02. L’acquedotto medievale di Trevi

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Un lavoro sulle fonti storiche e sulle sorgenti di Trevi non può che iniziare con (almeno) un breve cenno sull’acquedotto medievale che un tempo raccoglieva le acque di alcune meravigliose ‘fontane di acqua viva’… E come ogni racconto che si rispetti anche il nostro non può che iniziare dicendo… c’era un tempo un magnifico acquedotto, così antico che nei documenti scritti non si trova traccia della data iniziale della sua realizzazione…

A quando risale l'antico acquedotto di Trevi? Bella e interessante la domanda, difficile la risposta!

Antichissimo di suo principio per non ravvisarsi nelle vecchie scritture il tempo della sua fondazione [D. Natalucci, 1985, c. 67].
Lucia Bertoglio e Stefano Bordoni, nel volume Da piazza del Lago a piazza Garibaldi (2014, pag. 16), ci ricordano che per quanto ad oggi noto l’acquedotto di Trevi viene menzionato per la prima volta in un documento scritto del 1377: in quell’occasione il servizio acquedottistico fu esteso agli abitati della Piaggia. Nello stesso capitolo, gli autori ci indicano che «sulla base del contesto storico e sui (pochi) confronti chiaramente databili in Umbria» l’opera può essere indicativamente datata a circa un secolo prima. Risaliamo dunque alla seconda metà del XIII secolo circa.
Olindo Stefanucci (2000, pag. 6) sulla base di varie considerazioni e non ultimo «sulla presenza in questo periodo [in Umbria] di progettisti, direttori di lavori e maestranze che andavano maturando esperienze nella costruzione di acquedotti» ritiene che la realizzazione dell’acquedotto di Trevi sia «coeva all’ampliamento delle mura urbiche, fino all’arco della Piaggia di Trevi, a difesa dei palazzi patrizi, avvenuto intorno al 1250». Ipotizza, in definitiva, che la costruzione dell’acquedotto possa essere avvenuta «a partire dalla metà del XIII secolo».
Ci attestiamo, dunque, oltre la metà del 1200, forse nella seconda parte di quella metà e… qui ci fermiamo!!!

Dove si origina l'antico acquedotto di Trevi? Qui la domanda ci trova pronti e preparati con risposte attente e articolate!

L’acquedotto, lungo circa quattro chilometri, si originava dalle acque della sorgente di Fulcione, a monte dell’abitato di Pigge.
Costeggiava i colli quasi mantenendosi in piano, con un dislivello di circa 20 -25 m e una portata in morbida di almeno 10 l/sec.
Prima di giungere al borghetto di Alvanischio l’acquedotto recepiva le acque del Cupo, sorgente captata presso la chiesa di Sant’Arcangelo.
Alla confluenza tra le derivazioni delle due sorgenti vi era un fontanile che serviva sia per usi idropotabli (e in generale per l’uso degli uomini), sia per abbeverare il bestiame (usi zootecnici).
Presso il fosso dei Cappuccini, riceveva le acque di una terza sorgente, detta del ‘Poggio’, che nasce poco a valle di Costa San Paolo.
In zona vicina alla ex chiesa di Santa Caterina (di cui oggi si può ammirare il bell’affresco della parete di fondo grazie a un sapiente restauro), nel condotto principale confluivano anche le acque di altre sorgenti, tra cui quella di ‘Veruli’ (che dobbiamo ancora localizzare con precisione), del ‘Salcio’ e de ‘la Renacciola’.
Queste due ultime, in particolare, erano condottate con un percorso che scendeva lungo la strada delle Coste.
Anche nei pressi di Santa Caterina vi era una vecchia fontana realizzata nel 1488: così ci informa Durastante Natalucci (1985, c. 70).
A valle della chiesa le acque erano raccolte in una grande conserva sotterranea, con due vasche di decantazione.
L’acquedotto terminava il suo percorso extraurbano nel Bottino a monte di piazza Garibaldi (già piazza del Lago e piazza del Mercato), praticamente nell’area attualmente occupata dalla Casa della Salute – Residenza protetta.
Da qui originariamente partiva un lungo canale che portava l’acqua nell’abitato,  alimentava la fontana di piazza del Lago, di cui si ha menzione già nel 1426, e giungeva sino a una grande cisterna sotterranea.

