Un geosito a Spoleto: il centro igneo di Colle Fabbri

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EUREMITE, COLLE FABBRI
EUREMITE

Affioramento sotto Casa Chiodetti: in basso a destra (grigio) euremite intrusa nel travertino laminato, piegato e ad assetto domiforme.

Il magmatismo umbro ha nel suo complesso volumetrie ed estensioni sicuramente insignificanti se rapportate a quelle di altri distretti italiani, pur tuttavia la rarità delle rocce che lo compongono lo rendono da un punto di vista scientifico di incomparabile importanza nel mondo intero.
In particolare la nostra attenzione si appunta sul centro igneo di Colle Fabbri, presso Spoleto.

In questa zona nel 1987 degli studi, condotti dal Prof. Francesco Stoppa attualmente docente dell’Università degli Studi ‘G. D’Annunzio di Chieti’, hanno consentito di individuare un affioramento vulcanico di notevole interesse scientifico, per l’unicità degli affioramenti presenti.
Il sito si colloca lungo un percorso geologico regionale che passando attraverso le dorsali del Monte Peglia e dei Monti Martani, separate dalla depressione tettonica (graben) della Valle del Tevere, tocca i principali affioramenti vulcanici umbri.
Per quanto riguarda il paesaggio geologico dell’area di Colle Fabbri, possiamo rilevare che si presenta vivacemente scolpito e ancora in veloce evoluzione. In particolare, il centro igneo è un edificio vulcanico a forma di bastione, con un corpo subvulcanico costituito di ‘euremite’ o per meglio dire di melilitolite a leucite-wollastonite.

Secondo gli studi condotti dal professore Francesco Stoppa, il bastione è una struttura riferibile a una esplosione freatica in cui il magma, caratterizzato da altissima temperatura, ha interagito con una falda acquifera. E’ interessante notare l’azione del corpo subvulcanico intrusivo, caldissimo, sulle rocce circostanti che, per contatto, si sono ‘cotte’, assumendo una caratteristica colorazione rossastra. Intorno alla intrusione, la breccia si presenta vivacemente colorata per i minerali contenuti, tra l’altro di notevole importanza mineralogica. In particolare ricordiamo la wollastonite e le zeoliti. Le rocce vulcaniche presenti, vista la limitata estensione non determinano un’impronta sostanziale al paesaggio, tranne che per la presenza di suoli rossi e molto localmente di morfologia a ‘dorso di elefante’ dovuta alla minore erosione delle rocce vulcaniche rispetto a quelle sedimentarie circostanti.
La zona è geologicamente attiva e l’insieme di tutte le caratteristiche presenti impartisce al paesaggio locale l’aspetto di una area di transizione tra un paesaggio pedemontano e quello di pianura.

Nel tempo si è aperto un intenso dibattito scientifico sulla genesi delle rocce di Colle Fabbri e non tutti i ricercatori concordano sulll’origine prettamente vulcanica delle stesse. Alcuni autori, infatti, ritengono che l’origine di queste rocce sia legata a processi di combustione, fusione e ricristallizzazione di rocce sedimentarie come le marne, nel caso specifico legati alla particolare situazione geologica presente nell’area di Colle Fabbri con gli importanti livelli lignitiferi (in passato oggetto di estrazione nelle miniere di lignite). La roccia in questione pertanto non sarebbe altro che il prodotto di trasformazione termica di materiale argilloso e marnoso dovuto al calore sviluppatosi per autocombustione della stessa lignite (Peccerillo et al. 2003, 2005).

