Trevi. Breve «viaggio» alla scoperta della viabilità storica che esce da Trevi e in particolare da piazza del Lago e dalla porta omonima – # 01 – PREMESSA

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PREMESSA
Piazza Garibaldi, ovvero l’antica piazza del Lago, è oggi il luogo privilegiato d’ingresso alla città di Trevi: non solo, come in passato, per chi scende dalla montagna che sovrasta il capoluogo municipale ma anche per chi proviene da Foligno e Spoleto.

La viabilità antica prevedeva diversi ingressi alla città:

  • l’ingresso principale, da Sud, coincideva con la strada che da Bovara sale a Trevi attraverso la porta del Cieco e ancor più anticamente tramite quella del Mostaccio
  • l’accesso dalla pianura (da Cannaiola e da Borgo, in particolare) avveniva attraverso la porta di San Fabiano
  • l’entrata da Nord si realizzava, probabilmente, attraverso la porta Cancelli (1), in prossimità del convento di San Francesco
  • alla piazza del Lago, nota anche come piazza del Mercato, giungevano le strade da est, quelle, per intenderci, che scendevano dalla montagna
(1) «Sendo stata certamente la Porta Cancelli quella [che] vedesi rimurata sotto l’ingresso principale del convento di S.Francesco; la quale il 1588 tentossi di riaprire per comodità del territorio e si dismurò anni [or] sono per certo scavo, permettendolo il Comune e la R. C.» (D. NATALUCCI, Historia … di Trevi, pag. 42).

In passato gli accessi alla città erano diffusi a raggiera intono alle mura: i tracciati utilizzati per salire al capoluogo municipale erano generalmente i collegamenti più brevi, anche se spesso scomodi e ripidi.

La presenza lungo queste direttrici di bivi con ramificazioni consolidatesi nel tempo nasce sicuramente dalla necessità di trovare accessi più agevoli e quindi più adatti ai mezzi di locomozione utilizzati nei vari periodi dalla popolazione.
Parlando di strade, così Durastante Natalucci descrive quelle di Trevi: «[…] dentro Trevi nella parte superiore, se bene alquanto anguste, [erano] non di meno comode e non molto ripide. Nella Piaggia sconscese ed erte a maggior segno; da per tutto però ben tenute e mattonate; spendendovi la comunità annualmente assai per il loro mantenimento […]». Ed ancora, citando il «Mugnonio», ricorda che «Si risolse il 1476 si mattonassero le strade che dalla piazza [del Comune] vanno a S.Francesco ed alla porta del Lago».
Ancora nel Diciottesimo secolo Trevi appariva ai viaggiatori così in alto e lontana sulla collina che più di un viandante ne conservò l’idea di città faticosamente raggiungibile e qualcuno provò a sintetizzare questa peculiarità descrivendola come più facilmente accessibile agli uccelli e alle capre che non agli esseri umani (2).
Nel Diciannovesimo secolo, mutate le condizioni sociali e mutata ancor più rapidamente la geografia dei commerci e le esigenze connesse al nuovo sviluppo economico, la comunità di Trevi avvertì l’esigenza di realizzare un ingresso alla città che fosse più funzionale e agevole (3).
In quell’occasione, complice sicuramente la morfologia dei luoghi, piazza del Lago, e quindi la porta omonima, furono individuate come punti di riferimento principali per una moderna via che rendesse più comodi i collegamenti con il capoluogo municipale.
Questa scelta ha di fatto modificato profondamente l’accesso da tutte le direzioni, facendo convergere verso la strada provinciale che costeggia a monte Trevi, la così detta «Panoramica», e da questa nell’attuale piazza Garibaldi, le principali vie di ingresso alla città.
Dobbiamo ora annotare che per raggiungere Trevi, sia da Nord, sia da Sud, il riferimento del sistema viario moderno, così come di quello più antico, è certamente la via Flaminia nelle sue varie declinazioni, dalla più arcaica alla più moderna, e l’insieme delle carrozzabili che dagli incroci di Matigge, Borgo Trevi o Bovara risale la collina, ricalcando tratti di viabilità anche molto antica.
Se vogliamo entrare nel dettaglio del sistema stradale utilizzando la cartografia antica e moderna, ci sembra di grande interesse confrontare una recente tavoletta I.G.M. con le carte che compongono l’antico Catasto gregoriano e, ancora, rapportarle con le ortofoto derivate dalle fotografie aeree o con le mappe offerte da uno dei vari servizi cartografici che internet mette oggi facilmente a disposizione di tutti, tra cui ricordiamo Google maps.
Come noto il Catasto gregoriano è il primo catasto particellare di tutto lo Stato Pontificio: promosso da Pio VII nel 1816, fu attivato da Gregorio XVI nel 1835. Comprende tre serie correlate: le mappe (1:2000), le mappette a scala ridotta (1:4000 o 1:8000), i registri dei proprietari (brogliardi o sommarioni). La copia principale è conservata presso l’Archivio di Stato di Roma; in genere è la più completa, originale e meno deteriorata di quelle conservate in sedi locali (4). La copia che abbiamo potuto utilizzare per questo lavoro ci è stata gentilmente messa a disposizione dal Consorzio della Bonificazione Umbra (5), che ringraziamo per la disponibilità e l’importantissima collaborazione.

