Itinerario: Camminando con MONTAGNEAPERTE: Da Collecroce a Mosciano, Serre di Mosciano e ritorno alla scoperta di san Felicissimo e della sua sorgente
Distanza: 6,0 km ca.
Dislivello salita: 230 m ca.
Dislivello discesa: 230 m ca.
Tempo: 1 ore 45 min (più le soste)
Difficoltà: E
Rilevatore: Tiziana Ravagli, Giampaolo Filippucci [rilevato con GPS, Montana] con l’Associazione ‘MontagneAperte’
Autore della scheda: Tiziana Ravagli, Giampaolo Filippucci per l’Associazione ‘MontagneAperte’
È parzialmente segnalato sul terreno – segnavia bianco/rossi CAI
N.B.: interessa anche strade asfaltate; in occasione delle nostre passeggiate non abbiamo mai trovato un grande traffico, tuttavia come sempre è necessario prestare la massima attenzione ai veicoli in transito e rispettare tutte le norme del Codice della Strada
Fissiamo la partenza in località Collecroce, la frazione del Comune di Nocera Umbra posta più in alto (m 872 s.l.m.). Possiamo parcheggiare in prossimità del monumento che ricorda l’eccidio di partigiani e civili della zona, perpetrato dalle truppe naziste il 17 aprile 1944.
Quattro passi tra storia e natura...
All’alba di quel giorno un battaglione di tedeschi si diresse da Annifo verso Collecroce, iniziando un meticoloso rastrellamento alla ricerca di partigiani e coinvolgendo anche i civili, abili al lavoro, che non avevano risposto al reclutamento forzato con conseguente deportazione da parte dei tedeschi per far fronte alla necessità di manodopera della loro industria bellica e non solo. Alla fine si contarono ben 15 morti a Collecroce ed altri sparsi per la montagna, vittime di sommarie esecuzioni. Per un dettagliato racconto dei fatti invitiamo a leggere il libro La Montagna di Foligno – Itinerari tra Flaminia e Lauretana (pag. 344 e seguenti, a cura di Fabio Bettoni e Maria Romana Picuti, un libro bellissimo che merita di essere letto con attenzione, pagina dopo pagina).
Lasciata l’automobile scendiamo lungo la strada provinciale in direzione Nocera Umbra, dopo circa 2 km incontriamo sulla destra il bivio per Mosciano. Per il momento lo ignoriamo e proseguiamo lungo la Provinciale; fatti pochi passi troviamo sulla sinistra una carrareccia che sale verso la montagna, la prendiamo e, dopo poche decine di metri, troviamo una serie di ricche sorgenti con delle opere di captazione che alimentano un acquedotto. In questo luogo sulla tavoletta IGM (scala 1:25.000) è segnalata la sorgente chiamata ‘San Felicissimo’.
Quattro passi tra storia e natura...
Una tradizione orale racconta che il futuro Santo ancora bambino, aveva accompagnato ancora una volta la mamma a prendere l’acqua presso una sorgente al di là della montagna; al ritorno, seppure in vista delle familiari abitazioni, dopo tanto cammino il piccolo era così stanco che si sedette piangente a riposare.
Quando finalmente si rialzò, miracolosamente in quel luogo iniziò a sgorgare fresca acqua sorgiva, con grande gioia di Felicissimo bambino, della mamma e sicuramente di tutti gli abitanti di Mosciano e dintorni.
Torniamo ora sui nostri passi fino al bivio per Mosciano che avevamo volutamente ignorato. Prendiamo la strada che in breve ci condurrà al paese. Qui giunti, sul muro di una casa notiamo un’edicola votiva di notevoli dimensioni: raffigura il Santo del miracolo appena descritto con in mano un bastone fiorito e la scritta ‘San Felicissimo’.
L’edicola dedicata a san Felicissimo è stata rifatta dopo il restauro della casa che la ospita, operato a seguito del terremoto del 1997. L’immagine è di recente fattura, ma ci hanno raccontato che forse è ispirata a una vecchia immagine…
Quattro passi tra storia e natura...