IL CENTRO IGNEO DI COLLE FABBRI

«Il centro igneo di Colle Fabbri si trova all’estremità meridionale della Valle Umbra, una volta occupata dal ramo orientale del lago Tiberino e sembra che la sua formazione, associata a grandi quantità di calore, abbia causato un’esplosione dovuta al contatto con le acque del lago.
Attualmente, in affioramento, sono osservabili i resti delle brecce prodotte da quest’esplosione e un sottostante condotto riempito da una roccia ignea
molto dura e compatta che, anche se di estensione limitata (circa 1500 m2), è scientificamente molto importante. Altre tracce di attività associata a risalita di calore magmatico si trovano lungo una faglia diretta avente direzione NW-SE che passa appunto per il centro igneo di Colle Fabbri.
Qui il calore magmatico ha dato luogo alla formazione di un’aureola termometamorfica, particolarmente spettacolare, di colore rosso mattone costituita da argille cotte del basamento Quaternario.
Altre aureole termometamorfiche sono state individuate tra Colle Fabbri e Colle San Filippo.
In quest’ultima località è evidente un rilievo morfologico a dorso di elefante, espressione superficiale di un’altro corpo magmatico sepolto.
Quest’ipotesi è confermata dalla presenza di frammenti lavici misti ad argille cotte rinvenuti sulla sommità di tale rilievo.
La presenza di numerose aureole termometamorfiche indica che l’attività magmatica in questa zona non è era ristretta soltanto a Colle Fabbri.
L’euremite (dal greco “eurema”, che significa cosa ritrovata inaspettatamente) è composta principalmente da silicati cafemici come melilite, wollastonite
e granato. Non manca l’onnipresente leucite e la Ti-magnetite che completa l’elenco dei minerali fondamentali.
Per quanto sia stata battezzata come Euremite dallo scopritore, il nome scientifico corretto è “leucite wollastonite melilitolite”.
È una roccia estremamente rara, tanto che rocce con melilite e wollastonite si trovano solo in Tanzania, Kenya e Russia.
Molti altri minerali rari e rarissimi si trovano nei geodi e nelle fratture dell’Euremite e meritano una descrizione a parte.
La breccia di esplosione che affiora con un consistente spessore intorno alla euremite costituisce una specie di bastione: forse costituiva – prima di essere erosa – un anello continuo intorno a uno o più crateri.
L’anello di breccia, come tutti i prodotti formati dall’esplosione di vapore acqueo a contatto con calore magmatico, è caratterizzata da frammenti angolosi di argilla cotta e da frammenti di travertino, due rocce più antiche che si trovavano nel luogo dell’esplosione.
Questa doveva essere una zona piuttosto attiva geologicamente perché qui le rocce sono attraversate da faglie e fratture con direzione prevalente circa NNW-SSE. Un sistema minore di fratture con direzione E-W raccorda tratti del sistema principale di faglie ad andamento NW-SE.
Su questi due sistemi si sono sovrapposte fratture con andamento a raggiera la cui origine è imputabile agli sforzi subiti dalle rocce sedimentarie prevulcaniche deformate “a duomo”, cioè inarcate verso l’alto durante la risalita dell’euremite.
Piccoli filoni magmatici hanno invaso la breccia durante questo processo».
[…] CONTINUA…

Affioramente Colle Fabbri: carta e sezione geologiche (dal libro LA POESIA DEL DIVENIRE)

CONTINUA… A LEGGERE IL LIBRO ‘LA POESIA DEL DIVENIRE’ – PARTE PRIMA E PARTE SECONDA

PER SAPERNE DI PIÙ, UN LIBRO CURATO DAL PROFESSORE FRANCESCO STOPPA - UNIVERSITÀ DI CHIETI

«Nella zona di Colle Fabbri il magma si è aperto la strada attraverso le argille che costituiscono la copertura sedimentaria della zona e dalla loro combinazione sono derivate alcune delle peculiarità chimiche e mineralogiche dell’affioramento, costituendo un luogo privilegiato per studiare i fenomeni di interazione.
L’impermeabilità delle argille ha limitato la dispersione dei fluidi favorendone la concentrazione e potenziandone quindi l’azione.
A loro volta, per effetto dell’intenso riscaldamento subito ad opera del magma (termometamorfismo) le argille hanno rilasciato nell’ambiente alcuni elementi chimici, quali l’alluminio, che sono andati ad arricchire ulteriormente la composizione dei minerali in via di formazione».

ED ANCORA…

«A Colle Fabbri le mineralizzazioni secondarie sono dovute a due agenti che hanno agito in successione. I fluidi tardomagmatici erano presenti nel breve intervallo di tempo durante il quale il magma si raffreddava e perdeva il suo contenuto di gas dopo essere giunto in superficie.
I fluidi idrotermali invece hanno espletato la loro azione in tempi più lunghi, quando il magma, ormai solidificatosi, dissipava nell’ambiente il calore Residuo rimastogli e mobilitava acqua dai sedimenti circostanti».

