Le immagini sacre sono collocate anche in apposite costruzioni che possono assumere varie forme: dalla classica struttura con vano rettangolare e tetto a capanna, tipica delle maestà, a piccole costruzioni a forma di chiesa o di grotta ricavate da un unico blocco di pietra o di altri piccoli sassi di pietra calcarea, messi insieme dalla malta.
La maggior parte delle edicole censite (vedi web-CD Edicole Sacre nel territorio della Comunità montana dei Monti Martani e del Serano, Spoleto 2006) riguarda strutture di recente fattura appartenenti all’ultima tipologia menzionata. Si tratta di costruzioni di carattere privato poste a ornamento dei giardini o all’ingresso della casa; l’immagine collocata all’interno è per lo più costituita da una piccola statua in gesso della Madonna, anche se non mancano immagini di santi che godono di grande venerazione in queste zone: padre Pio e santa Rita da Cascia (sono presenti anche esempi di recente costruzione o collocazione che interessano la collettività come la statua di padre Pio, a grandezza naturale, a ridosso della facciata della chiesa parrocchiale di San Terenziano dedicata al santo martire, o la struttura in pali di legno e tetto a capanna, che al suo interno ospita una statua in pietra di santa Rita in contemplazione davanti al Crocifisso, collocata presso la chiesa parrocchiale di Torri; o ancora la maestà posta lungo la via dei Colli a Marcellano, costruita per contenere un’immagine in gesso della Madonna di Loreto).
Queste edicole, che riguardando esclusivamente la sfera devozionale, rispondono a una religiosità privata dal carattere quasi apotropaico. Quelle che riguardano la collettività, sono sempre collocate in luoghi ben visibili ed accessibili a tutti: agli incroci o lungo le strade più o meno importanti del territorio e hanno caratteristiche diverse tra di loro.
Sono presenti edicole a ricordo di defunti o costruite per volontà e a suffragio di persone scomparse; ne è un esempio la struttura posta lungo la via che da San Terenziano porta a Torri, la cui targa ricorda che la costruzione venne eretta dai minatori e dagli operai della miniera in ricordo dal capo operaio scomparso tragicamente in quel luogo nel 1938; mentre in località Villa Reginaldo, lungo la strada che da Ponte di Ferro porta a Gualdo Cattaneo, una piccola cappella racchiude una stampa di inizi Novecento con la Sacra Famiglia e una foto d’epoca del committente per la cui volontà e in memoria del quale la cappella fu eretta, come viene ricordato nella targa dedicatoria.
Non mancano monumenti devozionali e maestà costruite in occasione dei vari anni mariani come l’edicola in laterizio e travertino, contenente la statua della Madonna in gesso, sita a Gualdo Cattaneo in località Villa del Marchese e costruita a ricordo dell’anno mariano 1954.
Molte delle edicole censite si trovano in cattivo stato di conservazione, poiché l’incuria quanto gli agenti atmosferici, hanno reso labili le strutture murarie o illeggibili molte delle pitture racchiuse al loro interno.
Nella maestà sita in località Torri il cielo stellato della volta a botte tradisce tracce di pittura sulla parete di fondo, forse affrescata con l’immagine di un sant’Antonio Abate, mentre una rudimentale sinopia sulla parete sinistra ritrae la figura di un orante (sulla parete di fondo ora si trova una stampa della seconda metà del Novecento raffigurante la Madonna con Bambino; la maestà si trovava all’interno delle mura del castello). Stessa sorte anche per la maestà collocata in località Valle, lungo una delle strade che collegano Ponte di Ferro a Gualdo Cattaneo: tracce di colore fanno presupporre un’antica pittura ormai scomparsa. È andata perduta la decorazione del nicchione addossato a un fabbricato, ora adibito a rimessa a Villa Reginaldo, e rimane solo la struttura originaria dell’edicola di Case Mattia, lungo la strada che da Pozzo porta a tale località. Formelle di ceramica dipinta, realizzate nel 1971, hanno preso il posto dell’antica decorazione nell’edicola datata 1935 sita tra Case Nuove e Case Fornace, lungo la via che collega Gualdo Cattaneo con Cavallara.
Completamente ridipinta, con un’immagine del Santo martire, l’edicola sita all’interno del castello di San Terenziano, lungo la via principale; rimaneggiata e ridipinta l’edicola dedicata a san Lorenzo in località Villa Rodi e quella posta in via Collesecco, sulla facciata di un’abitazione privata all’incrocio della strada che collega i paesi di Marcellano e Collesecco, dove all’interno di una nicchia a conchiglia è stata di recente ridipinta un’immagine che ricorda il soggetto andato perduto: la Madonna con Bambino e il paese di Marcellano sullo sfondo. È andata completamente perduta anche la pittura dell’edicola a nicchia ancora oggi visibile sulla parete di una casa privata posta all’inizio di via Collesecco all’incrocio di due strade: quella sopra menzionata che collega Collesecco e Marcellano e quella che unisce San Terenziano e si biforca verso Ponte di Ferro (quindi Gualdo Cattaneo e la strada detta «del Puglia») oppure verso il castello Simigni (Archivio di Stato di Perugia – in seguito ASP – Ufficio catasto terreni, Catasto Gregoriano, 256, Marcellano).