Per riuscire a immaginare con gli occhi della mente l’antica fontana di piazza del Lago apriamo ancora una volta l’Historia Universale […] di Trevi (1985, c. 62, c. 63): «Nella piazza del Lago altra fontana, appoggiata ad una decente prospettiva, da cui, mediante tre cannelle, esce l’acqua; la quale fu in tal guisa rifatta ed ebbe il suo miglioramento a fine di abbeverarvi il bestiame, il 1599, con le palle di pietra però estratte dalla armeria; stando quivi anche prima la fonte con cui egresso formavasi il lago, che dietro all’istessa esisteva, di grandezza poco meno che la piazza di Trevi, profondo ben molto, non tanto per il commodo della sua acqua, quanto per maggiore sicurezza e riparo della porta ed antemurali che venivano dalla medesima acqua e da’ steccati circondati […]».
Il lago antistante la fontana fu interrato con decisione assunta nel 1707, per evitare i tanti problemi igienico-sanitari legati a questo specchio d’acqua ormai ridottosi a un semplice pantano senza più alcuna utilità difensiva. Alla fine della sua storia, le poche acque che restavano nel vecchio lago erano utilizzate semplicemente per lavare i panni dalle donne trevane. Una funzione che fu comunque assicurata realizzando nei pressi della Porta appositi ‘lavatori’ con «due commodissime vasche» certamente più igieniche e idonee allo scopo (Historia Universale […] di Trevi, 1985, c. 63).
La fontana principale di piazza del Lago fu spostata più volte (inizialmente da 13 a 41 m verso est dalla porta – Da piazza del Lago a piazza Garibaldi, 2014, pag. 19); infine, in occasione delle modifiche che piazza Garibaldi subì nella seconda metà del XIX secolo, fu ulteriormente arretrata. Nel 1881 fu approvato il progetto per l’ultimazione della fonte comunale di piazza del Mercato (già piazza del Lago e oggi piazza Garibaldi). Fu realizzato il muro a monte della piazza, completata la demolizione della vecchia sostruzione dell’acquedotto e finalmente ebbe compimento anche la nuova fontana monumentale, che oggi conosciamo come fonte dei Cavalli. La tazza e il fusto di questa fontana sono certamente reimpieghi provenienti da vecchie fonti, forse anche dalla fonte di piazza del Lago; contrariamente a quanto ritenuto con certezza in passato, probabilmente non si tratta dei resti della fonte ‘adorna di 8 faccie’ descritta da Durastante Natalucci nella piazza principale del Comune, oggi piazza Mazzini (Da piazza del Lago a piazza Garibaldi, 2014, pagg. 45, 46).

A proposito di questa opera ricordiamo che era una fontana di forma complessivamente poligonale, ben descritta da Durastante Natalucci nella sua Historia Universale […] di Trevi (1985, c. 61, c. 62): «Nella piazza principale la fontana di semetria rotonda, fornita tutta di pietre lavorate, ripartite in molti quadri mediante varie piccole colonne, che anche di tanto in tanto tengono le qui espresse armi credute de duchi Varani […], in mezzo alla quale l’acqua viene da una conca adorna con 8 faccie, sostenuta dalla colonna, che doppo aver raccolta l’acqua trasmessa in aria, per le boche delle medesime gli la trasmette, cadendo poi in altra fonte unitale per comodo di abbeverarvi il bestiame, rifattavi il 1587, con rimanere essa fontana, dove da detta ultima fonte non è circondata, da per tutto recinta di muro rotondo che oltre il riparo [che] le reca, da altresì comodo da sedere […]».