Secondo alcuni, san Felicissimo nacque proprio a Mosciano e giovanissimo si ritirò presso il convento di Sant’Eutizio a Preci; il padre lo richiamò a casa perché bisognoso di manodopera e quindi perché contribuisse ai lavori dei campi e alla custodia degli animali. Il Santo continuò tuttavia a esercitare le sue opere caritatevoli a favore dei poveri fino a suscitare le ire del padre per avere donato una vacca ai più poveri e derelitti. Il giovinetto si ritirò, quindi, in solitudine non lontano dai luoghi a lui più familiari, continuando a operare a favore degli ultimi e compiendo molti miracoli. Morì giovanissimo, il 15 luglio del 1092 a soli 22 anni. La festa dedicata a san Felicissimo si celebra il 15 luglio, giorno della sua morte. Secondo i racconti che abbiamo raccolto, non tutti concordano, tuttavia, con i natali di san Felicissimo in questi luoghi della montagna tra Foligno e Nocera Umbra. C’è chi ritiene, infatti, che provenisse da fuori, forse da Roma.
Affascinati da questi racconti, proseguiamo il nostro cammino per la strada che ci porterà a Serre di Mosciano.
Saliamo fino in cima al paese per godere di un bel panorama sulla sottostante valle del Topino, con i suoi numerosi piccoli insediamenti, e apprezzando, in lontananza, il boscoso versante settentrionale del monte Subasio; il monte di Assisi e Spello da qui non appare con le sembianze di grosso panettone che siamo abituati a vedere percorrendo la Valle Umbra.
Ritorniamo sui nostri passi e, alla fine del paese, notiamo una strada sterrata che sale alla nostra sinistra; è segnalata con la ‘bandierina’ rossa e bianca che indica un sentiero CAI. La prendiamo. La salita non sarà lunga, seppure abbastanza erta; ci porterà in prossimità della cima di un colle dove, tra i campi ben coltivati, cumuli di pietre squadrate e i resti di àggeri tradiscono la presenza di antichi castellieri.
Se avremo la curiosità di navigare tra le pagine di MontagneAperte potremo scoprire tante meraviglie archeologiche racchiuse in questi come in tanti altri luoghi del nostro territorio e apprezzare così le tracce lasciate da millenni di storia…
Quattro passi tra storia e natura...
Il colle immediatamente a nord est di Mosciano ha restituito tracce di un insediamento fortificato a pianta più o meno ellittica con vallo e aggere.
È possibile che il centro fortificato preromano sia stato improvvisamente abbandonato per una qualche causa e che il nuovo centro abitato sia stato costruito proprio dove sorge l’odierna Mosciano. Questo toponimo di origine prediale (cioè legato a una proprietà terriera antica) attesta la continuità di frequentazione in epoca romana… [da Itinerari nella storia, scheda 445 a cura di Roberto Orsini]
Riprendiamo il nostro percorso… e annotiamo che quando la carrareccia inizia a spianare, sulla destra poco sopra la ripa è presente un’altra lapide che ricorda la fucilazione di due pastori da parte dei nazisti, nella tristissima occasione dell’eccidio di Collecroce a cui abbiamo già fatto riferimento.
La carrareccia inizia a scendere: ci porterà prima a un casale, quindi a un’edicola votiva inserita in una piccola costruzione che un tempo, alla bisogna, è forse servita anche come ricovero per i viandanti. Notiamo evidenti danni alla struttura muraria che sconsigliano di entrare al suo interno.
A questa altezza potremmo riprendere la strada provinciale, tuttavia noi preferiamo continuare seguendo i segnavia del CAI (lungo quella che riteniamo essere stata la vecchia strada di collegamento tra le frazioni da noi attraversate).
Con diversi saliscendi torneremo a Collecroce, punto di partenza e di arrivo di questa bella passeggiata con MontagneAperte: sempre più… conoscenza in cammino!
Download itinerario
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