Calendula

684 1024 Ambiente e Biodiversità
  • 3

Nome comune: calendula, calendola, fiorrancio
Specie: Calendula arvensis (Vaill.) L.
Famiglia: ASTERACEAE

Nome comune: calendula, calendola, fiorrancio [coltivata/coltivato]
Specie: Calendula officinalis L.
Famiglia: ASTERACEAE

l nome del genere deriva dal termine latino calendae, ad indicare che questa pianta, dai fiori arancio e giallo-arancio, fiorisce tutto l’anno.
Questa caratteristica ispirò a Pietro Gori, poeta della fine del 1800, i versi che riportiamo, tratti da L’amore per i fiori: “[…] Perché costante segui a fiorire senza morire? Perché son simbolo di quanto è ordita quaggiù la vita […]”
La calendola è il fiore che colora i prati di pianura e collinari, i vigneti e gli oliveti, fino ad un’altezza di circa 600 m s.l.m., anche nei freddi mesi dell’inverno.
Si apre al mattino per richiudersi al tramonto del sole: per questo motivo, nel medioevo era indicata con il nome di “sposa del sole”.

  • È una pianta annua, pelosa, fortemente odorosa
  • Ha foglie verde-chiaro, sessili e lanceolate in alto
  • I capolini sono isolati, con diametro di circa 2 cm
  • I frutti, gli acheni, sono aculeati e di diverse forme, più frequentemente a ferro di cavallo

Si trovano anche forme coltivate di calendola della specie Calendula officinalis L. [cv.  hortensis].
I capolini dei fiori coltivati, sempre di colore aranciato spesso più intenso di quelli della C. arvensis, raggiungono anche 5 cm di diametro e sono più ricchi di petali (fiori doppi).
Gli acheni della specie Calendula officinalis, polimorfi, sono in genere più semplicemente incurvati.
La pianta ha odore aromatico.
Il prodotto omeopatico, tintura madre di Calendula officinalis, da utilizzare con cautela, seguendo strettamente le indicazioni del medico/farmacista, è un potente disinfettante.

La ricetta che riportiamo ci indica come utilizzare i boccioli di Calendula officinalis: raccogliamo i boccioli, li laviamo e li lasciamo ben asciugare. Una volta asciutti, li disponiamo in un vaso, alternando uno strato di boccioli ed uno di sale grosso, premendo leggermente. Riempiamo in tal modo il contenitore e conserviamo in luogo asciutto. I boccioli così conservati potranno essere utilizzati aggiungendoli ai sughi o per guarnire. Prima di essere utilizzati, i boccioli andranno lavati abbondantemente per togliere l’eccesso di sale.

Terminiamo con una curiosità di meteorologia popolare: la tradizione ci ricorda che se di mattino troviamo chiusi i capolini di calendola probabilmente pioverà.

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Fiorrancio selvatico
Calendula arvensis
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùCalenduleae
GenereCalendula
SpecieC. arvensis
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùCalenduleae
GenereCalendula
SpecieC. arvensis
Nomenclatura binomiale
Calendula arvensis
L., 1763

Calendula arvensis L., 1763 è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae).[1][2]

Etimologia

Il nome generico (Calendula) deriva dal latino Calendae, parola con la quale i Romani indicavano il primo giorno del mese, dato che fiorisce in continuazione più o meno durante tutta l'estate.[3] L'epiteto specifico (arvensis) significa "dei campe e dei prati".[4]

Il nome scientifico della specie è stato definito dal botanico Carl Linnaeus (1707-1778) nella pubblicazione " Species Plantarum, Edition 2" (Sp. Pl., ed. 2. 2: 1303) del 1763.[5]

Descrizione

Il portamento
Le foglie
Il capolino
I frutti
Gli acheni

Habitus. Calendula arvensis ha un habitus erbaceo. In particolare la forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Un'altra forma biologica per questa specie è emicriptofita bienne (H bienn), ossia sono piante erbacee con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e si distinguono dalle altre per il ciclo vitale biennale. Inoltre sono prive di lattice.[6][7][8][9][10][3][11][12]

Radici. Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto. La parte aerea in genere è eretta (o decombente), semplice o ramosa (e più o meno corimbosa). Talora il fusto può essere sub-legnoso. Altezza massima: 30 – 50 cm.

Foglie. Le foglie in genere sono cauline disposte in modo alternato e sono sessili (o picciolate). Il contorno della lamina è intero con forme soprattutto spatolate. Le foglie inferiori variano da obovate a oblanceolate. I margini sono irregolarmente dentellati. La consistenza della foglia normalmente è erbacea con superficie ricoperta da una densa peluria. Dimensione delle foglie inferiori: larghezza 6 – 15 mm; lunghezza 20 – 50 mm.

