Trevi. Breve «viaggio» alla scoperta della viabilità storica che esce da Trevi e in particolare da piazza del Lago e dalla porta omonima – # 02 – LA VIABILITÀ STORICA (prima parte)

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LA VIABILITÀ STORICA
La prima strada che esaminiamo tra quelle che si sviluppano in direzione nord è viale Ciuffelli: la storica «passeggiata» di Trevi, meglio conosciuta come «passeggiata di San Martino», un magnifico viale alberato che collega il centro cittadino alla chiesa-convento di San Martino e conduce alla «Panoramica», che verso Nord si dipana in direzione di Foligno e delimita a monte il capoluogo municipale.
Da questo viale si può gustare una magnifica vista sulla vallata sottostante, spaziando dai monti Martani fino a Perugia e oltre.

Prima di inoltrarci nella storia di viale Ciuffelli, ci sembra interessante annotare alcuni caratteri comuni degli ambienti alberati presenti nelle aree urbane partendo da alcune considerazioni generali.
Plinio il Vecchio nella sua Storia Naturale ricorda che i Romani distinguevano gli arbores silvestres, presenti allo stato naturale nei boschi e nelle foreste, come il faggio, il leccio, il castagno, il pino silvestre, la quercia o il pioppo, dagli arbores urbanae. Questi ultimi, in particolare, erano le piante coltivate all’interno delle città come gli alberi da frutto o quelli da ombra, quali il platano, il tiglio, il cipresso, il sicomoro e la palma.
Nel Medioevo abbiamo solo occasionali notizie sull’uso degli alberi in ambiente urbano mentre nel Rinascimento la diffusione delle piante era solitamente limitata ai giardini dell’aristocrazia.
Dal XIX secolo la situazione cominciò a mutare sensibilmente, dapprima su iniziativa del regime napoleonico (9).

(9) Francesco Ferrini, professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente, Università di Firenze, Le alberate stradali dalle origini alla contemporaneità, http://www.monzaflora.net (gennaio 2014).

Nei punti principali delle città, al posto dei baluardi difensivi furono spesso realizzate grandi piazze; da queste partivano le diramazioni primarie della nuova viabilità che dal centro conducevano verso gli spazi aperti della campagna e legavano il sistema urbano al territorio esterno.
Gli alberi piantati lungo queste nuove strade rappresentavano, in un certo qual modo, il tramite armonioso che collegava e univa gli ambiti urbani alla campagna. Delineavano la continuità di quel rapporto ancestrale con la natura che si poteva, finalmente, realizzare in un ambito protetto.
A chi proveniva dall’esterno, i viali alberati preannunciavano la bellezza solida ed elegante dell’architettura urbana, costituivano il collegamento delle residenze extra-urbane signorili con le città, erano luoghi di passeggio e svago e richiamavano, nell’immaginario collettivo borghese di fine Ottocento, i grandi boulevard parigini. Erano, infine, luoghi paesaggisticamente affascinanti della città. Nei casi più fortunati, come in molti centri umbri di origine medievale, e Trevi ne è un esempio eccelso, presentavano vedute mozzafiato da belvederi talora ingentiliti con canapè.
Oggi i viali alberati, i parchi e le piazze ricche di verde rendono le città più vivibili e ne suggeriscono una dimensione a misura di famiglie; ci riparano dalla calura estiva e ci offrono uno spazio aperto in cui trovare pace e rifugio!

«Con l’avvento del trasporto motorizzato, le alberate stradali cominciarono a essere considerate come vero e proprio elemento paesaggistico e cominciò ad essere messo in pratica lo studio della disposizione degli alberi con meditato esame di problemi elementari e simultanei determinati dal gioco interferente di masse vicine e lontane, di colori, di visuali obbligate, ecc. senza tralasciare gli aspetti puramente tecnici delle questioni di dettaglio suggerite dalla necessità della circolazione e dalle esigenze fisiologiche delle piante» (10).

(10) Francesco Ferrini, professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente, Università di Firenze, Le alberate stradali dalle origini alla contemporaneità, http://www.monzaflora.net (gennaio 2014).

L’idea di realizzare la «passeggiata» di San Martino, così come oggi si presenta ai nostri occhi, venne nella seconda metà del XIX secolo. Risale al 10 ottobre del 1851 un progetto dell’ingegnere Sabbatino Stocchi relativo ad una nuova sistemazione della piazza del Lago che comprende anche una modifica del primo tratto della «passeggiata di San Martino» e delle relative sistemazioni a verde.
Il 16 maggio 1870 il Consiglio comunale di Trevi approvò «la costruzione della pubblica strada da passeggio per S. Martino, con relativa piantagione di alberi. La vecchia strada era [infatti] stretta e tortuosa ed in più punti pericolosa» (11).
Nel 1879, il tecnico comunale Pier Francesco Corradi progettò la realizzazione di una «pubblica strada da passeggio detta di san Martino» che prevedeva il completamento della passeggiata con l’allargamento della strada presso San Martino e la realizzazione della rotonda belvedere (12).

(11) C. ZENOBI Storia di Trevi, 1746-1946, pag. 222.
(12) Planimetria del progetto della passeggiata di San Martino (china colorata 80×34 cm), sezioni trasversali sulla passeggiata di San Martino (china colorata 80×34 cm – foto 77), ASCT Carteggio 1880- VIII – 2 – 3.

Nel tempo lungo il viale furono piantate varie specie di alberi: lecci prevalenti, tigli, ippocastani, ma anche specie non autoctone come sofore, a dimostrazione di un’attenzione all’ambiente che si è modificata nel tempo.
In passato il richiamo agli ambienti esotici, particolarmente di moda in alcuni periodi, quasi imponeva la scelta di specie non autoctone per rendere più artificiosamente attraente e signorile un territorio.
Oggi, invece, è maturata la consapevolezza che ciascun ambiente presenta peculiarità uniche e speciali che vanno comunque salvaguardate da immissioni esterne, per assicurare complessivamente l’identità del luogo e per garantire quella biodiversità che finalmente è riconosciuta come fonte stessa della vita.
Un richiamo alla strada detta di «San Martino» lo troviamo anche nella Historia Universale … di Trevi: «Esistendo circa 200 passi lontano da Trevi – mediante una amplia ed amena strada, cusì incominciata il 1725 e perfezionata il 1741, in cui è proibito giocare alla forma e gettarvi il terraccio – il Convento e la Chiesa de’ Frati Minori Riformati, dedicata a S.Martino, in piano ed alegro sito, al prospetto della nobilissima valle […]».

La Passeggiata di Trevi agli inizi del Novecento (cartolina) – (immagine già pubblicata in ‘DA PIAZZA DEL LAGO A PIAZZA GARIBALDI’, COMUNE DI TREVI, ERA NUOVA, 2014)
Ricostruzione cartografica e legenda
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