Aspetti vegetazionali ed edafici
Le considerazioni riportate di seguito, riguardano i due potenti accumuli di tronchi che formano la lignite xiloide (o piligno) del secondo banco della stratigrafia illustrata nell’opera di Arpago Ricci.
Le essenze arboree che costituiscono la massa di tali ligniti, presenti anche nella foresta fossile di Dunarobba, sono state inizialmente attribuite alla specie ormai estinta del Taxodioxilon gypsaceum, affine alla Sequoia sempervirens, riconosciuta in molti giacimenti cenozoici d’Europa (Belgio, Germania, Danimarca, ecc.), con esemplari generalmente di grandi dimensioni dal diametro di oltre 1 m, altezza di varie decine di metri e longevità probabilmente superiore ai 400 anni.
Più recentemente il riferimento tassonomico è stato individuato nel Glyptostrobus, una Taxodiacea simile al Cipresso di palude, in via di estinzione, ma presente ancora in Asia.
Questo genere è rappresentato da esemplari con tronco robusto ed altezza fino a 30 m, abbastanza longevi ed adattati ad un clima subtropicale, che si possono sviluppare su stagni con profondità fino a 60 cm.
Un ipotetico paesaggio di questo ambiente potrebbe essere simile a quello riportato nelle foto. Si tratta di una foresta planiziale con una presenza boschiva di cipressi d’acqua, in associazione con altre essenze arboree, articolata in stagni poco profondi e piatte isole, mentre gli spazi più aperti sono relativi a stagni di maggiore profondità con sviluppo variabile di piante acquatiche.
Per cercare di capire il processo di accumulo dei materiali legnosi dei banchi di lignite xiloide si è ritenuto utile cercare di valutare, come ordine di grandezza, il tempo necessario alla formazione dei banchi secondo le modalità con cui questa poteva avvenire.
Ammettendo quindi che i tronchi abbiano misurato un diametro di 1÷2 m ed un’altezza di 30÷40 m, si stima un volume medio di legno pari a circa 20 mc per individuo.
Le specie arboree viventi simili a quelle presenti nell’antico bacino sono generalmente longeve; supponendo allora, cautelativamente, una vita media di rinnovo del bosco di 100 anni e una distanza tra gli esemplari arborei pari alla metà dell’altezza, si può arrivare a stimare una velocità di accumulo di sostanza legnosa pari a 0,3÷1 mm ogni anno, da cui deriva, come ordine di grandezza del tempo di accumulo di 1 metro di sostanza legnosa, un periodo di circa 1000÷3000 anni.
Con tali risultati si potrebbe calcolare, per la porzione inferiore di lignite xiloide del primo banco, descritto dal Ricci con uno spessore di 6 m, un periodo di accumulo compreso tra 6000 e 18000 anni.
Applicando un ragionamento analogo anche alla porzione superiore, si potrebbe ipotizzare per questo livello lignitifero un tempo compreso tra 10000 e 30000 anni.
Si ringrazia vivamente il Dott. Alvaro Paggi per la lettura critica del lavoro e i preziosi suggerimenti relativi agli aspetti vegetazionali ed edafici.
QUESTO POST È TRATTO DA: LA FORMAZIONE DEI GIACIMENTI – Miniere di lignite in Umbria [QUADERNI DEL LABORATORIO DI SCIENZE DELLA TERRA nn. 2-3/2006], VOLUME A CURA DI BRUNO MATTIOLI
CAPITOLO CURATO DA: Antonella Manni, Bruno Mattioli, Tiziana Ravagli