Oltre 3.000 specie terrestri, 726 marine e 156 nelle acque dolci: questi sono alcuni numeri delle specie alloctone in Italia
Secondo i dati Ispra, in 30 anni il numero di piante e animali di origine non europea sarebbe aumentato del 76%.
Dall’Ambrosia artemisiifolia, una specie vegetale nordamericana che può causare asma e riniti, all’Ostreopsis ovata, un’alga tossica che popola il bacino del Mediterraneo; dalla Xylella fastidiosa, tristemente famosa per i drammatici problemi causati all’olivicoltura pugliese, al cinipide del castagno, alla nutria…: specie alloctone che non solo minacciano le specie autoctone, minando alla radice la nostra biodiversità, ma che diventano devastanti anche per molte colture tradizionali, con danni economici, ambientali e paesaggistici difficilmente quantificabili.
Il Regolamento Ue 1143/2014 recentemente approvato dall’Unione Europea impone ai Paesi membri di prevenire le introduzioni, attivare sistemi di rilevamento precoce e a risposta rapida, procedere alla rimozione delle specie che causano maggiori effetti negativi e procedere con interventi di controllo.
37 specie invasive saranno oggetto di un’attenzione particolare, tra queste ben 22 sono già presenti nel Belpaese; ne ricordiamo alcune: la nutria (Myocastor coypus) che ha progressivamente occupato l’habitat tipico della lontra, il gambero rosso della Luisiana (Procambarus clarkii) che ha preso il posto del nostro gambero di fiume, ma anche alcune piante tra cui la Ludwigia grandiflora,un’erbacea galleggiante originaria del Centro-Sud America divenuta infestante (tanto da essere iscritta nella lista nera delle specie aliene) o ancora la Pueraria lobata, specie lianosa originaria dell’Asia orientale, arrivata in Europa alla fine del XIX secolo come pianta ornamentale e ormai spontaneizzata e divenuta particolarmente invasiva.
Secondo dati recenti, tutti gli ambienti registrano elevati livelli di introduzione di specie alloctone.
Il mar Mediterraneo è, in particolare, il bacino europeo con il più elevato tasso di invasione e con l’allargamento del canale di Suez la situazione non potrà che peggiorare: tra il 1970 ed il 2015 nel nostro mare il numero di specie alloctone è più che raddoppiato, con oltre 250 specie ritrovate nel corso degli ultimi 15 anni. Si tratta di un vero e proprio allarme a livello europeo e mondiale.
Italia e Francia sono i paesi dell’Unione Europea dove si è registrata l’introduzione del più alto numero di specie alloctone di artropodi (Arthropoda) terrestri, tra cui tanti insetti (oltre il 90%) con molti potenziali vettori di infezioni gravi anche per l’uomo.
Per quanto riguarda l’Italia, è prevista per il mese di aprile di questo 2016 la firma di un accordo di collaborazione tra l’ISPRA e il Segretariato della Convenzione per la Diversità Biologica, grazie al quale l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale riceverà l’importantissimo compito di proseguire con l’implementazione delle banche dati sulle specie invasive: potrà così fornire informazioni dettagliate e costantemente aggiornate, che saranno fondamentali per chi dovrà decidere e legiferare nel merito di questo gravissimo problema ambientale.