Viaggio di conoscenza nell’ambiente naturale della Valle Umbra, a partire dal fiume Clitunno e dalle fonti che lo originano.
Un modo per conoscere la pianura seguendo un tratto del fiume Clitunno, con rimandi continui tra storia, ambiente, natura, cultura.
Un modo per conoscere opere di grande valenza ingegneristica, come la ‘botte dell’occhio’, condotto con sifone grazie al quale il ramo sinistro del fiume Clitunno passa al di sotto del torrente Marroggia e del torrente Tatarena e prosegue verso il Molino della Torre di Montefalco.
Abbiamo iniziato con una bella presentazione in classe, durante la quale abbiamo illustrato il fiume Clitunno nelle sue varie specificità, come si originano le sue sorgenti, come si svolge il suo percorso, i rami nei quali si divide e tanto altro ancora… Abbiamo presentato la carta dei fiumi della Valle Umbra per illustrare quanti (TANTI!) corsi d’acqua drenano con i loro alvei la nostra pianura.
Durante l’escursione, abbiamo compiuto con i giovani allievi anche piccole ma interessanti osservazioni naturalistiche, per aiutare i bambini a scoprire la ricchezza di biodiversità del nostro territorio, ricordando tradizioni della cultura locale, promuovendo la conoscenza delle principali specie arboree che caratterizzano le Fonti del Clitunno e quindi l’ambiente tipico dei corsi d’acqua della Valle Umbra.
Il nostro ‘viaggio’ è terminato al molino della Torre di Montefalco.
Qui i bambini hanno avuto la fortuna di conoscere la signora Caterina che ha ricordato loro come il molino nella storia sia servito sia per macinare le olive e produrre olio, sia per macinare il grano e ottenere, quindi, la farina; inoltre, per qualche tempo le acque del Clitunno sono servite anche ad alimentare una turbina per la produzione di energia elettrica ad uso locale. La signora Caterina ha anche detto ai giovani allievi che nel caseggiato conosciuto come molino della Torre di Montefalco, che oggi è la sua abitazione, un tempo hanno vissuto i genitori di santa Chiara da Montefalco [religiosa vissuta a Montefalco a cavallo tra la seconda metà del XIII secolo e i primi anni del XIV secolo]: un pezzo di storia nella storia…
Che altro aggiungere? Una bellissima esperienza in più!
I bambini hanno avuto la possibilità di conoscere un albero che non conoscevano: il cipresso calvo delle paludi (Taxodium distichum (L.) Rich.).
Questa specie appartiene alla famiglia delle Cupressacee ed è originaria delle zone paludose della Florida e del Golfo del Messico.
La sua caratteristica è che si tratta di una delle poche conifere che perde le foglie.
In autunno, dopo aver assunto una colorazione rossastra anche molto intensa, le foglie aghiformi cadono insieme ai rametti che le sorreggono, lasciando l’albero spoglio: da qui nasce il nome comune di cipresso calvo.
Il cipresso calvo delle paludi è stato introdotto in Italia per la sua bellezza e longevità: può vivere anche 1000 anni.
Nel parco delle Fonti del Clitunno, questa specie è stata introdotta molto probabilmente dallo spoletino Francesco Francolini, famoso studioso di agraria e botanica, nella seconda metà del XIX secolo.