- Se si sentiva cantare la civetta sul tetto della propria casa, era presagio di lutto in famiglia.
- Se una gallina cantava imitando il canto del gallo, era un segno di malaugurio (sicuramente lo era per la gallina che di solito veniva soppressa).
- Se un cane ululava insistentemente volgendosi sempre verso la stessa direzione, era segno di malaugurio per la famiglia che abitava nella casa più vicina in quella direzione.
- Il pane appena sfornato si doveva spezzare con le mani e mai tagliare con il coltello, perché altrimenti avrebbe portato sfortuna alla massaia che lo aveva appena preparato.
- Il filone di pane non si poteva lasciare capovolto, perché il gesto era considerato un’offesa alla Provvidenza.
- Nel disporre il letto in una camera si aveva cura di non orientarlo con la base nella direzione dell’uscio di casa, perché era di cattivo auspicio dormire con i piedi verso la porta (così escono di casa i morti).
- Per pronosticare il sesso di un nascituro, si osservava la conformazione della pancia della puerpera:
se era alta sarebbe nato un maschio, se era bassa e larga una femmina.
- Se si offriva da bere, bisognava riempire il bicchiere altrimenti ci “ballava” il diavolo. Per lo stesso motivo si doveva sparecchiare la tavola dopo la cena.
- Dopo l’Ave Maria non si poteva buttare la spazzatura fuori casa, perché con essa si buttava anche la Provvidenza.
Queste usanze sono state gentilmente raccontate dalla signora Enedina Lucidi di Spello e raccolte da Giampaolo Filippucci.