E IN PARTICOLARE…

ALTRA LETTURA SUGGERITA…

Dal 'Central European Journal of Geosciences' `{`Cent. Eur. J. Geosci. • 2(2) • 2010 • 175-187 DOI: 10.2478/v10085-010-0007-6`}`: un lavoro del professore Francesco Stoppa (et alii), per sua gentile concessione

Abstract:

Un magma alcalino ad altissima temperatura e ricco di Ca ha intruso una formazione di argillite a Colle Fabbri, Italia centrale, producendo un metamorfismo di cordierite-tridimite nelle rocce di campagna.
Un intenso ‘pennacchio’ idrotermale solfato-carbonatoalcalino ricco di Ba ha prodotto una zona di mineralizzazione spessa diversi metri attorno al corpo igneo.
La reazione dei fluidi idrotermali con le rocce di campagna ha formato calcio-silicato-idrato (CSH), cioè tobermorite-afwillite-jennite; calcio-alluminio-silicato-idrato (CASH) – fasi ‘cemento’ – ad es. thaumasite, strätlingite e una fase simile all’ettringite e diverse specie di zeoliti: chabazite-Ca, willhendersonite, gismondina, tre fasi contenenti Ca con la stessa simmetria o forse inferiore di phillipsite-Ca, levyne-Ca e l’analogo ricco di Ca della merlinoite. Inoltre, sono presenti apofillite-(KF) e/o apofillite-(KOH), Ca-Ba-carbonati, portlandite e solfati.
È segnalato per la prima volta un nuovo polimorfo del gruppo della pirrotite, contenente tre livelli di struttura tipo sfalerite nella unità di cella.
La maggior parte di questi minerali è specificamente legata ai processi di idratazione di: (1) rocce pirometamorfiche metacarbonato/metapelitiche (analoghi naturali dei clinker di cemento); (2) mineralizzazione tra stock intrusivi e ardesie; (3) rocce ignee alcaline ad alto contenuto di calcio come le meliliti, le foiditi e le carbonatiti.
L’affioramento di Colle Fabbri offre l’opportunità di studiare in situ la sovracrescita cristallina complessa e la chimica specifica dei cristalli costituitisi in fasi minerali formate in condizioni da ignee a idrotermali.

EUREMITE, sezione osservata e fotografata al microscopio elettronico

Al centro un cristallo sub-euedrale di melilite, in estinzione leucite e i concrescimenti con colori di birifrangenza maggiori sono di wollastonite

N.d.R: tanto per capire… alcune indicazioni sui minerali indicati nel testo…

La thaumasite è un minerale silicato, incolore a cristalli esagonali prismatici bianchi, ma può presentarsi anche come massa fibrosa.
La thaumasite si può anche formare nei calcestruzzi a seguito della reazione tra il solfato di calcio bidrato, carbonato di calcio e i silicati idrati di calcio, che si formano durante l'idratazione del cemento di Portland (attacco solfatico).
La Stratlingite è un minerale silicato.
 Le zeoliti sono un importante gruppo di silicati idrati.
I MINERALI DI COLLE FABBRI

