa Chiara della Croce.
Il leccio di San Fortunato o leccio della Selvetta
L’albero attuale non può certamente essere l’originale di san Fortunato; il culto popolare era, tuttavia, così forte che molto probabilmente i fedeli decisero di piantare in questo stesso luogo «[…] dove il pungolo divenne albero, [detto] ‘all’albero santo’ […]» un’altra pianta, in sostituzione dell’antico leccio della Selvetta [S. Nessi 2006]. Secondo alcune storie locali, l’albero originario del IV secolo d.C. fu sradicato e abbattuto dal vento e dalla neve probabilmente nell’inverno del 1870, quando era ormai quasi secco [S. Fortunato di Montefalco, opuscolo].
Così si può immaginare che la pianta attuale, peraltro già molto sofferente all’atto della nostra visita con Silvestro Nessi, può avere comunque un’età abbondantemente superiore al secolo.
Per saperne di più rimandiamo al progetto PATRIARCHI VERDI (volume primo edizione 2015 – https://www.montagneaperte.it/blog/patriarchi-verdi-2/ – e progetto web: https://www.montagneaperte.it/patriarchiverdi/leccio-montefalco-camiano-grande/).
P.S.: appare evidente che il toponimo abbia ispirato sia il nome popolare con cui è conosciuto il GRANDE LECCIO sia la prima denominazione di quella che oggi è la chiesa di San Rocco e che un tempo era conosciuta come Santa Maria della selvetta… forse un piccolo bosco, magari proprio una lecceta…
Una annotazione necessaria: al momento, sia la chiesetta di San Rocco sia il leccio di San Fortunato si raggiungono solo attraversaversando una proprietà privata.
Questo li rende purtroppo praticamente irraggiungibili, se non si ha la fortuna di incontrare i gentili proprietari del sito di accesso che aprono i loro cancelli…