Con questo termine si indica un tipo di carbone fossile, intermedio tra la torba e il litantrace.
Il maggiore contenuto in sostanze humiche della torba, e quindi la possibilità di decomposizione all’aria, costituiscono le differenze più evidenti tra queste e il più pregiato litantrace, il carbone fossile più conosciuto ed utilizzato come combustibile nel mondo. In genere le ligniti hanno un contenuto in carbonio variabile tra il 55 e il 57%, in idrogeno tra il 3 e il 6%e in ossigeno tra il 19 e il 25%.
Le ligniti si classificano in due tipi principali:
- lignite xiloide o piligno, marrone chiaro, con evidente tessitura legnosa
- lignite picea, nera, amorfa, compatta, lucente, a frattura concoide
La lignite di Morgnano appartiene alla prima qualità.
Tra i due tipi principali esistono, ovviamente, delle varietà con caratteristi-che intermedie:
- la lignite torbosa contiene elementi vegetali, minuti, cementati da una matrice consistente e scura
- la lignite torbo-legnosa, simile alla precedente ha un maggiore contenuto di piligno
- la lignite terrosa, è formata da elementi ancor più piccoli, è friabile e pulverulenta se asciutta
- il disodilo, ricco in elementi fogliacei, friabile, giallo-brunastro
- la lignite bruna è compatta, omogenea, bruna
- la lignite scistosa risulta sottilmente stratificata, di colore nerastro
- il giaietto è compatto, facilmente lucidabile, nero, utilizzato nel confezionamento di suppellettili
Ma torniamo alle miniere del comprensorio spoletino…
Qui, come anticipato, la lignite venne classificata come lignite torbo-xiloide (‘Terni: Società per l’industria e l’elettricità, 1884-1934’, op.cit.).
Sulla base delle dimensioni dei pezzi estratti fu, altresì, classificata in quattro tipi:
- lignite in pezzi grossi – che venivano separati all’atto della coltivazione
- trito – il materiale più fino che derivava dalla vagliatura effettuata dopo la cernita dei pezzi maggiori
- granitello – che si ricavava rivagliando i rifiuti della prima vagliatura
- polvere – ottenuta dagli avanzi della seconda opera di vagliatura e con una percentuale di materiale combustibile non superiore al 50%
Le due qualità migliori venivano utilizzate soprattutto dalla Società ‘Terni’ per la gassificazione; la terza era bruciata nelle miniere per la produzione di vapore e in parte commercializzata per l’utilizzo da parte degli opifici allo stesso fine e per la cottura dei laterizi. La quarta, infine, trovava il suo utilizzo in agricoltura, come ammendante per i terreni eccessivamente argillosi, o come concime, vista la capacità della lignite di assorbire i gas ammoniacali (‘La Società degli Alti Forni, Fonderie ed Acciaierie di Terni ed i suoi Stabilimenti’, op. cit.).
Questo post è tratto da:
A CURA DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DELLE MINIERE: Bruno Mattioli, Aurora Gasperini, Lamberto Gentili, Tiziana Ravagli
Con l’Associazione Amici delle Miniere, fondata a Spoleto grazie al contributo della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano e per la volontà di tanti cittadini che quell’epopea l’hanno vissuta direttamente o attraverso i ricordi di genitori e nonni, abbiamo raccontato la storia delle miniere di Spoleto (e non solo) nel volume LA POESIA DEL DIVENIRE…