Infiorescenza. Le sinflorescenze sono scapose. Le infiorescenze vere e proprie sono formate da un capolino terminale peduncolato (raramente sessile), inclinato, di tipo radiato. Alla base dell'involucro (la struttura principale del capolino) può essere presente un calice formato da alcune brattee fogliacee. I capolini sono formati da un involucro, con forme da campanulate a emisferiche, composto da 7 - 9 brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori di due tipi: quelli esterni del raggio e quelli più interni del disco. Le brattee, glabre o pelose, da lanceolate a lanceolate, sono disposte in modo più o meno embricato su 1 - 2 serie e possono essere connate alla base; talora possono avere un margine ialino. Il ricettacolo, a volte alveolato, è nudo (senza pagliette a protezione della base dei fiori); la forma è piatta. Diametro del capolino: 1 – 3 cm. Lunghezza del peduncolo: 3 – 5 cm.

Fiori. I fiori (fiori del raggio: 13 - 18; fiori del disco: 20 - 30) sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati e zigomorfi) sono femminili e fertili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi e actinomorfi) sono funzionalmente maschili.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[13]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: nella parte inferiore i petali della corolla sono saldati insieme e formano un tubo. In particolare le corolle dei fiori del disco centrale (tubulosi) terminano con delle fauci dilatate a raggiera con cinque lobi più o meno patenti. Nella corolla dei fiori periferici (ligulati) il tubo si trasforma in un prolungamento da lineare a lanceolato terminante generalmente con tre denti (i fiori ligulati sono lunghi 7 – 20 mm, ossia 1 - 2 volte la lunghezza delle brattee involucrali). Tutti i fiori (sia ligulati che tubulosi) sono gialli (capolini concolori); raramente sono aranciati.
  • Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi. La parte basale del collare dei filamenti può essere dilatata. Le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo. Le appendici apicali delle antere sono sagittate. Le teche (produttrici del polline) non sono calcarate (sono cioè prive di speroni), ma hanno le code (caudate). La struttura delle antere è di tipo tetrasporangiato, raramente sono bisporangiate. Il tessuto endoteciale è polarizzato. Il polline è di tipo echinato (con punte sporgenti) a forma sferica.
  • Gineceo: l'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli. Lo stilo (il recettore del polline) è intero (fiori maschili), troncato e con un ciuffo di peli. Le superfici stigmatiche sono continue (e divise almeno alla base) o separate. Dei peli radicali formano un anello alla base dello stilo; la pubescenza può arrivare fin sotto gli stigmi.
  • Antesi: da settembre a maggio.

Frutti. I frutti sono degli acheni senza pappo disposti a corona attorno al capolino. Gli acheni presentano a volte un esocarpo carnoso e colorato e sono molto variabili nelle forme e dimensioni (achenio polimorfo): è "rostrato" (acheni esterni) se ricurvo e prolungato in una specie di becco privo di spine; "cimbiforme" (acheni medi) se ricurvo, alato, ma privo di becco; "anulare" (acheni centrali) se molto ricurvo (falciforme), spesso tanto da chiudersi ad anello, privo di ali e di spine. Lunghezza degli acheni: 2 – 3 mm.

Biologia

Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[7][8]
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche a distanza di alcuni chilometri (disseminazione anemocora).

Distribuzione e habitat

Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[14] – Distribuzione alpina[15])

Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Euri-Mediterraneo.

Distribuzione: la specie ha un areale che abbraccia il Nord Africa (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto e Macaronesia), il Medio Oriente (Israele, Giordania, Libano, Siria, Iran, Iraq, Afghanistan), il Caucaso (Armenia, Azerbaigian, Georgia, Turkmenistan) e l'Europa (Portogallo, Spagna (incluse le Isole Baleari), Francia, Italia, Germania, Svizzera, ex-Iugoslavia, Albania, Grecia (inclusa Creta) Cipro, Romania, Ungheria, Moldavia e Ucraina).[2] In Italia questa specie è comune ed è presente in tutta la penisola (con l'eccezione della Val d'Aosta e del Trentino) e nelle isole maggiori. Nelle Alpi, questa specie si trova in Francia, Svizzera e Austria. Sugli altri rilievi collegati alle Alpi è presente nei Monti Vosgi, Massiccio del Giura, Massiccio Centrale e Pirenei.[15]

Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono i prati soleggiati, ma anche i bordi delle strade e delle aree coltivate (campi e vigneti). Il substrato preferito è calcareo ma anche calcareo/siliceo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.

