Riproduzione, cenni
Le orchidee sono piante erbacee perenni, in grado di germinare solo in presenza di un fungo simbionte.
Il frutto delle orchidee, infatti, è una capsula contenente un numero considerevole di semi piccolissimi.
- Questi sono privi di sostanze di riserva e vengono trasportati dal vento anche molto lontano dal luogo ove ha vegetato la pianta madre.
Per germinare devono trovare nel terreno un fungo particolare che, fornendogli le sostanze necessarie alla crescita, permetta lo sviluppo dell’embrione.
Nelle specie incapaci di fotosintesi clorofilliana, come la Neottia nidus-avis, questa dipendenza dal fungo simbionte si manterrà per tutta l’esistenza.
Nelle altre specie terminerà con l’avvio della fotosintesi, che potrà avvenire anche molti anni dopo la germinazione del seme.
La capsula è l’ovario dopo la trasformazione indotta dalla fecondazione.
Normalmente l’ovario subisce una rotazione di 180° che fa girare il fiore e porta il labello a posizionarsi nel modo migliore per accogliere l’insetto impollinatore.
Il labello nel fiore in boccio è, infatti, rivolto verso l’alto ed assume la posizione definitiva solo dopo la rotazione sopra descritta.
I fiori delle orchidacee sono: - bisessuati
- zigomorfi
- composti da un verticillo di 6 pezzi con
- 3 sepali (esterni)
- 3 petali (interni)
Una delle caratteristiche di questa famiglia è che gli stami ed i pistilli sono fusi per formare un corpo unico, un organo più o meno a colonnetta, detto ginostemio o gimnostemio.
Questo è posizionato superiormente al labello.
Il polline vi si trova agglutinato in due masserelle contenute nei sacchi pollinici fissati ad un pedicello.
Il polline così agglomerato risulta eccessivamente pesante per essere trasportato dal vento, per questo l’unica possibilità di riproduzione gamica, cioè per fecondazione dell’ovario, è legata agli insetti (nelle specie tropicali intervengono, però, anche altri animali, ad esempio i colibrì).
Le orchidee hanno adottato un numero elevatissimo di stratagemmi per attirare i pronubi ed assicurare la riproduzione della specie.
In alcune ofridi, ad esempio, il labello assomiglia incredibilmente all’addome delle femmine di diverse vespe solitarie o di talune api.
Altre orchidee producono un profumo intenso e particolare, talora dolce come la vaniglia, tal altra acre come la puzza del becco della capra, comunque sempre in grado di attirare l’attenzione dei rispettivi insetti impollinatori. Nelle orchidacee è presente anche la riproduzione per via agamica.
Questa avviene con la formazione di nuovi tuberi e stoloni che danno vita ad altre piante.
L’apparato radicale di questa famiglia è strutturato in modo tale da poter accumulare più sostanze nutritive possibile nel minor tempo.
L’apparato radicale nei generi Orchis ed Ophrys a fine fioritura è costituito di due tuberi quasi rotondeggianti.
Il primo, scuro e raggrinzito, è quello che ha generato la pianta appena fiorita.
Il secondo, più chiaro e turgido, darà vita alla nuova pianta che fiorirà l’anno che verrà.
Quando le condizioni dell’ambiente non sono favorevoli l’apparato radicale può sopravvivere anni ed anni senza dar luogo a fioriture; si potrebbe dire che resta silente in attesa di tempi migliori, aumentando in tal modo la possibilità di conservazione della specie.
Nelle orchidacee sono presenti vari tipi di apparati radicali:
- nei generi Anacamptis, Himantoglossum, Orchis, Ophrys, Platantera, Serapias e Traunsteinera sono presenti due tuberi circa rotondeggianti
- nei generi Dactylorhiza, Gymnadenia, Nigritella, Coeloglossum, Platantera, Serapias sono presenti tuberi digitati o suddivisi in due o quattro parti
- nei generi Spiranthes e Pseudorchis i tuberi sono fusiformi
- nei generi Cephalanthera, Epipactis, Limodorum e Listera le radici sono dei rizomi a sviluppo orizzontale con numerose radici carnose
- nel genere Neottia l’apparato radicale è costituito da numerose radici carnose fittamente intrecciate tra loro, tanto da assomigliare al nido di un uccello
- nei generi Corallorhiza ed Epipogium le radici hanno la forma dei coralli