Aquilegia

409 307 Ambiente e Biodiversità
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Nome comune: aquilegia, amor nascosto, colombina
Specie: Aquilegia vulgaris L. – Aquilegia vulgaris sensu Auct. Fl. Ital.
Famiglia: RANUNCULACEAE

È una bella pianta erbacea, perenne, alta fino ad 80 – 100 cm circa; fiorisce da giugno a luglio.

  • I fiori hanno 5 petali poco evidenti e un grande calice appariscente, di colore dal blu al violetto, ma anche bianco o rosato. Tipici di questo genere sono gli speroni fiorali, che racchiudono il nettare, ricurvi a uncino all’apice. Gli stami sono piuttosto brevi e non fuoriescono dalla corolla. I lunghi steli portano una ricca fioritura di fiori penduli, caratteristicamente rivolti vero il basso.
  • Le foglie sono pennatopartite, ad elementi lobati e dentati. Quelle cauline sono più piccole e meno lobate delle basali.
  • I frutti contengono piccoli semi nero-verdastri, lucidi, lunghi circa 2,5 mm.

Nelle nostre zone si trova nei boschi, ma anche come forma coltivata in molteplici cultivar, anche a fiori doppi, e ibridi grandiflori, dai colori più vari e bicolori.

Tossicità

È una pianta tossica, come praticamente tutte le ranuncolacee, per la presenza di glicosidi che possono danneggiare il muscolo cardiaco.
Come accade per molte specie di questa famiglia, il fieno di aquilegia è, invece, praticamente innocuo.

Curiosità

Il nome generico Aquilegia è di origine incerta, molti ritengono derivi da aquila, trovando una certa somiglianza tra gli speroni dell’uccello più nobile che abita i nostri cieli, e gli speroni, terminanti ad uncino e ricchi di nettare, che contraddistinguono questo fiore.

Ne Il libro dei fiori [I. Pizzetti e H.Cocker, Garzanti, Milano 1968], gli autori consigliano di coltivarla associandola ad altre piante e fiori di bosco (felci, spirea, potentilla, ranuncoli e campanula a foglie di pesco), suggerendo, anche, di raggrupparne più varietà e specie per formare quasi un boschetto. Questo potrà fiorire da aprile (var. Dunkelblauer Riese e A. coerulea) sino a ottobre (A. skinneri – se si avrà l’accortezza di tagliare con costanza i fiori avvizziti), passando, a luglio, per la grande fioritura della A. vulgaris, con le sue innumerevoli cultivar.

Possiamo riconoscere l’Aquilegia per i bei fiori, con 5 sepali e 5 speroni terminanti ad uncino, in genere di colore blu – violaceo, e le foglie composte, lobate e dentate, la cui delicatezza ci fa subito intuire che si tratta di una pianta originaria dei boschi e che ama esposizioni poco o affatto assolate.

Wikipedia
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Aquilegia comune
Aquilegia vulgaris
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni basali
OrdineRanunculales
FamigliaRanunculaceae
SottofamigliaThalictroideae
TribùIsopyreae
GenereAquilegia
SpecieA. vulgaris
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseMagnoliidae
OrdineRanunculales
FamigliaRanunculaceae
SottofamigliaThalictroideae
TribùIsopyreae
GenereAquilegia
SpecieA. vulgaris
Nomenclatura binomiale
Aquilegia vulgaris
L., 1753
Nomi comuni

Aquilegia comune

Semi di Aquilegia vulgaris

Aquilegia vulgaris (L., 1753), comunemente nota come aquilegia, aquilegia comune o amor nascosto, è una pianta appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, originaria dell'Europa[2].

Etimologia

L'origine del nome del genere (aquilegia) non è chiaro. Potrebbe derivare da Aquilegium (cisterna) o Acquam legere (raccoglitore d'acqua) per la forma particolare che ha la foglia nel raccogliere l'acqua piovana; come anche da aquilina (piccola aquila) a somiglianza dei rostri dell'aquila. Resta comunque il fatto che il primo ad usare tale nome sia stato il Tragus (altro botanico del 1600), e quindi il Tournefort (Joseph Pitton de Tournefort 1656 - 1708, botanico francese) e definitivamente Linneo che nel 1735 sistemò il genere nella sua Polyandria pentagyna.
L'epiteto specifico vulgaris deriva dal latino e significa "comune", ad indicare l'ampia diffusione di questa specie.

Descrizione

È una pianta erbacea perenne che raggiunge 1,2 m di altezza. Fusto eretto, glabro o pubescente ramificato; foglie basali peduncolate suddivise in tre elementi a forma di ventaglio con lobi arrotondati; foglie cauline progressivamente ridotte, le superiori costituite da tre elementi lanceolati. Fiori azzurro-violetti penduli grandi, con speroni ritorti ad uncino. Sepali simili ai petali e una corolla di 5 petali. al centro della corolla spunta un ciuffetto di antere di colore giallo vivace, sorrette da filamenti allungati.

Distribuzione e habitat

Pianta comune, fiorisce da Giugno ad Agosto nelle radure ed ai margini dei boschi da 600 a 1800 m.

Riferimenti nella cultura

Nell'erboristeria tradizionale, l'Aquilegia era considerata sacra a Venere, poiché si credeva che un mazzetto avrebbe suscitato l'affetto di una persona cara. Nicholas Culpeper la raccomandava per alleviare i dolori del parto. Nella moderna erboristeria è utilizzata come astringente e diuretico.[3]

Varie parti della pianta sono state usate in passato contro la diarrea, per aumentare la sudorazione, per aiutare durante il parto e per alleviare i reumatismi.

L'aquilegia venne rappresentata nei suoi quadri da Leonardo da Vinci con significati simbolici[4] in quanto era considerata una pianta androgina.[5]

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ (EN) Aquilegia vulgaris, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) Aquilegia vulgaris L. | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  3. ^ (EN) Howard, Michael. Traditional Herbal Remedies (Century, 1987), p.124
  4. ^ Piante e alberi in Leonardo pittore, su wsimag.com, 22 marzo 2014. URL consultato il 16 luglio 2016.
  5. ^ Julius Evola, Metafisica del sesso, Edizioni mediterranee, 1994, p. 169, ISBN 8827204350.

Bibliografia

  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  • T.G. Tutin, V.H. Heywood et alii, Flora Europea, Cambridge University Press, 1976, ISBN 0-521-08489-X.
  • Giovanni Galetti, Abruzzo in fiore, Edizioni Menabò - Cooperativa Majambiente - 2008.

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