Nel 1521 a servizio e per migliore uso dell’acquedotto fu realizzato un lungo muro con sei arcate (una costruzione che come abbiamo anticipato, ormai inutilizzata e da tempo in stato di abbandono, fu demolita definitivamente nel 1881). Si trattava in pratica della prosecuzione del canale che portava le acque dal Bottino di monte fino alla fonte di piazza del Lago, ‘ove beve il bestiame’. Grazie al lavoro di Stefanucci (2000 – nota 14, che cita la relazione Cipriani del 7 maggio, 1707, ASCT, Tre Chiavi, 541) scopriamo che il muro, archi compresi, era lungo ‘canne 63’ (misura che corrisponde a circa 192 m, valutando che una canna è considerata pari a m 3,0534).
L’opera permetteva all’acqua così condottata un salto finale di circa 4,7 m (massima altezza della conduttura dal piano campagna).
In tal modo a questa porzione dell’acquedotto fu assicurata una maggiore pressione idraulica capace di approvvigionare al meglio fontane e cisterne sia pubbliche, sia private (dislocate nei palazzi delle famiglie più importanti).
Ricordiamo che fino al 1376 il vecchio acquedotto alimentava solo cisterne comunali. In quell’anno fu deciso di servire anche la zona di Piaggia («non andando antichissimamente per la Piaggia, mentre nel 1376 fu risoluto vi si portasse e ne seg. anni vi si perfezionasse» – D. Natalucci, 1985, c. 69) e le prime cisterne dei palazzi gentilizi.
Probabilmente anche a seguito della realizzazione della sostruzione, i vecchi tubi di adduzione in pietra e in terracotta furono progressivamente sostituiti da tubi in piombo molto più resistenti alla pressione dell’acqua.
Dal 1521, dunque, con la costruzione della nuova opera l’antico acquedotto perse la sua natura interamente ipogea.
Le acque condottate sino a piazza del Lago confluivano in una ulteriore conserva fuori terra di grandi dimensioni che ebbe la funzione di conserva di distribuzione. Da qui partivano tre linee di adduzione in direzione della cisterna di San Francesco, della fontana di Porta del Lago e della fontana di Piazza. In generale, l’approvvigionamento idrico della città di Trevi era garantita da un sistema detto di tipo misto con le acque di sorgente che si univano a quelle piovane proveniente dai tetti (L’Acquedotto medievale di Trevi, 2000).
Un rilievo tecnico del 1764 (del frate domenicano e geografo Antonino Fortunato De Greyus), proveniente dall’Archivio Storico Comunale, a circa 180 m dalla Porta del Lago (conosciuta anche come Porta della Fonte) ci mostra una casetta con tetto a due falde racchiudente due vasche di diverse dimensioni. Da questa partivano due condutture parallele: una portava le acque in direzione della fonte di piazza del Lago, l’altra a Villa Fabri: grazie a un accordo con il Comune di Trevi del 1597, Girolamo Fabri, primo proprietario della splendida villa che ancora ne ricorda il nome, in cambio di 100 scudi si assicurò l’uso delle acque sorgive dell’acquedotto comunale – (Da Piazza del Lago a Piazza Garibaldi, 2014, pagg. 31-33).

Due furono le fontane di piazza del Lago...

Due furono, dunque, le fontane presenti nella vecchia piazza del Lago: una, certamente la più interessante, è quella di cui abbiamo ampiamente raccontato in questo post e che fu più volte spostata in base alle esigenze derivanti dai mutati utilizzi della piazza; l’altra fu quella al lato della Porta di piazza del Lago dotata di ‘vasche e lavatori’.

L'antico acquedotto... in numeri!

Come anticipato, il condotto si sviluppa per una lunghezza di circa 4,0 km; presenta un dislivello intorno a 20-25 m, con una portata di morbida che doveva essere di almeno 10 l/sec. Riceveva le acque di almeno 6 sorgenti principali. Il condotto del vecchio acquedotto ha una larghezza media, espressa in centimetri, di circa 35-40 al fondo, di 60-65 alla base della volta, per un’altezza di 140-150 cm circa. Per assicurarne le opere di riparazione e manutenzione era, pertanto, necessario intervenire con personale di corporatura smilza e di bassa statura.

Fino a quando restò in funzione il vecchio acquedotto? Ce lo racconta Franco Spellani...

Dopo «la costruzione dell’acquedotto del Clitunno (1928), che risolse definitivamente il problema dell’approvvigionamento idrico per il capoluogo e gran parte del comune, rimase comunque in funzione anche l’acquedotto medievale che riforniva la ‘fonte dei Cavalli’ per abbeverare il bestiame e per usi agricoli».
Ed ancora «Negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale, mancando l’energia elettrica ed essendo danneggiato l’impianto di sollevamento del Clitunno, l’acquedotto del Fulcione tornò di nuovo ad essere l’unica fornitura di acqua potabile per l’abitato di Trevi. Successivamente, aumentando la richiesta si preferì potenziare il nuovo acquedotto, specialmente per l’abbondanza della sorgente e le incomparabili condizioni igieniche» [www.protrevi.com, http://www.protrevi.com/protrevi/Condotti.asp, 21.01.2021].

