Nella consuetudine comune delle nostre campagne, la scampanata è una manifestazione di scherno che gli abitanti del luogo usavano fare alle coppie di cui si conoscevano tradimenti coniugali, per avvertire o portare in giro traditi e traditori.
In pratica, intorno alle abitazioni di mogli o mariti infedeli si creavano spontaneamente dei capannelli di gente.
Questi, con barattoli, tamburelli, campanacci, fischietti, coperchi, pentole e mestoli, trombette e quant’altro di rumoroso, facevano un chiasso infernale, motteggiando e rimando, assai spesso con gusto boccaccesco, sulle infedeltà date e ricevute.
In genere, i motteggi erano a forma di dialogo, i così detti stornelli ad orecchio – sul tipo “uno dice, l’altro risponde” – e per amplificare il suono della voce si usava utilizzare come megafono il grosso imbuto di cantina, “lu ‘mmottaturu”.
Si poteva andare avanti così per giorni e giorni, fino a raggiungere, in genere, un compromesso che sanciva la ritrovata pace con dolci e vino per tutti.
Talora la scampanata era rivolta anche ai vedovi e alle vedove che allacciavano una nuova storia d’amore, ponendo fine, magari prematuramente, al periodo di lutto.