«Il centro vulcanico di Colle Fabbri è costituito da una roccia di colore grigio a grana fine-media.
Fu originariamente chiamata “euremite”, dal greco eurema che vuol dire “cosa trovata insperatamente”, mentre nella nomenclatura scientifica corrente è definita melilitolite.
Essa, infatti, è costituita prevalentemente da melilite assieme a wollastonite, anortite, leucite, kalsilite, clinozoisite, schorlomite, titanite (silicati); titanomagnetite (ossidi); apatite (fosfati) e calcite (carbonati).
La lava di Colle Fabbri è grigia e piuttosto compatta e viene classificata come melilitite, per la preponderanza di melilite cui si aggiungono diopside, anortite, leucite, wollastonite, clinozoisite, titanite (silicati) e titanomagnetite (ossidi).
Le argille, riscaldate dal magma, assumono colorazione bruno-rossastra: l’insieme delle forme e dei colori presenti lungo la fascia di interazione tra le rocce ignee e l’argilla risulta di notevole effetto e conferisce alla roccia di contatto un elevato pregio estetico.
Le cavità, sedi delle più belle mineralizzazioni, sono diffuse per lo più nella fascia di contatto, laddove la concentrazione dei fluidi ha consentito una più cospicua cristallizzazione.
[…]
Nelle fratture e nelle cavità della lava e del dicco di Colle Fabbri si rinvengono le seguenti specie mineralogiche, sia in masse microcristalline, sia in cristalli più grandi ben formati: calcedonio, tridimite e titanomagnetite (ossidi); calcite e aragonite (carbonati); barite ed ettringite (solfati); apatite (fosfati); cordierite e zeoliti (silicati); minerali idrati complessi quali thaumasite (carbonato-solfato), tobermorite e le rare afwillite, jennite e vertumnite (tutti silicati).
Particolare menzione meritano le zeoliti, un importante gruppo di silicati idrati, rinvenuti a Colle Fabbri in quattro specie diverse: dalle più comuni phillipsite e cabasite, alla rara gismondina fino alla rarissima willhendersonite (terzo ritrovamento mondiale).
Le zeoliti sono tra i minerali più utilizzati nell’industria.
Ciò è dovuto alla loro struttura, che consiste in un’impalcatura formata dai diversi cationi e anioni all’interno della quale sono presenti delle cavità – “gabbie” e “canali” – di solito occupate da molecole d’acqua o altri cationi.
Questi ultimi, non essendo legati strettamente alla struttura, possono essere facilmente scambiati con l’ambiente esterno: questa caratteristica conferisce alle zeoliti le notevoli proprietà di “setacci molecolari”, importanti in numerosissime applicazioni industriali.
In base all’ordine di cristallizzazione, i minerali di Colle Fabbri possono essere raggruppati in due associazioni suddivise in gruppi: paragenesi tardomagmatica, di alta e di bassa temperatura, paragenesi idrotermale e prodotti di alterazione».
[…]
TESTO DAL LIBRO ‘LA POESIA DEL DIVENIRE’.

PERCHÉ UN GEOSITO A COLLE FABBRI?

Nel 1984 è stata riconosciuta poco ad est dell’abitato di Colle Fabbri una roccia di natura vulcanica unica nel suo genere a cui è stato dato il nome di Euremite, dalla parola greca ‘eurema’ che significa ‘cosa ritrovata inaspettatamente’.
A partire dal 1985 numerosi studiosi provenienti dall’Europa, dall’Asia e dall’America hanno visitato il complesso vulcanico di Colle Fabbri, riconoscendone l’importanza scientifica a livello internazionale e la stessa regione Umbria ha classificato tale affioramento come “Geotipo Protetto” includendolo nel Catalogo Regionale dei Beni Culturali.
È però necessario tutelare l’affioramento, impedirne la distruzione e renderlo contemporaneamente fruibile dalla popolazione locale e dai turisti; pertanto si è fatta strada l’idea delle valorizzazione del geosito, incentivata anche dalle caratteristiche locali del territorio, dalla sua storia e dalle risorse ambientali, archeologiche e architettoniche che necessitano di tutela e valorizzazione.
A poche centinaia di metri a nord di Colle Fabbri, sul fondo di una piccola conca creata durante lo sfruttamento delle miniere di lignite si trova un laghetto asfaltico intermittente.
Questa zona, ricca d’acqua, ospita anfibi e rettili, ad esempio la salamandra e la biscia, e piccoli mammiferi, come l’istrice.
Dal libro LA POESIA DEL DIVENIRE (pagg. 205-208).

Colle Fabbri è stato anche inserito in un percorso geologico regionale pubblicato nelle GUIDE GEOLOGICHE REGIONALI: APPENNINO UMBRO-MARCHIGIANO (edito dalla Società
Geologica Italiana, 1994, 301 pp.) che tocca i principali affioramenti vulcanici umbri.
Il percorso muove dalla dorsale del Monte Peglia fino ai Monti Martani e passa per Todi, Acquasparta, Carsulae e Dunarobba per terminare a Spoleto.

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