Con Carlo Zenobi e la sua Storia di Trevi : 1746 – 1946 scopriamo che furono le truppe tedesche in ritirata a «distruggere l’officina di sollevamento dell’acquedotto» [1987, pag. 374]. A seguito di tale evento, l’Amministrazione garantì l’approvvigionamento idrico alla città grazie al vecchio condotto ancora funzionante (con il quale l’acqua arrivava, infatti, già alla fonte dei Cavalli e ai lavatoi). Il suo servizio proseguì anche dopo il ripristino dell’acquedotto del Clitunno, per terminare definitivamente negli anni ’50 del XX secolo.

Franco Spellani ci ricorda, infine, che l’acquedotto medievale fu «sventrato in più punti» per allargare la ‘Strada dei Condotti’, che attraversa una delle aree più belle del comune per la presenza di meravigliosi oliveti, così da consentire un migliore transito dei mezzi agricoli.
Il danno maggiore fu, però, causato negli anni ’70 del XX secolo con la realizzazione del nuovo tracciato della strada provinciale, la così detta ‘Panoramica’, a monte di Trevi: in località Sant’Antonio, poco sotto il cimitero monumentale, fu distrutta una porzione ragguardevole del vecchio condotto. Ancora oggi, nei pressi dell’edicola votiva conosciuta come la ‘Cappelletta di Sant’Antonio’, a una certa altezza dall’attuale piano carrabile un osservatore attento potrà riconoscere i resti intonacati della parete di monte dell’antica opera medievale, vanto della nostra città.

Il nuovo acquedotto del Clitunno

Con il passare degli anni approvvigionare la città di Trevi con sufficiente acqua potabile divenne un problema veramente serio, che a volte si trasformò in dramma; ciò fu dovuto all’aumento dei consumi idropotabili e alla ricorrente riduzione della portata dell’acquedotto sia a causa della variabilità dell’andamento climatico, sia di vari danni alle strutture.
La costruzione di diverse cisterne per raccogliere l’acqua piovana proveniente dai tetti degli edifici cittadini (a questo scopo il 21 dicembre 1825 si decise di installare delle gronde sugli edifici cittadini) e  lo scavo di alcuni nuovi pozzi artesiani in pianura (due pozzi furono perforati nel 1917 a San Lorenzo e Cannaiola) non risolsero il problema.
La drammatica carenza idrica fu risolta solo a partire dal 21 aprile 1928 con l’attivazione dell’acquedotto che, secondo il progetto, «[…] porterà a Trevi e agli altri paesini del circondario l’acqua salutare della sorgente del Tempio del Clitunno […]» (dalla pergamena murata con la prima pietra che suggellò l’inizio dei lavori il 23 dicembre 1923).
L’acquedotto fu progettato e realizzato dall’ingegnere Monte Giamboni. Il costo previsto fu di circa L. 2.856.000, da ripagare con un mutuo trentennale.
Altri due mutui furono necessari per sostenere le spese complessive: il primo di L. 600.000 nel 1927 e un secondo di L. 200.000 nel 1932. Con quest’ultimo, in particolare, furono liquidate L. 25.000 al Conte Pucci della Genga per la vendita delle sorgenti al Comune (che avvenne in quel periodo).
L’acqua è captata dalle sorgenti intorno al Tempietto del Clitunno (altezza m 220 s.l.m.) ed è pompata fino a un’altezza di m 450 s.l.m. da cui inizia a servire per caduta.
Grazie a questa opera, Trevi e le frazioni della pianura non soffrirono più per la mancanza di acqua potabile.
In seguito, anche i paesi della montagna trevana furono adeguatamente riforniti grazie all’acquedotto di Rasiglia [Carlo Zenobi, Storia di Trevi 1746-1946].
Fu così risolto il secolare problema dell’approvvigionamento idrico del comune di Trevi.

Piccola bibliografia
  • D. Natalucci, Historia universale dello stato temporale ed eclesiastico di Trevi 1745, C. Zenobi (a cura di), F. Spellani (con la collaborazione di), Edizioni dell’Arquata, Foligno 1985
  • O. Stefanucci, L’acquedotto medievale di Trevi – Dalla sorgente del Fulcione alla Fonte di Piazza, Città di Trevi, Ente Palio dei Terzieri, Trevi 2000
  • C. Zenobi,  Storia di Trevi 1746-1946, Edizioni dell’Arquata, Foligno 1987
  • AA.VV, Da piazza del Lago a piazza Garibaldi, Quaderni di Storia I, Comune di Trevi, Edizioni Era Nuova, Trevi 2014

I segnalini coincidono con alcuni dei punti in cui il vecchio condotto è ben visibile, spesso, purtroppo per crolli della volta…---N.B. : each waypoint – ‘little signal’ – coincide with one point where the old conduct is well visible, often, unfortunately, for collapses of the vault…

La traduzione di questo post e di quelli collegati è di Guenda Camilla PICCARDI.

