In merito alla ricerca storica sulla coltivazione del sedano nero a Trevi seguiamo la traccia di quanto riportato nelle pagine web dell’Associazione ‘Pro Trevi’ [www.protrevi.com], curate da Franco Spellani che ha trovato e raccolto molti documenti interessanti; tra questi ricordiamo alcune lettere autografe datate 1889, depositate presso l’archivio comunale di Trevi, con le quali al Sindaco della Città venivano chieste significative quantità di seme di questa particolare pianta [F. Spellani, Il sedano nero di Trevi. Un prodotto umbro di eccellenza, 2008].
Lettera di don Giovanni Del Papa, direttore della Colonia Agricola e del Collegio degli Artigianelli della Badia di San Pietro in Perugia [archivio Franco Spellani, per concessione dello stesso per il progetto IL NERO DI TREVI, 2018]
Lettera di don Giovanni Del Papa, direttore della Colonia Agricola e del Collegio degli Artigianelli della Badia di San Pietro in Perugia [archivio Franco Spellani, per concessione dello stesso per il progetto IL NERO DI TREVI, 2018]
Tra i richiedenti troviamo un tale Don Giovanni Del Papa, direttore della Colonia Agricola e del Collegio degli Artigianelli della Badia di San Pietro in Perugia, ex convento dei Padri Benedettini Cassinesi e attuale sede del Dipartimento universitario di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali di Perugia; o ancora, la Ditta C.A. Kisslinger di Napoli che voleva mettere il prezioso seme a disposizione dei suoi clienti tedeschi, inglesi e americani.
Questa corrispondenza e altre lettere dello stesso periodo sono la prova dell’esistenza della coltivazione del sedano nero a Trevi.
Anche se gli studi e le ricerche effettuate non sono riuscite a stabilire con esattezza la data di inizio della coltivazione di questo ortaggio nel territorio comunale, è evidente come questa debba inevitabilmente risalire a un periodo antecedente a quello delle lettere citate.
Lettera della Ditta C.A. Kisslinger di Napoli [archivio Franco Spellani, per concessione dello stesso per il progetto IL NERO DI TREVI, 2018]
Risulta, inoltre, che alla fine del secolo XIX e all’inizio di quello successivo, il seme di sedano nero era commercializzato in Italia e all’estero e che agli inizi del ‘900 grandi quantità di questo sedano si trovavano in vendita nei ‘Mercati di Ottobre’, che tradizionalmente si organizzavano a Trevi.
Le varietà di sedano autoimbiancanti, comparse sui mercati dopo la Seconda guerra mondiale, determinarono una profonda crisi nella coltivazione del sedano nero dalla quale si iniziò a uscire soltanto con l’avvento della prima ‘Sagra del sedano e della salsiccia’, ben presto denominata ‘Mostra mercato del sedano nero di Trevi e Sagra del sedano e della salsiccia’, che ebbe la sua prima edizione nell’ottobre dell’anno 1965 grazie all’Associazione ‘Pro Trevi’ e al suo presidente del tempo, Vincenzo Giuliani. Punto di eccellenza di questa manifestazione è sicuramente il binomio tra questo ortaggio meraviglioso e l’apprezzata salsiccia prodotta localmente; binomio che trova la massima esaltazione nel ‘sedano ripieno’, il piatto tipico per eccellenza che permette di gustare queste due prelibatezze in un abbinamento unico e saporoso.
Le ricerche, condotte separatamente dalle sezioni di Genetica e di Botanica Farmaceutica del citato Dipartimento universitario perugino, hanno dimostrato che:
il sedano nero di Trevi «possiede elementi di tipicità e tradizione, derivanti da un lungo e continuo processo di conservazione e miglioramento condotto dagli agricoltori locali» e per questo presenta tutti i requisiti per essere considerato una varietà locale [G. Castellini, Il Sedano nero di Trevi. Un prodotto umbro di eccellenza, 2008]. E, ancora, che la particolare nota aromatica che caratterizza questo ortaggio deriva strettamente dalla composizione dei suoi oli essenziali, diversa da quella di altre varietà coltivate e per questo unica nella sua speciale semplicità [A. Menghini, Il Sedano nero di Trevi. Un prodotto umbro di eccellenza, 2008].
Un importante riconoscimento il sedano nero di Trevi lo ha ottenuto da tempo: è, infatti, uno dei ‘Presidi Slow Food’ certificati in Umbria (con il ‘Cicotto di Grutti’, la ‘Fagiolina del lago Trasimeno’, la ‘Fava cottora dell’Amerino’, il ‘Mazzafegato dell’alta valle del Tevere’, la ‘Roveja di Civita di Cascia’ e il ‘Vinosanto affumicato dell’alta valle del Tevere’ [www.slowfoodumbria.org, 20.02.2017]), grazie anche all’attività dell’‘Associazione Produttori di Sedano Nero di Trevi’, che riunisce dal 2008 alcuni dei coltivatori ‘storici’ di questo ortaggio prezioso.
Tutti gli studi sin qui condotti riconoscono, quindi, che il sedano nero di Trevi può ambire a pieno titolo a ottenere il riconoscimento del marchio di qualità per un prodotto di nicchia di pregio assoluto, le cui caratteristiche genetiche e di aromaticità lo rendono un ecotipo locale a esclusiva diffusione nel territorio trevano.
A noi spetta, infine, il compito di ricordare che il 13 ottobre 2000, quindi oltre 17 anni or sono, il Consiglio comunale di Trevi ebbe l’intuizione, e la lungimiranza amministrativa, di approvare un importante regolamento per la ‘valorizzazione e tutela del Sedano nero di Trevi’ e per la conservazione della varietà (o per meglio dire delle varietà) coltivata negli orti delle Canapine, strumento importantissimo anche per la salvaguardia della biodiversità agraria, patrimonio unico e speciale di queste verdi terre nel cuore dell’Umbria.