(2) «[…] Non mi sembra accessibile che agli uccelli e alle capre», commento di Luc Joseph van der Vinckt, avvocato e letterato fiammingo, Voyage en Italie de Trois Gentilshommes Flamands, 1724-1725, tratto da ALBERTO SORBINI La Via Flaminia, Editoriale Umbra, ottobre 1987.
(3) Il primo progetto in tal senso fu curato dall’ingegnere Sabbatino Stocchi che ideò, tuttavia, un percorso decisamente complesso e per questo mai realizzato. Carteggio b «Nuova strada rotabile 1853-1858», n. 211 A, fascicolo riguardante il progetto di massima di «una nuova strada carrabile che con dolci pendenze unir potrebbe la piazza del Mercato di Trevi alla postale Flaminia», Progetto redatto dall’Ing. Stocchi in data 7 febbraio 1854.
(4) http://www.cflr.beniculturali.it/
Gregoriano/gregoriano_intro.html
(5) Come si legge nel sito www.bonificaumbra.it: il Consorzio «ha intrapreso la strada della divulgazione e della valorizzazione delle sue molteplici attività attraverso la condivisione dei dati elaborati dalla propria struttura tecnica e basta dare un’occhiata al sito internet istituzionale www.bonificaumbra.it per rendersene conto. È in questo contesto che rientra la decisione assunta dal Consorzio di procedere alla scansione di ben 1.200 tavole planimetriche a colori del Catasto Gregoriano. Un’operazione importante non solo per l’investimento economico che presuppone, ma soprattutto perché rappresenta l’opportunità di assicurare un futuro a questa interessantissima documentazione tecnica che per oltre un secolo ha ‘rappresentato’ sulle mappe il territorio di riferimento, diventando una base imprescindibile per ogni valutazione urbanistica e manutentiva, sin quando il Nuovo Catasto Terreni ne ha sostituito l’utilizzo. Il lavoro di indicizzazione e riordino cartografico, che ha richiesto un impegno non indifferente per la sua sistematizzazione, è stato curato dalla dottoressa Candia Marcucci e dall’ingegner Carlo Marconi».

Il nostro studio prende, dunque, l’avvio:

  • dalle carte del Catasto gregoriano che il Consorzio della Bonificazione Umbra ci ha fornito come file in formato immagine (tiff) e dalle relative stampe
  • dalla cartografia in scala 1:25.000 come file raster georeferenziato, carta dei Sentieri Monti Serano – Brunette e Sellanese della sezione di Foligno del Club Alpino Italiano, e tavolette I.G.M.
  • dal confronto combinato delle cartografie sopra indicate con le più moderne restituzioni cartografiche aeree e satellitari

Dopo una prima comparazione su base cartacea, ci è nata l’idea di ottimizzare il raffronto sperimentando l’uso di un’applicazione desktop GIS (Geographic(al) Information System – Sistema d’informazione geografica).