The ancient aqueduct of Trevi

The best way to start a project about the historical sources and springs of Trevi is surely by mentioning the medieval aqueduct that was once collecting the water from some marvellous ‘living water fountains’… and like everywell-known tale we can’t avoid to start by saying… once upon a time there was a magnificent aqueduct, so ancient that it’s impossible to find any record of it’s initial realisation date in any written document…

In the book ‘L’Acquedotto Medievale Di Trevi’ (by O.Stefanucci, 2000), the author dates this aqueduct back to mid 13th Century and he supposes that it could be coeval to the extension of the urban walls (up to ‘arco della Piaggia’) which took place around 1250.

The aqueduct was around 4 kilometres long and it gave rise from the water of the ‘Fulcione spring’, above the residential area of ‘Pigge’.
It ran along the hills, almost forming a straight line; it had a height difference of about 20 m and a flow rate (between the maximum and the minimum one) of at least 10 l/sec.
Before reaching the small village of ‘Alvanischio’, it collected the water of ‘Cupo spring’ (situated around ‘Sant’Arcangelo’ church).
At the confluence of the water coming from the two springs there was a trough where of water was used both for drinking and for watering the livestock.
Around the canal of ‘Cappuccini’, this aqueduct collected the water from a third spring, the so called ‘Poggio spring’, which originates just downstream of ‘Costa San Paolo’.
The water coming from other springs like ‘Veruli’, ‘Salcio’ and ‘Renacciola’ merged in the main channel situated close to the former ‘Santa Caterina’ church.
The conduits of these last two springs descended along the ‘Coste’ road.
Downstream of ‘Santa Caterina’ all this water was collected in a large underground cistern and then brought to the main cistern of Trevi through various lead tubes.
The distribution of the water in more than one cistern started only later on with different cisterns located in various locations and mainly around the buildings of the most powerful families.
The aqueduct was restored and modified several times and it was used till after the Second World War.
Today it’s completely abandoned and partially destroyed.
Even though certain portions could still be inspectedthis is however completely forbidden due to the risk of collapses.
Finally we want to mention that the aqueduct had an average width of around 35-45 cm at the bottom, 65 cm at the bottom of the vault and a height of around 140 cm.

The new Clitunno aqueduct

As the years went by, supplying the city of Trevi with enough potable water became a serious problem, which sometimes turned into a tragedy; this was due both to the increase of the consumption and to the recurring reduction of the aqueduct’s flow rate, as a result of weather trends and various damages. Both the construction of several cisterns used to collect the rain water coming from the roofs of the city buildings (for this purpose on the 21st of December 1825, it was decided to install some eaves on the town buildings), and the digging of some new artesian wells in the plain (two wells were drilled in 1917 in ‘San Lorenzo’ and ‘Cannaiola’), made little difference.
The thorny problem was solved on the 21st of April 1928 with the activation of the aqueduct that, according to the project, «[…] will bring the healthy spring water of the Temple of Clitunno to Trevi and to the other little towns of the district. […]» (from the parchment walled up with the first stone which sealed the start of the works on the 23/12/1923).
The aqueduct was designed and accomplished by the engineer Monte Giamboni. The estimated cost was about L. 2.856.000 which had been repaid with a thirty year mortgage.
Other two mortgages were needed to bear the costs: one of L. 600.000 in 1927 and another one of L. 200.000 in 1932; with the latter it was possible to liquidate L. 25.000 to the Count ‘Pucci della Genga’ for the sale of the springs to the Municipality (which took place at the time).
The water is collected from the springs around the little Temple of Clitunno (height mt.220 a.s.l.) and, before it falls down, it is pumped towards an height of mt.450 a.s.l..
Thanks to this work, both Trevi and the towns situated on the plain, didn’t experience any more lack of water.
At a later time even the mountain towns were supplied, thanks to the aqueduct originating from Rasiglia [Carlo Zenobi, Storia di Trevi 1746-1946].

Le coordinate – puramente indicative – sono state rilevate con GPS Garmin Montana 650T e con apposite App per il sistema Android ::: The coordinates – purely indicative – have been detected using a ‘Garmin Montana 650T’ GPS and some specific Android Apps

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