Secondo le disposizioni del concilio tridentino alcune delle maestà sparse sul territorio sono state elevate sui luoghi dove sorgevano antiche chiese dirute. Documentata è l’edicola dedicata a san Lorenzo a Villa Rode fabbricata nel 1631 sul luogo dove sorgeva un’omonima chiesa costruita dagli abitanti del luogo, forse nella seconda metà del XIV secolo, come ex voto per aver scampato l’attacco di un gruppo di facinorosi avvenuto nel giorno di san Lorenzo (E. Paoli, 1986, p. 50). Forse edificata sul luogo dove sorgeva la chiesa di Santa Maria Maggiore è la maestà in vicolo Colpetrone, lungo una delle vie che collega Marcellano con le località di Villa Rode e Ponte la Mandria, la cui decorazione originaria è andata perduta (la chiesa è documentata fino al 1741, visita di monsignor L.A. Gualtieri, le due formelle in terracotta, murate sulla facciata dell’edicola, in cui vengono riportate le date 1535 e 1639 potrebbero provenire dall’antica chiesa nominata già nel catasto del 1322 – E. Paoli, 1986).
Per le stesse disposizioni conciliari si conserva la maestà che si trova in via San Silvestro a Collesecco costruita probabilmente al posto della chiesa di San Silvestro de villa Silvestro che già nel 1574 era caduta in rovina. L’edicola, oltre ad essere interessante per quanto riguarda la viabilità, poiché si pone all’incrocio di più vie che collegavano i centri abitati di Pozzo (attraverso la via dei Giardini ora percorribile soltanto con mezzi pesanti), San Terenziano, Collesecco centro, è significativa del fatto che l’antica pittura, raffigurante san Silvestro, negli ultimi decenni era quasi del tutto scomparsa e gli abitanti del luogo, perduta la memoria del soggetto, tanto da denominarla «Madonnuccia», dopo il recente restauro strutturale, hanno sostituito l’affresco con un’immagine in terracotta dipinta raffigurante la Madonna con Bambino. Un caso emblematico è anche quello dell’edicola a nicchia conservata sulla facciata di una casa privata in via dei Colli a Marcellano: la pittura, molto sbiadita e quasi del tutto scomparsa lascia intravedere il volto di una donna e quello di un bambino, ma gli abitanti della via dicono l’edicola dedicata a sant’Antonio.
L’oratorio della Madonna del Ponte a Marcellano e, forse, anche la chiesa di San Pietro a Saragano sono gli unici due esempi, in tutto il territorio comunale, di edicole trasformate in chiesa.
La prima è costituita da due corpi di dimensione diversa: l’uno, un profondo vano coperto da volta a botte che costituisce il nucleo originario, cioè l’edicola, funge da abside per il corpo della navata; sorge a ridosso di un fosso all’incrocio di due strade, una delle quali ormai interrotta, che collegavano Marcellano con il resto del contado.
La trasformazione in oratorio è da collocare intorno al 1527 quando la zona viene colpita dalla peste alla quale sfuggirono gli abitanti del castello.
L’evento è testimoniato anche dall’affresco dietro l’altare che raffigura la Madonna con Bambino tra i santi Francesco e Rocco e sullo sfondo il paese di Marcellano.
Più problematico è il caso della chiesa di San Pietro a Saragano posta appena fuori le mura del castello nella zona denominata, appunto, fin dall’antichità, San Pietro. La chiesa che agli inizi degli anni cinquanta del Novecento è stata ridimensionata in lunghezza di circa due metri a causa di un cedimento della parete absidale, presenta sulle pareti laterali una cesura e una irregolarità dei conci che fanno presupporre a un ampliamento successivo della struttura, probabilmente avvenuto prima della seconda metà del Quattrocento, poiché parte del ciclo pittorico conservato all’interno è da ricondurre a quel periodo.
La chiesa ha avuto il titolo di parrocchia per lungo tempo anche se la popolazione per comodità officiava una piccola cappella all’interno delle mura del castello.
Perduta è la pittura dell’abside che doveva contenere l’immagine della Madonna tra i santi Pietro e Antonio, come si evince dalla relazione in occasione della visita apostolica del 1592, quando viene disposto di riparare una fessura e far restaurare l’affresco.
La chiesa di San Pietro si pone in una posizione strategica per quanto riguarda il sistema viario: posta appena fuori dalle mura del castello, lungo la strada di accesso principale, era costeggiata anche da chi, proveniente dalle zone limitrofe di San Terenziano e Marcellano-Collesecco, proseguiva lungo una via che saliva verso Ceralto dove una ramificazione di strade non più esistenti dava la possibilità di raggiungere Collazzone, Collepepe, Pozzo Cisterna o proseguire lungo la via Perugina per arrivare al castello di Gaglietole o alla via Amerina. Lungo la stessa via (Saragano-Ceralto), poco distante dalla chiesa di San Pietro, si trovava un’edicola ormai scomparsa dedicata a san Giuseppe. Saltando in direzione Ceralto, lungo la via Perugina, di fronte all’incrocio che ora permette l’accesso al castello, davanti ai pochi resti della chiesa della Madonna del Soccorso si conserva una maestà la cui struttura muraria è stata ampiamente restaurata per proteggere all’interno una nicchia con volta a botte la cui parete di fondo è affrescata con la Madonna e il Bambino.
Ai piedi dell’affresco una scritta in caratteri gotici riporta la data 1450; sulla volta l’agnello pasquale e alle pareti san Sebastiano sulla sinistra, sant’Antonio Abate e san Michele Arcangelo sulla destra.
Il taglio obliquo dell’ingresso della nicchia e il muro sghembo fanno presupporre che san Sebastiano doveva essere affiancato da un altro santo; ma gli eventuali rimaneggiamenti dell’edicola devono essere avvenuti in epoca antica come dimostrano le due figure molto sbiadite di santi (san Francesco a sinistra e una santa martire a destra), probabilmente del XVIII secolo, posti all’altezza degli strombi della nicchia.