Distribuzione altitudinale: sui rilievi alpini, in Italia, queste piante si possono trovare fino a 600 m s.l.m.; nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare (oltre a quello planiziale).

Fitosociologia

Areale alpino

Dal punto di vista fitosociologico alpino Calendula arvensis appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]

Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae

Areale italiano

Per l'areale completo italiano Calendula arvensis appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]

Macrotipologia: vegetazione erbacea sinantropica, ruderale e megaforbieti.
Classe: Stellarietea mediae
Ordine: Solano nigri-Polygonetalia convolvuli (Sissingh in Westhoff, Dijk, Passchier & Sissingh 1946) O. Bolòs, 1962
Alleanza: Veronico agrestis-Euphorbion peplus Peplus Sissingh ex Passarge, 1964

Descrizione. L'alleanza Veronico agrestis-Euphorbion peplus è relativa alle comunità infestanti, terofitiche, su suoli molto fertili (limosi o argillosi), ricchi in sostanza organica, generalmente nelle colture orticole, vigneti e frutteti in generale. La distribuzione di questa cenosi è eurosiberiana. In Italia questa alleanza è presente in Veneto in due diverse serie di vegetazione (quella dell’alta Pianura Padana orientale e quella prealpina orientale collinare). Il livello di conservazione di queste cenosi è fortemente variabile e relativa all'adattamento ai continui disturbi e rimaneggiamenti dei suoli, per effetto delle operazioni agricole, del calpestìo, ecc. In caso di agricoltura non di tipo tradizionale (fertilizzazioni di sintesi, diffusione di erbicidi) tali comunità sono suscettibili di scomparsa.[17]

Specie presenti nell'associazione: Allium vineale, Calendula arvensis, Euphorbia peplus, Fumaria officinalis, Heliotropium europaeum, Geranium rotundifolium, Mercurialis annua, Muscari racemosus, Amaranthus retroflexus, Chenopodium album, Chenopodium hybridum, Echinochloa crus-galli, Euphorbia helioscopia, Solanum nigrum, Sonchus arvensis, Sonchus asper, Thlaspi arvense, Tripleurospermum inodorum, Sonchus oleraceus, Fallopia convolvulus, Lysimachia arvensis, Veronica agrestis, Stellaria media, Capsella bursa-pastoris, Amaranthus powellii, Galinsoga parviflora, Lamium purpureum e Sinapis arvensis.

Altre alleanze per questa specie sono:[16]

  • Fumarion wirtgenii-agrariae

Tassonomia

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[18], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[19] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[20]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][9][10]

Filogenesi

Il genere della specie di questa voce è descritto nella tribù Calenduleae (una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). Da un punto di vista filogenetico, la tribù Calenduleae fa parte del supergruppo (o sottofamiglia) "Asteroideae grade"; l'altro è il supergruppo "Non-Asteroideae" contenente il resto delle sottofamiglie delle Asteraceae. All'interno del supergruppo è vicina alle tribù Senecioneae, Gnaphalieae, Astereae e Anthemideae.[21][22]

Calendula, nell'ambito della filogenesi della sottotribù, si trova in un gruppo politomico comprendente i generi Gibbaria e Osteospermum.[23] La classificazione di questo genere è difficile anche per la polimorfia degli acheni, a volte differenti nella stessa specie.

I caratteri distintivi del genere Calendula sono:[9]

  • lo stilo è indiviso;
  • l'achenio è polimorfo: "rostrato" o "cimbiforme" (fiori esterni); "anulare" o curvo (fiori interni).

La specie di questa voce fa parte dell'Aggregato di Calendula arvensis. Questo gruppo (eterogeneo e variabile) la cui variabilità è concentrata sul portamento, la grandezza del capolino e le forme degli acheni, è caratterizzato da specie sinantropiche di recente diversificazione. Sono presenti specie tetraploidi.

Composizione dell'aggregato:

I caratteri distintivi per la specie C. arvensis sono:[11]

  • le foglie inferiori variano da obovate a oblanceolate;
  • tutti i fiori (sia ligulati che tubulosi) sono gialli (capolini concolori);
  • i fiori ligulati sono lunghi 7 - 20 mm (1 - 2 volte la lunghezza delle brattee involucrali);
  • gli acheni esterni sono rostrati;
  • gli acheni medi sono cimbiformi:
  • gli acheni centrali sono anulari (non alati).

