Almeno dalla fine del '300, vi sorgeva un castello dotato di torre e gestito dalla famiglia dei Manenti...
L’esigenza di ricostruire la fortificazione nasceva dalle conseguenze dell’invasione spoletina del 1513: il più massiccio attacco a Trevi dopo l’assedio del 1214.
Il pretesto dello scontro era il dibattuto possesso di Castel San Giovanni, cui seguirono rappresaglie da ambo i lati. Il conflitto ebbe lunghe ripercussioni e strascichi, tra i quali gli scontri del 1518-1520.
Gli abitanti del castello chiesero pertanto al Comune di venir protetti da una migliore fortificazione, al passo con le nuove tecniche belliche e con l’uso delle armi da fuoco. Non è da escludersi che il castello fosse stato gravemente lesionato durante le varie scorrerie degli Spoletini per la valle.
Nella veduta realizzata da Cipriano Piccolpasso intorno al 1575 (rielaborata da Stefano Bordoni per quanto riguarda i colori), si vede bene il fossato, il ponte lavatoio, dei bastioni angolari e una tettoia che precede l’accesso al ponte; insomma, i tipici elementi difensivi di un castello cinquecentesco.
Della fortezza non resta moltissimo, se non la porta sud, ancora sormontata dallo stemma del Comune di Trevi, e il relativo lato della fortificazione, con feritoie strombate per armi da fuoco di piccolo e medio calibro, tipiche del XVI secolo. Sopravvivono anche pochi altri lacerti delle difese.
Grazie alla pianta della fortezza, sempre opera del Piccolpasso, sappiamo che aveva tre bastioni circolari agli angoli di SO, NO e NE.
Tuttavia il Catasto Gregoriano, 200 anni fa, lo rappresenta con bastioni circolari su tutti i 4 lati.
Da riconoscimento aereo, sopravvive qualche struttura di quello NE.
Grazie alla foto-interpretazione inoltre, il circuito murario doveva essere lungo approssimativamente 300 metri, con una superficie interna di poco superiore ai 4000 metri quadrati: una dimensione media per le fortezze umbre.