Iconografia
È raffigurato con gli abiti vescovili, con mitra e pastorale, e la palma in mano.
Vita
Felice visse nel III e IV secolo, durante le persecuzioni di Diocleziano e Massimiano.
Nacque a Martana (nel tuderte) e fu vescovo probabilmente nella città di Todi.
Subì il martirio, forse nel 306; dapprima condannato ad ardere sulla graticola (ma scampò a questa morte orrenda per un evento miracoloso), come narrato nella Passio morì decapitato per opera di un alabardiere di nome Sevibo.
La Passio di Felice di Martana (sepolto e venerato a Giano dell’Umbria, dove in prossimità del luogo di sepoltura fu eretta l’abbazia a lui dedicata) è identica, salvo per le note topografiche, a quella di Felice di Spello, per cui si ritiene che i due santi, in effetti, siano la medesima persona.
Quasi ad avvalorare questa ipotesi, nel 1783 il Comune di Spello ottenne da quello di Giano un’importante reliquia del Santo, conservata in una bella e artistica urna.
Il san Felice venerato in Umbria sembra, inoltre, coincidere con l’omonimo Santo onorato a Spalato in Dalmazia, ed è probabile che l’assonanza in latino di Spello/Spalato abbia contribuito all’origine dell’equivoco. Certamente è stato solo per la somiglianza di spalantesis con spoletensis che il Baronio creò il san Felice vescovo di Spoleto (nei fatti mai esistito).
Protezione
La festività di san Felice, patrono di Giano dell’Umbria e di Massa Martana, cade il 30 ottobre; a Spello si festeggia il 18 maggio.