Il numero cromosomico della specie è: 2n = 36 e 44.[11]

Variabilità

La variabilità di questa specie si evidenzia soprattutto nella pelosità che può presentarsi più densa e con fiori ligulati più grandi (2 - 3 x 15 – 20 mm). In Italia queste varietà si presentano in Puglia e in Sicilia.[11]

Sinonimi

Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

  • Caltha arvensis Vaill.
  • Calendula alata Rech.f.
  • Calendula algeriensis Boiss. & Reut.
  • Calendula amplexifolia Rchb.
  • Calendula bicolor Raf.
  • Calendula brachyglossa Rupr.
  • Calendula byzantina DC.
  • Calendula cristagalli Viv.
  • Calendula echinata DC.
  • Calendula gracilis DC.
  • Calendula malacitana Boiss. & Reut.
  • Calendula malvaecarpa Pomel
  • Calendula micrantha Boiss. & Noë
  • Calendula micrantha Tineo & Guss.
  • Calendula microcephala Kral. ex Rchb.
  • Calendula officinalis subsp. arvensis (L.)
  • Calendula aegyptiaca Desf.
  • Calendula malacitana Boiss. & Reut.
  • Calendula micrantha Tineo & Guss.
  • Calendula parviflora Raf.
  • Calendula sicula Poir.
  • Calendula subinermis Pomel
  • Calendula sublanata Rchb.f.
  • Calendula sylvestris Garsault
  • Calendula undulata J.Gay ex Gaudin
  • Caltha graveolens Gilib.

Ecologia

È pianta nutrice delle larve di diverse specie di Lepidotteri, tra cui la Cucullia calendulae.

Usi

La Calendula arvensis ha proprietà molto simili alla Calendula officinalis e trova impieghi analoghi a quest'ultima in erboristeria.

Calendula arvensis nell'arte

Pisanello, medaglia di Ludovico III Gonzaga, con la calendula (in alto a destra), una delle imprese più antiche dei Gonzaga.

Note

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 7 aprile 2023.
  3. ^ a b Motta 1960, Vol.1 p.399.
  4. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 7 aprile 2023.
  5. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 7 aprile 2023.
  6. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  7. ^ a b Strasburger 2007, pag. 860.
  8. ^ a b Judd 2007, pag.517.
  9. ^ a b c Kadereit & Jeffrey 2007, p. 243.
  10. ^ a b Funk & Susanna 2009, p. 527.
  11. ^ a b c d Pignatti 2018, Vol.3 p. XXX.
  12. ^ eFloras - Flora of North America, su efloras.org. URL consultato l'8 aprile 2023.
  13. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  14. ^ Checklist of the Italian Vascular Flora, p. 65.
  15. ^ a b c Flora Alpina, Vol. 2 - p. 556.
  16. ^ a b Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. Plantago argentea. URL consultato l'8 aprile 2023.
  17. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 39A.3.2 ALL. VERONICO AGRESTIS-EUPHORBION PEPLUS SISSINGH EX PASSARGE 1964. URL consultato il 12 gennaio 2019.
  18. ^ Judd 2007, pag. 520.
  19. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  20. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 aprile 2021.
  21. ^ Mandel et al. 2019.
  22. ^ Zhang et al. 2021.
  23. ^ Nordenstam et al. 2006.

Bibliografia

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Calendula officinale
Calendula officinalis
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(clade)Eudicotiledoni centrali
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(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùCalenduleae
GenereCalendula
SpecieC. officinalis
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùCalenduleae
GenereCalendula
SpecieC. officinalis
Nomenclatura binomiale
Calendula officinalis
L., 1753
Nomi comuni

callandria, calta, cappuccina, garofano di Spagna

La calendula o calendola o fiorrancio (Calendula officinalis L., 1753) è una pianta, generalmente coltivata come annuale, della famiglia delle Asteraceae e appartenente al genere Calendula.

Descrizione

È una pianta erbacea pubescente perenne con fusto carnoso e ramificato che può essere lungo dai 20 ai 50cm. Presenta foglie oblunghe, di un verde lucente, sessili e a margine irregolare. Durante tutta l'estate, una volta al mese appaiono grandi fiori color arancione, raggruppati in capolini; i periferici ligulati, quelli centrali ermafroditi e tubulosi.

Evidente l'etimologia dalle calendae romane, che indicano per antonomasia una ricorrenza mensile. Secondo alcuni autori ciò è dovuto alla rifioritura regolare della pianta,[1] secondo altri alle proprietà emmenagoghe.[2]

Distribuzione e habitat

Secondo Luciano Guignolini[3] "l'origine della Calendula officinalis è oscura, non è mai stata sicuramente individuata allo stato spontaneo; si ritiene che provenga dal Marocco o sia derivata da una specie diffusa nell'Europa meridionale e che giunge sino alla Persia e all'Arabia: la Calendula arvensis".