A questo punto, nel nostro progetto GIS abbiamo sovrapposto anche un terzo livello derivato dal servizio Google maps. Su tutti questi livelli, che insieme costituiscono gli elementi del substrato cartografico del nostro lavoro, abbiamo riportato i tracciati della viabilità storica ricostruiti seguendo il più fedelmente possibile le descrizioni trovate in particolare nell’Historia… di Trevi di Durastante Natalucci, raffrontandole anche con la viabilità accuratamente disegnata sul Gregoriano. Aggiungiamo, per inciso, che parte di queste vie le abbiamo percorse a piedi, o in qualche caso in auto o in bicicletta, per ritrovare fattivamente sul terreno quelle antiche strade che abbiamo delineato artificiosamente sulla base delle descrizioni storiche o trovato disegnate sul Catasto gregoriano. Il confronto tra le ipotesi ricostruite sulla carta e i tracciati realmente percorsi è stato reso possibile grazie al rilievo con GPS portatile degli stessi (che ci ha restituito una traccia in formato GPX). Anche queste tracce sono state caricate come livelli del nostro progetto GIS di ricostruzione della viabilità storica di Trevi e, finalmente, abbiamo avuto a disposizione tutti gli elementi per operare il confronto tra il sistema viario antico e moderno e per verificare se gli antichi tracciati fossero in parte ancora esistenti e, eventualmente, anche percorribili. Quest’ultimo elemento ci offre lo spunto per suggerire una prosecuzione ideale di questo progetto che porti a individuare precisamente sul terreno la viabilità storica nell’ottica di una possibile fruizione per fini turistico-escursionistici (previa opportuna verifica e selezione dei percorsi stessi).

Considerando che da tempo anche nella nostra attività quotidiana abbiamo abbracciato la filosofia del software libero e open source, per questo lavoro abbiamo deciso di utilizzare QGis (6).
Siamo dunque partiti da una base cartografica georeferenziata e da questa abbiamo provato a georeferenziare i fogli del Catasto gregoriano che maggiormente ci interessavano, iniziando da quello che racchiude il centro storico di Trevi fino agli altri che lo circondano, per un intorno significativo.
Il lavoro di georeferenziazione è andato a buon fine:

  • grazie alla conoscenza del territorio e quindi della base cartografica che doveva essere letta puntualmente e con minore margine di errore possibile
  • accettando le inevitabili imperfezioni e imprecisioni derivanti dalla difficoltà di trovare molti punti di riferimento certi e corrispondenti
    § individuabili sulla cartografia attuale georeferenziata o rilevabili direttamente sul terreno (7)
    § identificabili con la migliore accuratezza possibile sul Catasto gregoriano, che come ricordato riproduce un rilievo, comunque, disegnato nella prima metà del Diciannovesimo secolo
(6) La georeferenziazione e il confronto per sovrapposizione delle cartografie è stato realizzato con QGIS, release 1.8 «Lisboa», impostando il progetto con il sistema di riferimento WGS84 UTM 33N. Per i fogli non georeferenziati il confronto è stato fatto sulla base di stampe cartacee con la Carta Topografica d’Italia, scala 1:25.000, F. 324, Sezione III, TREVI, serie 25, anno 1998 e su tavolette I.G.M. frutto di rilievi precedenti. Per la base cartografica georeferenziata, come accennato nel testo, abbiamo utilizzato la carta dei sentieri MONTI SERANO – BRUNETTE E SELLANESE, scala 1:25000, realizzata dalla sezione di Foligno del Club Alpino Italiano, Monte Meru Editrice, giugno 2013. Cogliamo l’occasione di questa citazione per ringraziare il Presidente e il Consiglio Direttivo della sezione folignate del CAI per averci autorizzato la stampa della carta per questo articolo.
(7) Posizionandoli geograficamente ad esempio con il sistema GPS attraverso l’ausilio di rilevatori portatili facilmente reperibili in commercio o tramite apposite app ormai di uso comune sugli smartphone.

Alla luce delle verifiche attuabili in corso d’opera, abbiamo potuto valutare che questi margini di errore non inficiavano comunque il raggiungimento del nostro obiettivo e abbiamo così realizzato una georeferenziazione sufficientemente attendibile per i nostri scopi, che ci ha permesso un confronto diretto e interessante del Gregoriano con la base cartografica scelta e con le ricostruzioni viarie che di seguito riportiamo e che rappresentano l’essenza e la meta del nostro «viaggio».

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