Largamente coltivata ovunque, da tempi remoti, per la fioritura ripetuta che arriva fino a novembre e la rende ideale a scopo decorativo, se ne possono trovare però esemplari inselvatichiti in ambiente mediterraneo fra 0 e 600 m sul livello del mare.

Usi

Uso ornamentale

Per decorare i giardini o in vaso sui terrazzi, coltivato industrialmente per la produzione del fiore reciso invernale.

Uso alimentare

I fiori sono commestibili, essiccati e ridotti in farina, detta "Marigold".

Uso fitoterapico

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Calendula officinalis è nota in fitoterapia per le sue proprietà lenitive, antimicrobiche e cicatrizzanti ed utilizzata prevalentemente per uso esterno, nel trattamento di ferite e di problemi dermatologici[4]. È inoltre consigliata, sempre per uso esterno, come antinfiammatorio (in colliri e detergenti intimi) nutriente e dermoprotettivo. Per uso interno può essere assunta per le proprietà ipotensive e vasodilatatrici e la sua azione sedativa sul sistema nervoso centrale. Può rivelarsi utile anche per ristabilire il flusso mestruale diminuendone i sintomi dolori e i disturbi di natura riflessa[5]

Coltivazione

Fiore essiccato con i semi in evidenza

Gradiscono posizione soleggiata, terreno ricco e soffice, poco acido[6].

La moltiplicazione avviene con il seme. Nelle regioni meridionali e in Liguria si semina d'estate trapiantando o diradando le piantine in settembre-ottobre per la fioritura in novembre, che con opportuni ripari prosegue per tutto l'inverno, dando fiori più grandi rispetto alle fioriture estive portate dalle piante ottenute nelle zone a clima rigido, con la semina primaverile.

I semi sono posti sotto la corolla del fiore aranciato e hanno una forma a falce; quando il fiore appassisce e si secca divengono facilmente visibili. La loro forma permette loro, cadendo e venendo bagnati dalla pioggia, di rimanere parzialmente interrati con una punta rivolta verso l'esterno. I semi hanno, verso il lato esterno della falce, una doppia fila di protuberanze che si allontanano quando l'acqua e il caldo permettono al germoglio di cominciare a crescere, a quel punto il seme si apre proprio in corrispondenza di questa incernieratura.

In appartamento conviene gettare i semi, che possono essere prelevati direttamente dai fiori, eventualmente acquistati in erboristeria, su un vaso riempito di terriccio, successivamente coprirli con uno strato di circa 1 cm di ulteriore terriccio e bagnare abbondantemente. Preferiscono zone soleggiate, per questo conviene, se possibile, lasciare i vasi esposti verso sud in maniera da garantire sole tutto il giorno. Le piantine appena germogliate sono facilmente riconoscibili per le due foglioline allungate, lineari e spesse come quelle dei girasoli.

Avversità

Sono stati riscontrati attacchi da parte di funghi quali Erysiphe cichoracearum, Entyloma calendulae, Alternaria calendulae e Cercospora calendulae, Sphaerotheca fuliginea che provocano danni all'apparato fogliare.
Fra gli insetti è possibile riscontrare attacchi da parte del dittero Phytomiza atricornis, la cui larva scava sulle foglie una mina lunga e serpentiforme, e dell'afide Brachycaudus helichrysi, veicolo del virus Y della patata. Altri agenti patogeni sono Bemisia tabaci, Aphis fabae e Myzus persicae, che provocano in alcuni casi l'accartocciamento delle foglie o l'arresto dell'accrescimento dei germogli.

Simbologia

Nel linguaggio dei fiori la calendula rappresenta il dolore, il dispiacere e le pene d'amore[7].

Note

  1. ^ Angelo Mereu mette inoltre in relazione la rifioritura mensile con il mito di Adone, in un riepilogo della storia della calendula pubblicato in Erbe Secondo Natura, n. 24, aprile 1987, numero monografico sulla calendula.
  2. ^ F. Bianchini, F. Corbetta, M. Pistoia, Le piante della salute, Mondadori, Milano, 1975.
  3. ^ Scheda botanica in Erbe secondo natura, numero monografico sulla Calendula, citato.
  4. ^ Calendula, su wikiherbalist.com. URL consultato il 21 aprile 2023.
  5. ^ Enrica Companini, Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Milano, Tecniche Nuove, 2000, ISBN 88-481-0526-2.
  6. ^ Raffaele Curti, in Erbe Secondo Natura, numero monografico sulla Calendula, citato.
  7. ^ Calendula - Linguaggio dei fiori e delle piante

Bibliografia

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